Francesco Olivo per la Stampa
Se ne dicono di ogni anche in piena campagna elettorale.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni non riescono a nascondere più i risentimenti nemmeno mentre girano l'Italia per comizi, cercando voti a cinque giorni dalle elezioni comunali. Non ci sarà, a meno di sorprese, una manifestazione unitaria, e il perché è presto detto.
Il tema sono le amministrative: il centrodestra è unito in gran parte dei comuni, 21 capoluoghi su 26, ma il problema sorge laddove un accordo non è stato trovato. Salvini cita il caso di Parma, dove Fratelli d'Italia non appoggia la candidatura dell'ex sindaco Pietro Vignali, ma di esempi, restando solo ai centri maggiori, ce ne sono altri quattro - Verona, Catanzaro, Viterbo e Messina - più altre realtà importanti in provincia.
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Di chi è la colpa? Qui nasce la lite. Il leader della Lega la vede così: «È un errore dividersi, perché laddove il centrodestra si divide si avvantaggia la sinistra - spiega -. Non do colpe, faccio l'esempio di Parma, dove un centrodestra compatto probabilmente avrebbe vinto anche al primo turno ma la scelta di FdI di correre da sola, anche contro il centrodestra, probabilmente ci impedirà di vincere al primo turno. Ma non sto qui a fare processi: lavoro perché il centrodestra sia compatto e vinca le elezioni politiche».
Salvini magari non vuole fare processi, ma Meloni in ogni caso non ci sta a fare l'imputata e risponde con durezza: «Mi sembra una lettura un po' distorta, francamente - replica da Milano -. Ci sono dei comuni nei quali Fratelli d'Italia ha fatto una scelta diversa da Lega e Forza Italia, comuni in cui la Lega ha fatto una scelta diversa e comuni nei quali Forza Italia ha fatto una scelta diversa. Per cui adesso non si dica che la responsabilità è solo nostra», puntualizza.
E per rafforzare il concetto, Meloni fa esempi concreti: «Allora, qualcuno mi parli di Forza Italia a Verona o della Lega a Messina, perché io sto sostenendo un candidato di Forza Italia e loro hanno fatto un'altra scelta con Cateno De Luca. Non mi pare che si possano trattare le questioni così. In alcuni casi non siamo riusciti per ragioni che sono territoriali, anche di rapporti - sottolinea -. Le ragioni territoriali sono complesse. In alcune città non siamo riusciti a trovare una quadra, ma non mi pare per responsabilità di Fratelli d'Italia». La conclusione è un invito secco: «Consiglio maggiore prudenza in queste dichiarazioni».
E dire che Salvini ieri si era spinto in là, immaginando che, in caso di successo del centrodestra alle politiche, con il primato di FdI all'interno della coalizione, a Meloni spetti la scelta del premier: «Chi prende un voto in più indicherà il presidente del Consiglio - ha detto davanti ai giornalisti della stampa estera - se lo prenderà la Lega si prenderà tutte le responsabilità del caso.
Chi prende un voto in più in democrazia vince. Non si cambiano le regole durante la partita. Ha sempre funzionato così». Una presunta apertura, fatta nel giorno in cui è apparso chiaro che serve fantasia per immaginare che FdI, Lega e Forza Italia siano ancora una coalizione.
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