Carlo Bertini per “la Stampa”
attilio fontana stefano bonaccini
Giuseppe Conte si trova a dover fare i conti con nodi di prima grandezza sulle regole per Natale, mentre i numeri del Covid non recano conforto. Deve decidere se tenere aperti i negozi fino a tardi per lo shopping natalizio, per diluire le folle; e se permettere "evasioni" dalle zone rosse per andare a trovare i parenti stretti. Il tutto, mentre le Regioni tornano sul piede di guerra: riunendosi oggi per mettere in discussione il sistema di divisione del Paese in tre fasce di rischio. Con il ministro Roberto Speranza che fa muro e Francesco Boccia, responsabile per le regioni, ventre a terra per placare le ire dei governatori rossi e arancioni. Che se avranno numeri più virtuosi forse potranno allentare le maglie in alcune aree, nella terza settimana di verifica dei dati.
GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
La scorsa settimana si era infatti chiusa con una flebile lampadina accesa a illuminare la fine del tunnel, ma il fixing del lunedì non è roseo: crescono i contagi rispetto a lunedì scorso di circa duemila unità, ieri a 27.354 infetti con 152 mila tamponi, crescono purtroppo i decessi, da 356 a 504. Cresce il rapporto test-positivi, da una media intorno al 16 per cento degli ultimi giorni al 17,4%.
Ma la curva pare aver subito un rallentamento, se si guarda alla minore pressione sugli ospedali. Luci e ombre che non fanno gioire il governo, di nuovo alle prese con i presidenti di regione. Mentre nel pomeriggio il Tar del Lazio ha deciso di fermare i medici di famiglia: non potranno curare a casa i malati di Covid, perché "il loro ruolo non lo prevede". La Regione ricorre al Consiglio di Stato.
Abruzzo nuova zona rossa Malgrado un problemino non da poco (i ristori alle categorie colpite non sono automatici se a decidere la stretta sono le regioni e non lo Stato) alcuni governatori passano ai fatti e altre no: l' Abruzzo da domani si auto-declassa a zona rossa, con bar e ristoranti aperti solo per asporto, chiusura dei negozi, dei mercati, delle attività sportive, ma scuole aperte fino alla seconda media. La Puglia, pure se con dati altrettanto insidiosi, aspetta, malgrado l' appello dei medici a tramutarsi in zona rossa.
Bonaccini si sente tradito E si apre una faglia nel blocco della sinistra, tra il presidente dei governatori, Stefano Bonaccini e il ministro Roberto Speranza. Dalla sua abitazione, dove è recluso perché positivo, Bonaccini non ha preso bene, per usare un eufemismo, la sequenza degli eventi del week end.
Dopo aver siglato giovedì un' ordinanza congiunta con Veneto e Friuli per stringere le maglie prima del deferimento di classe, non si aspettava la sorpresa: che il governo il giorno dopo firmasse per inserirne due su tre, Emilia Romagna e Friuli, in fascia arancione, e lasciarne una in gialla, il Veneto.
«Di questa ordinanza era stato informato prima Speranza», notano dalle parti di Bonaccini, «il quale aveva dato un parere positivo. E poi l' Emilia finisce in zona arancione per uno scarto dello 0,3% del tasso di riempimento delle strutture sanitarie mentre il Veneto nello stesso parametro è sotto dello 0,1% ed è rimasto giallo».
E se Bonaccini è rimasto interdetto, visto che ora si sommano le misure restrittive regionali e nazionale, se il governatore delle Marche Acquaroli parla di «sistema schizofrenico», a non capacitarsi è il governatore friulano Massimiliano Fedriga della Lega: «La Conferenza delle Regioni potrà finalmente confrontarsi sui criteri applicati dal Comitato tecnico scientifico». E oggi i governatori si riuniscono su questa «situazione anomala in cui non vengono calcolati gli sforzi delle singole regioni».