Roberta D'Angelo per “Avvenire”
ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE BY OSHO
Entra nel vivo la diciannovesima legislatura e con la fiducia al governo, anche le opposizioni iniziano a definire assetti e obiettivi. Ma non prende ancora corpo quel coordinamento tanto voluto da Enrico Letta. A dire di no resta soprattutto M5s, che ormai sente di aver scavalcato gli ex alleati in tasso di "progressismo" e si ritiene referente primo dell'elettorato di sinistra. Non a caso dentro al Pd sale la febbre da congresso e sono sempre di più i dem che chiedono di chiudere al massimo entro marzo.
abbraccio tra guido crosetto e lorenzo guerini
Intanto qualche tentativo di dialogo tra M5s e Pd si comincia a concretizzare, sebbene solo in vista della scelta dei presidenti delle due commissioni bicamerali che per prassi sono attribuite alla minoranza.
Un dialogo che esclude ancora una volta il Terzo polo, rimasto fuori per le vicepresidenze e i questori e che ottiene un segretario d'aula (come anche il gruppo Misto), ma solo per il regolamento. Insomma, il gruppo di Calenda e Renzi rischia un nuovo braccio di ferro sterile. E mentre il Pd dovrebbe ottenere la presidenza del Copasir, sia i 5 stelle che Azione-Iv puntano alla Vigilanza Rai.
Per il comitato per i servizi segreti in pole position c'è il dem Lorenzo Guerini. Enrico Borghi, come anche Pier Ferdinando Casini (nome che prendeva corpo ieri) sono infatti entrambi senatori, ma per una regola non scritta di alternanza, dopo una legislatura che ha avuto un presidente di una Camera, si deve privilegiare l'altra.
Ed essendo stati senatori i due presidenti delle commissioni di garanzia nella scorsa stagione, si presume che a succedere saranno due deputati. Così per la Vigilanza, il Terzo polo proporrà Maria Elena Boschi, ma il Pd è orientato a lasciare spazio ai 5s, che dovrebbero optare per Chiara Appendino (anche qui, Stefano Patuanelli sarebbe escluso in quanto senatore).
Se così fosse, sarebbe difficile promuovere un'opposizione coordinata sui singoli temi, come chiede anche il dem Borghi, che già definisce gli ambiti su cui lavorare insieme, a partire dall'energia, ovvero quelli «sui quali la maggioranza mostra dele ambiguità».
Oggi Giuseppe Conte si confronterà anche su questo con Beppe Grillo, in arrivo a Roma per conoscere la sua nuova squadra di parlamentari. Ma finora i pentastellati hanno preso le opportunità messe a disposizione dai dem, concedendo ben poco in termini di impegni futuri agli ex alleati. Anzi, marcando sempre più il territorio a sinistra, dove ormai il leader Conte si muove con disinvoltura.
DEBORA SERRACCHIANI - ENRICO LETTA - ELLY SCHLEIN
Nel Pd, però, ci sono molte sfumature. C'è chi promette battaglia al nuovo governo e chi come la capogruppo al Senato Simona Malpezzi è pronta a collaborare «per tutti i provvedimenti che saranno utili e necessari al Paese» con una «opposizione costruttiva e responsabile. Saremo attenti a tutte le situazioni critiche e delicate che sta affrontando l'Italia: lo abbiamo chiaramente detto al presidente Mattarella nel corso delle consultazioni», spiega.
Ma a dare la linea sarà oggi Enrico Letta, che giovedì nella segreteria farà il punto con i suoi su come procedere in Parlamento, in vista della Direzione di venerdì dedicata al congresso. E qui più che di sfumature si parla di vere e proprie divergenze tra chi freme per chiudere la fase congressuale al più presto e avere una leadership legittimata, per una opposizione più efficace.
Resta prudente Stefano Bonaccini, che scioglierà le riserve sulla sua candidatura dopo la Direzione. E pronto a collaborare sulle priorità, anche Carlo Calenda, che vede una «trasformazione dal Msi alla Dc» di Giorgia Meloni, la quale avrebbe fatto una sorta di svolta moderata. Il leader di Azione apprezza il lavoro di affiancamento di Cingolani e attacca il segretario della Cgil Landini per le sue critiche al ministero dell'Istruzione e del Merito.
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