Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
Ci sono almeno altri due «atti d’impulso» inviati dalla Direzione nazionale antimafia a più Procure al centro dell’indagine perugina sul mercato delle informazioni riservate. Due «dossier» al cui confezionamento avrebbe contribuito il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, già in servizio alla Dna, con i suoi accessivi «abusivi» alle banche dati che aveva a disposizione.
Uno è quello trasmesso nel 2019 ai pm di Milano, Bergamo e Genova; oggetto: «Attività finanziarie del partito politico Lega Nord». Conteneva una serie di Sos […] riguardanti soggetti ritenuti vicini o collegati al partito di Salvini. Nulla che avesse apparentemente a che fare con le funzioni istituzionali della Dna.
«L’attività sui fondi della Lega è oggetto di approfondimento», comunica il procuratore di Perugia Raffaele Cantone nell’audizione alla commissione parlamentare antimafia in cui riassume i termini dell’indagine […] che al momento coinvolge il tenente Striano, il magistrato ancora formalmente in servizio alla Dna (il Csm ne ha già deliberato la pensione) Antonio Laudati e altre 14 persone. Tra cui quattro giornalisti.
«Numeri mostruosi»
Una relazione piena di dati e considerazioni a cui s’è aggiunta quella segreta al Copasir, il comitato di controllo sui servizi di sicurezza che ha ascoltato anche il capo della Dna Giovanni Melillo. «Ci sono aspetti che possono riguardare la sicurezza nazionale», ammette Cantone.
In Antimafia le sue parole sono pure l’occasione per commissari e esponenti dei vari partiti di alimentare la polemica politica fra loro; il procuratore però fa un altro lavoro: «Noi non ci occupiamo di fenomeni, dobbiamo solo verificare se sono stati commessi reati e eventualmente da parte di chi, e siamo ancora nella fase delle indagini preliminari. Le valutazioni politiche spettano alla politica».
Tuttavia non ha difficoltà a definire «un verminaio» quello che sta emergendo dalla sua indagine. Non ci sono solo le 800 interrogazioni ai computer di Striano (della Dna e della Finanza) da cui sono scaturiti i capi d’accusa contestati finora. Tra il 2019 e il 2022 il finanziere ha consultato 4.124 Sos, e elaborato 171 schede di analisi su 1.531 persone fisiche e 74 persone giuridiche; ha fatto ricerche sul sistema dell’Agenzia delle Entrate relative a 1.123 persone e su 1.947 in quello della polizia. Ma il numero dei files scaricati dalle banche dati della Dna è molto più alto: 33.528.
RAFFAELE CANTONE CHIARA COLOSIMO
«Non tutti illeciti», precisa Cantone, ma sono comunque cifre «mostruose e inquietanti» che pongono invitabili domande: «Che fine hanno fatto gli atti prelevati?». Nei computer della Dna non ci sono.«Quante di queste informazioni possono essere utili anche ai servizi segreti stranieri o soggetti che non operano in Italia?».
Sospetti e prove
Subito dopo il procuratore spiega che non ci sono evidenze di contatti con l’estero, né di situazioni «molto preoccupanti», però l’audizione al Copasir deve avere un significato. Così come Cantone concorda con Melillo sul fatto che una simile attività di raccolta dati difficilmente può limitarsi all’iniziativa di un singolo.
Ma per parlare di mandanti ci vogliono prove, e l’indagine prosegue sul sistema di relazioni del tenente inquisito, per verificare eventuali contatti sospetti. Molti può averli cancellati da telefoni e computer, perché tra l’avviso di garanzia inviatogli dalla Procura di Roma e l’interrogatorio (seguito da perquisizione) all’inizio del 2023 sono trascorsi due mesi. E probabilmente Striano ha eliminato il contenuto della chat con un giornalista amico col quale aveva frequentazioni assidue.
«Qualche segnale di ricerche strane c’è, e dire che tutto è limitato ai contatti con i giornalisti non sarebbe corretto», dice Cantone che nega qualunque intenzione di attacco alla libertà di stampa.
[…] Tutto però è partito dalla denuncia del ministro Crosetto dopo due articoli del quotidiano Domani che contenevano dati sul suo patrimonio estratti dalla banca dati delle Entrate; quando poi è stato individuato e chiamato a rispondere, il finanziere ha detto di aver fatto tutto su indicazioni del pm Laudati che […] l’ha smentito. In ogni caso nei computer di Striano è stata trovata una bozza di un eventuale atto d’impulso», che avrebbe dovuto giustificato gli accessi, ma è «risultata redatta da un giornalista».
Sulla gestione del Gruppo Sos, inizialmente delegato al solo Laudati, il procuratore dice che già l’ex capo della Dna Federico Cafiero de Raho (oggi deputato M5S e vicepresidente dell’Antimafia) aveva mostrato attenzione affidandone il coordinamento al procuratore aggiunto Giovanni Russo.
rumori durante l audizione di raffaele cantone alla commissione antimafia
I parlamentari gli chiedono se s’intravedono «finalità eversive», e lui risponde con un sintetico «Boh», nel senso che «si può sospettare tutto» ma finché non si scopre qualcosa di concreto è inutile sbilanciarsi in allarmi che potrebbero essere infondati. Mentre non lo è quello sul «mercato delle Sos ancora attivo»; quando in estate s’è parlato la prima volta di questa vicenda ne è stata pubblicata una su una persona in rapporti con Crosetto certamente non fornita da Striano, bensì qualcun altro che «se l’è venduta a inchiesta in corso».
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