Silvia Truzzi per “il Fatto Quotidiano”
Parlando delle degenerazioni della politica in antipolitica come “patologia eversiva”, il capo dello Stato ha spiegato che a quest’azione eversiva non si sono sottratti “infiniti canali di comunicazione, a cominciare da giornali tradizionalmente paludati, opinion makers lanciati senza scrupoli a cavalcare l’onda, per impetuosa e fangosa che si stesse facendo, e anche, per demagogia e opportunismo, soggetti politici pur provenienti della tradizioni del primo cinquantennio della vita repubblicana”.
Nessuno si stupirà, dunque, leggendo qui di seguito un‘intervista a Gian Antonio Stella, autore insieme al collega del Corriere della Sera Sergio Rizzo, de La casta, best-seller da un milione di copie (Rizzoli, 2006).
Il punto è: chi crea l’antipolitica?
Premessa: c’inchiniamo di fronte a Giorgio Napolitano, che tanti meriti ha avuto come presidente della Repubblica. Ma messa così non va bene: la censura nei confronti della cattiva politica, nell’economia generale del discorso, secondo me non era abbastanza forte.
Dobbiamo chiederci chi genera l’antipolitica: i forconi o la cattiva politica? Io credo che le responsabilità siano soprattutto della cattiva politica. Attorno, certo, ci sono – ci sono sempre stati – i mestatori: penso all’Uomo qualunque di Giannini, al Partito della bistecca di Corradi, ai vari movimenti che negli anni si sono succeduti. Più recentemente possono essere i 5Stelle o, appunto, i forconi. Ma chi è responsabile? Restando nella metafora del morbo, la malattia non è imputabile del medico che la diagnostica.
Così sembra un po’ guardare il dito e non la luna. Soprattutto se la questione dell’antipolitica viene sollevata mentre a Roma è stato scoperchiato l’ennesimo vaso di Pandora.
Massimo D’Alema, nel 2011, è arrivato a dire che ‘bisognerebbe liberare il lessico dalle parole anti-democratiche. Ne dico una di parola antidemocratica, capisco che è un po’ forte, ma è la verità. La parola ‘Casta’ non è stata inventata da due brillanti colleghi.
‘Casta dei politici’ compare nel dibattito pubblico italiano per la prima volta in un documento delle Br e ha mantenuto quell’impronta; ogni qualvolta la si usa, bisognerebbe pagare una royalty agli ideatori, e lo si fa culturalmente”. Con ciò tracciava un parallelo tra chi sparava alla nuca – assassini – e quelli che come me, Sergio e tanti colleghi di altri giornali che hanno fatto una campagna contro le storture della politica in nome della democrazia.
La paternità della parola era veramente delle Br?
Ma no! Il primo è stato don Luigi Sturzo, l’11 agosto 1950, sul giornale 24 ore, parlando dell’ipotesi di aprire una cassa pensioni a favore dei deputati. E scrive: “A me sembra aberrante fare del mandato elettorale qualche cosa che confini con la carriera impiegatizia, ovvero il mandarinato, e sbocchi, infine, a uno stato di quiescenza a carico del pubblico erario”. Poco più avanti: “Più si consolida la professione e più si forma lo spirito di corpo, la casta, e più si rende difficile l’avvicendamento, sul quale è basata ogni sana democrazia”.
Furio Colombo Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo
Io credo che don Sturzo avesse ragione: evidentemente già intravedeva i segnali di alcune deviazioni della cattiva politica che hanno portato ai guai di oggi. Forse sarebbe il caso di imputare l’ondata di antipolitica più a chi ha creato regole in base alle quali Claudia Lombardo, consigliere regionale della Sardegna, può andare in pensione a 41 anni con oltre cinquemila euro netti di pensione. Sarà mica colpa di chi ha raccontato questa storia?
D’Alema non è stato l’unico politico a prendersela con voi.
L’ex tesoriere di Forza Italia, Maurizio Bianconi, ha definito me e Rizzo “il cancro di questo Paese”. Vorrei precisare che non abbiamo mai usato parole come magna magna o forchettoni, abbiamo semplicemente cercato di fare una battaglia civile per il bene della politica e dei politici. La denuncia è stata resa necessaria dal marcio che c’era.
C’è ancora, come si vede.
Con grave ritardo, alcune cose sono state fatte. Teoricamente dalla prossima legislatura non ci saranno più i vitalizi per i consiglieri regionali, è stato tolto il finanziamento pubblico ai partiti, anche in maniera esagerata. Sul versante della corruzione è tutto come prima.
E i costi della politica?
La cosa fondamentale sarebbe cambiare il modo di fare i bilanci. Abbiamo sotto gli occhi il caso di Roma. Il Comune di Roma ha messo on line il suo bilancio, ormai qualche anno fa: 1800 pagine, assolutamente incomprensibili. Ma questa non è trasparenza, è una presa in giro. Spiace dirlo, ma sappiamo tutto della regina Elisabetta – compreso quante bottiglie di champagne ha in cantina – e nulla di così dettagliato del bilancio del Colle.