Estratto dell’articolo di Monica Ricci Sargentini per www.corriere.it
«Abbiamo vinto». Lo ha affermato Ekrem Imamoglu, il sindaco di Istanbul che, con oltre l’85% delle schede scrutinate, ha ottenuto più del 50% dei consensi, venendo riconfermato come primo cittadino e battendo quindi Murat Kurum, il candidato sostenuto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, fermo al 40%. Imamoglu arriva e la piazza esplode, lo acclama come il vincitore di una guerra lunghissima.
[…] La folla gli chiede di togliersi la giacca e la cravatta, un gesto che ormai fa in tutti i comizi. Si arrotola le maniche. Ora è uno del popolo. «Quello di oggi —ha detto— è un messaggio per il presidente Erdogan e per il governo. I soldi ora devono essere spesi per la gente, basta sprechi». […]
«Il quadro mi sembra meraviglioso, siamo molto felici. Il 40% delle schede è stato scrutinato e siamo in testa». Con queste parole il sindaco uscente Ekrem Imamoglu, uno degli esponenti di punta del partito kemalista Chp, spina nel fianco del presidente Recep Tayyip Erdogan, si era rivolto ai giornalisti nel quartier generale del partito ad Istanbul alle 19,45 ora locale (le 18,45 in Italia). […]
In un post su X il sindaco uscente della capitale Mansur Yavas dichiarava già chiusa la partita visto il vantaggio di venti punti sul suo avversario Turgut Altinok. Nella capitale la gente è scesa in piazza al grido: «La Turchia è nata secolarista e tale rimarrà».
Il Chp è in testa anche a Smirne, su tutta la costa dell’Egeo e del Mediterraneo, in tutto 35 città su 81, mentre il partito filocurdo domina nel sud est. L’Akp mantiene il controllo su gran parte dell’Anatolia centrale, come Konya, Kayseri, Erzurum, e nel Mar Nero, nelle città di Rize e Trebisonda.
L’atmosfera nella sede del partito della Giustizia e dello Sviluppo nella megalopoli è plumbea. Il presidente turco ha invitato, con un messaggio su X, la nazione a «proteggere le urne e i voti» ma per ora non ha commentato i risultati.
La riconquista della capitale economica del Paese, persa nel 2019 dopo quasi mezzo secolo di governo incontrastato, è stato il chiodo fisso del Sultano che in queste settimane di campagna elettorale ha mobilitato l’intero esecutivo a sostegno del candidato sindaco. Una circostanza che ieri Imamoglu ha sottolineato: «Il governo dovrebbe tornare ad Ankara a lavorare — ha gridato ieri tra gli applausi —, sono tre mesi che trascurano i loro compiti, non lasciategli depredare la città».
Il voto si tenuto in 81 comuni sparsi su tutto il territorio nazionale, con 61 milioni di aventi diritto al voto. Ma il budget della megalopoli, con 516 miliardi di lire turche (14,70 miliardi di euro), fa impallidire le altre città, compresa Ankara che ha a disposizione 92 miliardi di lire turche. […]
A differenza di quanto è accaduto nelle presidenziali dello scorso anno l’opposizione non è riuscita a formare un’alleanza per contrastare la coalizione tra l’Akp e i nazionalisti di Devlet Bahceli. Così l’Iyi Parti di Meral Aksener che i filocurdi Dem hanno schierato i propri candidati che, secondo i sondaggi, non andranno oltre il 3% dei voti ad Ankara ed Istanbul.