mattarella e mario draghi al quirinale
1 - "SE IL PREMIER ESCE DI SCENA A PICCO LA FIDUCIA NEL PAESE"
Francesco Semprini per “La Stampa”
Wolfango Piccoli, condirettore dell'analisi del rischio di Teneo Intelligence, qual è la percezione degli operatori finanziari sull'elezione del Presidente della Repubblica?
«C'è molta attenzione. Due fattori rendono questo voto rilevante dal punto di vista del business: Draghi e la tempistica».
Si spieghi.
il giuramento di mario draghi davanti a mattarella
«Permane la sensazione che la politica italiana possa diventare improvvisamente un rischio e per questo Draghi è visto come una parentesi: grazie alla sua leadership le tensioni sono assopite ma non sparite».
Quale è il timore?
«Se Draghi esce di scena la fiducia sparisce. Specie in un periodo critico quello del biennio 2022-2023, non solo per il Pnrr, ma anche e soprattutto per il fatto che la Bce avvierà una riduzione della politica espansiva».
Partiamo dal peggior scenario...
«Elezioni subito e Draghi fuori dai giochi».
Il migliore?
«Draghi premier e staffetta con Mattarella nel 2023».
In mezzo?
«L'importante è che Draghi continui a giocare un ruolo o da premier o al Colle. Gli operatori che si concentrano sul breve termine vogliono Draghi a Palazzo Chigi, chi guarda più avanti lo vuole al Quirinale, come garanzia di equilibrio contro le forze populiste».
Draghi premier con un presidente diverso da Mattarella?
L ECONOMIST CONTRO L'AUTOCANDIDATURA DI MARIO DRAGHI AL QUIRINALE
«A quel punto non mi aspetterei una reazione immediata ma gli investitori si concentrerebbero di più sulla politica italiana perché sanno che ci saranno elezioni tra un anno con una possibile vittoria delle componenti populiste.
Così tornerebbe la forte diffidenza per la politica interna che non si è vista negli ultimi 12 mesi».
Quali conseguenze potrebbero esserci?
«Caduta di immagine del Paese, calo di fiducia sulla capacità di gestire i fondi del Pnrr, aumento di spread. Da parte americana ci sarebbe apprensione sulla solidità dell'orientamento atlantista dell'Italia».
2 - RISCHIO ITALIA
Alessandro Barbera e Francesca Sforza per “La Stampa”
Ogni giorno che passa senza un Presidente della Repubblica è un giorno perso per l'Italia. Non solo perché si accredita a livello internazionale l'immagine di un Paese incerto e sull'orlo di una crisi di nervi.
Le decisioni comuni - a livello europeo, della Nato e degli organismi internazionali - devono comunque essere prese, e questa settimana da Roma non sono arrivate linee guida né indicazioni di sorta.
Dunque la domanda è: in un momento di eccezionale instabilità - l'Ucraina in testa, con eventuali sanzioni alla Russia - e di ordinaria urgenza - come l'attuazione del Recovery Plan o la trattativa sul nuovo Patto di stabilità, la presenza di Mario Draghi al Quirinale rassicurerebbe le cancellerie?
mario draghi regala un mazzo di fiori ad angela merkel
Certamente sarebbe così per gli americani, abituati a pensare ai leader in modo sintetico: dipendesse da Washington, ben venga un solido atlantista al Colle. Per le cancellerie europee - Francia e Germania in testa - il discorso è diverso.
Per loro i meccanismi istituzionali italiani sono meno oscuri, conoscono le regole che governano le istituzioni europee. Sanno che ai Consigli europei - ormai il luogo delle grandi decisioni - l'unico che conta per l'Italia è il premier. Sanno che il presidente della Repubblica italiano ha poteri limitati, soprattutto in politica estera. «Perché dura così a lungo?», si chiedeva ieri il giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung di fronte alla liturgia elettorale italiana.
editoriale financial times su draghi al quirinale
«Teoricamente potrebbe durare in eterno». Per i nostri più stretti alleati europei non è tanto Draghi, ma la coppia Draghi-Mattarella a offrire autentiche garanzie di stabilità. Vale per i tedeschi, che senz' altro preferiscono Draghi alla presidenza del Consiglio. Lo avrebbero come interlocutore diretto a Bruxelles nel momento delle decisioni cruciali e come sponda per contenere l'avanzata dei francesi su diversi dossier, dal nucleare alla partita alimentare.
Era così ai tempi di Angela Merkel - che con Draghi aveva un rapporto solido sin dai tempi della nomina alla Banca centrale europea - ed è così per Olaf Scholz, entro certi limiti favorevole a superare il vecchio Patto di stabilità.
A Parigi il giudizio è lo stesso. Nei tempi complicati del governo gialloverde, quando i rapporti fra Italia e Francia raggiunsero livelli di tensione mai visti, Emmanuel Macron considerava Sergio Mattarella il suo unico interlocutore. Il giovane presidente francese lo vede come allora: Mattarella è garanzia di stabilità, il timoniere sicuro di un Paese in cui la politica può facilmente scivolare nella bolgia elettorale.
emmanuel macron mario draghi trattato del quirinale 3
È lui, pochi mesi dopo la fine del governo Lega-Cinque Stelle, a porre le basi per il trattato del Quirinale firmato da Mario Draghi. Dal primo gennaio Macron, in piena campagna elettorale, è presidente di turno dell'Unione: dopo l'uscita di scena della Merkel, all'Eliseo sono convinti che il successo del semestre dipenderà in larga parte dalla sponda di Draghi.
E poi c'è la Commissione Europea: a Bruxelles non fanno mistero di considerare l'ex capo della Bce la persona giusta al posto giusto, per le competenze e la capacità di incidere nei negoziati più delicati.
mario draghi ursula von der leyen
Qualche giorno fa è stata la presidente Ursula von der Leyen a frenare l'irritazione degli europei nei confronti dell'Italia per la videoconferenza tra i grandi rappresentanti dell'industria italiana e il presidente russo Vladimir Putin. «Le rassicurazioni offerte da Draghi a Biden sono sufficienti».
Come a dire: ci basta la sua parola. Insomma, il giudizio delle cancellerie sulla situazione italiana somiglia molto a quello della maggioranza dei grandi investitori: Draghi a Palazzo Chigi e Mattarella al Quirinale sono il contenitore ideale in cui - se mai fosse possibile - congelare l'Italia sine die. Mai come nell'ultimo anno i principali alleati europei - e questo vale persino per la Gran Bretagna - hanno avuto l'impressione di un'Italia guidata con fermezza e continuità.
christine lagarde con mario draghi
La Banca centrale europea e il piano di acquisti anti-pandemia hanno dato un grosso contributo al successo della coppia.
Ma non sarà più così a lungo. All'ultima asta dei Btp a cinque e dieci anni - ieri - il Tesoro ha dovuto pagare rendimenti più alti, rispettivamente allo 0,5 per cento e all'1,39. Il differenziale con Bund tedeschi è rimasto stabile a 137 punti, ma secondo alcuni analisti per farlo salire a 170-200 punti basterebbe qualche settimana di instabilità politica. E sempre che nel frattempo la crisi ucraina non si trasformi in guerra. -