Giovanna Casadio per ''la Repubblica''
Ore 13, pranzo light in un hotel di Bari lunedì prossimo. Massimo D' Alema comincia da lì la sua campagna per il No al referendum costituzionale invitando giuristi e docenti e il presidente dell' assemblea regionale pugliese, Mario Loizzo.
Loizzo è uno dei tanti dirigenti dem locali che della riforma della Carta non ne vogliono sapere. Ha il dente avvelenato:«È pessima, è una vendetta contro le Regioni», denuncia.
L' ex premier D' Alema, impegnato nella campagna per il No, punta a fare proseliti dentro il Pd, dove Renzi non ammette distrazioni e chiede una mobilitazione pancia a terra per il Sì.
E perciò D' Alema tira per la giacca Michele Emiliano, così da arruolarlo nelle file del No. Il governatore della Puglia tentenna. Fa sapere: «Sto studiando, però questa riforma è pessima». In privato ha confidato che non è ancora sulla posizione del No, ma poco ci manca.
Però niente a che spartire con D' Alema, con cui la convergenza è occasionale e solo nel merito della materia costituzionale.
Al ministro Delrio che invece lo invita a schierarsi con il Sì, Emiliano non risponde neppure.
Smottamenti. Dissensi. Crescono nel Pd sulla riforma che abolisce il Senato così com' è e cambia l' architettura istituzionale. Soprattutto nella base della sinistra dem il dissenso dilaga. Nell' assemblea dei bersaniani romani, giovedì sera, su un' ottantina di dirigenti locali e militanti, la metà erano per il No. Conteggio tenuto da Riccardo Agostini, consigliere regionale del Lazio che si è schierato da tempo: «Sono molto critico e ho dichiarato che sono per bocciare questa riforma costituzionale ».
Come pubblicamente per il No ha preso posizione l' ex portavoce di Bersani, Stefano Di Traglia: «La riforma della Costituzione non può scadere a puro strumento di marketing elettorale ». I ribelli sono convinti che le loro truppe s' ingrosseranno. In Veneto Marino Chiozzotto, storico segretario della sezione del Pci del Lido di Venezia, ora dirigente del Pd locale, ricostruisce: «Il dissenso è molto ampio, sono in tanti dei nostri che voteranno per il No anche se per ora mostrano cautela».
Non facile, del resto. La minoranza del Pd nell' ultima direzione del partito ha cercato di forzare la mano al segretario-premier chiedendo piena cittadinanza e niente scomuniche per i democratici sostenitori del No al referendum. Mozione respinta con perdite. Il documento è stato bocciato a stragrande maggioranza, il vice segretario Lorenzo Guerini ha accusato i promotori di una improponibile ambiguità. E Luigi Zanda, capogruppo al Senato, qualche giorno dopo ha avvertito: «Sarebbe un atto grave da parte di chi è nel Pd votare No».
Richiamo che Felice Casson, senatore veneto, ex magistrato, non ascolta. Lui, per dire, da due mesi va in giro a fare campagna per il No. «Non solo in Italia ma anche all' estero - racconta -. Sono stato nelle università di Ginevra e di Zurigo . Dappertutto spiego che questa riforma costituzionale è un pasticcio».
Casson dovrebbe fare una conferenza stampa con Walter Tocci, altro senatore dem dissidente, che aveva preparato un intervento nella direzione del Pd dove, tra l' altro, spiegava perché voterà No al referendum.
MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI
Non ha potuto parlare perché si era fatto troppo tardi ma ha chiesto che la sua posizione restasse agli atti.