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"I prossimi anni richiederanno un considerevole sforzo fiscale per far fronte ai costi della pandemia. Sarà dunque necessario guardare all'efficienza e all'equità del sistema tributario, ipotizzando varie forme di ricomposizione del contributo dei prelievi diretti e indiretti alla copertura del bilancio" dello Stato.
Lo scrive la Corte dei Conti nel suo "Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica", sottolineando che "un'adeguata attenzione potrebbe essere riservata a un parziale spostamento del prelievo dall'Irpef all'Iva" obbedendo così anche alle richieste degli organismi internazionali.
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Secondo la Corte il prelievo fiscale resta ancora molto squilibrato. Il "proliferare di trattamenti tributari differenziati" sono "deviazioni" che "hanno condotto ad un prelievo concentrato sui redditi da lavoro dipendente e pensione, piuttosto sbilanciato sui redditi medi e con andamenti irregolari e distorsivi delle aliquote marginali effettive", scrive la Corte.
Inoltre, "il declino del peso dei redditi da lavoro sul Pil, la persistente e significativa evasione e il proliferare di trattamenti tributari differenziati contribuiscono a mettere in dubbio che si possa ancora parlare di prelievo "generale" sui redditi".
Per la Corte riportare il deficit al 3% dopo la crescita dell'ultimo anno legata alle spese della pandemia non sarà semplice. "Il ritorno del deficit al 3% del Pil implica un percorso impegnativo e richiede di intraprendere rapidamente iniziative su più terreni. Il Recovery Plan rappresenta un'opportunità unica" per "aumentare il potenziale di crescita del Paese, ma per raggiungere tale obiettivo sarà necessario che vengano attuate con rapidità le riforme" giustizia, p.a., fisco welfare, spiega la Corte.
"Occorrerà anche seguire un cammino di finanza pubblica molto "stretto"". E, non appena le condizioni lo consentiranno, affiancare all'espansione della "spesa buona" anche il contenimento di quella "cattiva".