Qui crolla il M5s. Non solo la bomba del caso-Venezuela, in attesa che si faccia chiarezza. Come è noto ci si è messo anche Alessandro Di Battista, il grillino urlatore che di fatto tenta la spallata a Giuseppe Conte e la scalata al partito. E così, nel momento del caos, ecco che scende in campo Marco Travaglio, il direttore grillino, colui che detta la linea al partito con le Stellette. Nel suo fondo sul Fatto Quotidiano di oggi, martedì 16 giugno, premette: "Capire che succede e succederà nei 5Stelle è più difficile che capire cosa vuole il Pd e a cosa serve Salvini. Perché il M5s non è più un movimento e non è ancora un partito", ripete il solito ritornello.
Dunque, il direttore, assolve - e te pareva - Di Battista, spiegando che non si sta muovendo per le poltrone, ma per le sue idee e per la sua idea di M5s. Ma non è questo il punto. Il punto è che Travaglio, come detto, detta la linea. Spiega che a far infuriare Beppe Grillo è stata la frase "si vota e vediamo chi vince" pronunciata da Dibba in relazione a Giuseppe Conte, invitato a iscriversi per poi, eventualmente, scalare il M5s.
Travaglio spiega che secondo Grillo "la fase del capo politico con pieni poteri è superata, dunque niente conta all'O.k. Corral che destabilizzerebbe il governo e dilanierebbe i 5Stelle; molto meglio una segreteria allargata a tutte le anime, come il direttorio che l'estate scorsa decise con lui la svolta giallorossa". Dunque, Travaglio aggiunge che "Grillo ha ragione da vendere col sostegno a Conte e l'allergia al capo politico unico". E tanto basta: scommettiamo che, dopo queste parole di Travaglio, nel M5s andrà esattamente così?