Alfonso Bianchi per "La Stampa"
boris johnson alla camera dei comumi
Con i sondaggi che lo davano in rapida ascesa nei consensi e in ampio distacco da un Labour che fatica a trovare una collocazione tra leavers e remainers, Boris Johnson ha puntato sulle elezioni anticipate al prossimo 12 dicembre sicuro di avere il vento in poppa.
Ma ieri a mettere in pericolo i piani del premier britannico è stato il comparire di una nuova minaccia, ben più pericolosa di quella che sarà capace di porre Jeremy Corbyn, il principale avversario nella corsa a Downing Street. Nigel Farage ha scelto la linea dura e ha chiesto a Johnson di abbandonare l' accordo con Bruxelles, altrimenti il suo Brexit Party presenterà candidati in tutte le circoscrizioni, di fatto causando una perdita di voti ai conservatori che, dopo il solo annuncio, è stata già stimata ad almeno il 4%.
Lanciando la campagna elettorale Farage, che ha dato tempo al premier fino al 14 novembre per decidere, ha proposto di formare un' alleanza per il "Leave" promettendo di non presentarsi alle elezioni nelle roccaforti dei Tory, in modo da non far perdere seggi ai conservatori, ma solo se il partito si schiererà di fatto per una Brexit dura.
Un secondo colpo per Johnson , dopo quello inferto mercoledì scorso da Donald Trump che, parlando in radio proprio con Farage, aveva sì fatto un endorsement all' ex sindaco di Londra, ma criticando allo stesso tempo l' intesa raggiunta con l' Europa. Gli Stati Uniti «non possono concludere un accordo commerciale con il Regno Unito» in base a «determinati aspetti dell' accordo», aveva detto chiedendo ai due suoi amici britannici di «mettersi insieme» e creare così «una forza inarrestabile».
Per ora i Conservatori hanno chiuso la porta all' offerta. «Un voto per Farage rischia di far entrare Corbyn a Downing Street dalla porta sul retro», e «porterà a un altro Parlamento bloccato che non riuscirà a lavorare», ha avvertito il presidente del partito, James Cleverly. Ma la posta in gioco è alta e non è escluso che Johnson possa alla fine cercare una sorta di compromesso.
boris johnson alla conferenza tory di ottobre 2019
Dividere il voto del Leave potrebbe avvantaggiare il campo del Remain, mentre se ci sarà l' alleanza il Brexit Party si presenterà solo in circa 150 roccaforti laburiste inglesi, dove però gli elettori sono in maggioranza per il divorzio dall' Ue. In quei seggi Farage ruberebbe la gran parte dei consensi al partito di Corbyn, questo perché gli elettori del Labour non tutti sono necessariamente di sinistra come si potrebbe immaginare.
Nel sistema politico britannico, da sempre polarizzato tra i due grandi partiti di massa, la classe operaia, soprattutto nel Nord, in Galles e nelle Midlands, si oppone ai conservatori considerati il partito delle élite. Il voto al Labour è spesso un voto contro il sistema dominante, ma con l' apparire di una nuova forza che si professa anti-establishment (per quanto composta in parte da imprenditori e finanzieri), l' elettore che considera Bruxelles e gli immigrati la causa dei suoi mali, potrebbe abbandonare il suo voto tradizionale.
nigel farage colpito da un milkshake 5
Per questo Corbyn non si è mai schierato con il Remain come molti nel partito gli chiedevano e anzi nel lanciare la sua campagna ha insistito sulla lotta al «sistema corrotto» e alle «élites». Ma con Farage tra i piedi sarà dura anche per lui.
jeremy corbyn boris johnson visita un ospedale di watford boris johnson alla camera dei comuni jeremy corbyn boris johnson glasgow, proteste contro boris johnson boris johnson prende un te con lo staff dell'nhs jeremy corbyn in piazza contro boris johnson jeremy corbyn jeremy corbyn alla camera dei comuni boris johnson e carrie symonds alla conferenza tory di ottobre 2019 2