Costi eccessivi, ricavi fin troppo modesti. E se non bastasse, tutte ancora troppo influenzate dalla “politica”. La Corte dei Conti striglia le 14 fondazioni liriche italiane che, a parte poche eccezioni, restano un settore in perdurante crisi e eterne acque agitate. Nulla di nuovo, ma un’analisi lucida e spietata nella relazione redatta dall’organismo di controllo della spesa pubblica. Le 14 fondazioni liriche, c’è scritto, «pur nella specificità di ciascuna, presentano costi strutturali eccessivi, soprattutto se rapportati ai ricavi propri, spesso modesti, da biglietteria e abbonamenti e da sponsorizzazioni e partecipazione di privati (costituisce un’eccezione la Scala di Milano)».
Secondo i giudici della Corte dei Conti le Fondazioni dipendano troppo dai contributi pubblici, Stato, Regioni, enti locali, dal 55 al 65 per cento del valore della produzione per teatri come il San Carlo di Napoli, il Regio di Torino, la Fenice di Venezia e il Verdi di Trieste, e addirittura dal 73 all’86 per cento per il Petruzzelli di Bari, il Comunale di Bologna, il Carlo Felice di Genova, il Teatro Lirico Cagliari, il Maggio di Firenze, l’Opera di Roma e il Massimo di Palermo.
Fanno eccezione la Scala, l’Arena di Verona e l’Accademia di Santa Cecilia di Roma per i quali i contributi pubblici sono dal 30 al 45 per cento del valore della produzione. E se non bastasse «gli enti locali continuano ad avere un peso “politico” predominante all’interno della governance delle Fondazioni».
Problemi pesanti, in contraddizione però con il prestigio sempre grosso che l’opera italiana continua ad avere a livello internazionale. Degli 11 compositori i cui titoli rappresentano da soli oltre la metà di tutte le rappresentazioni tenutesi nel mondo nel triennio 2011-2013, 4 sono italiani: il primo è Verdi, il terzo Puccini, il sesto Rossini e il settimo Donizetti. E tra le 19 opere maggiormente rappresentate (pari al 34 per cento di tutti i titoli), 10 sono di compositori italiani e tre (di Mozart) in lingua italiana. Le opere di Verdi e Puccini valgono da sole il 15 per cento del totale delle rappresentazioni.
Ma se la lirica è malata la Corte dei Conti ha qualche rimedio da suggerire. Positiva la riforma delle Fondazioni “Valore Cultura” che obbliga a duri piani di risanamento affinché le Fondazioni raggiungano attivo patrimoniale e equilibrio del conto economico entro il 2016. E positiva l’introduzione dell’Art Bonus che finanzia le Fondazioni impegnate in ristrutturazioni. Ma soprattutto è «auspicabile il massimo impegno delle Fondazioni per una più forte penetrazione a livello internazionale delle produzioni italiane».