Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica
GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO
I 5 stelle andranno al Quirinale a chiedere che si voti subito, il prima possibile. Per questo, sul loro immediato futuro si spalanca la scelta più difficile. Quella su come scegliere il candidato alla presidenza del Consiglio senza che le divisioni interne esplodano mettendo in pericolo gli equilibri del Movimento.
Il prescelto è da tempo il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, che ha però degli avversari interni. Roberto Fico, Carla Ruocco, Carlo Sibilia (ex compagni di direttorio) non hanno gradito il modo in cui ha appoggiato Virginia Raggi nelle sue scelte romane. La parte più ortodossa dell’M5S non ha mai amato i suoi modi pragmatici e spererebbe in un “tradimento” di Di Battista, l’unico considerato in grado di batterlo. O in una revisione delle regole che permetta la corsa di Chiara Appendino, che dovrebber però interrompere il mandato da sindaca di Torino.
Beppe Grillo e Davide Casaleggio ne hanno parlato più volte. Hanno deciso che prima di tutto, on line, ci saranno le “primarie del programma”: un voto sulle proposte da portare alle prossime politiche. Poi toccherà alla selezione delle persone. Il modello su cui punta metà M5S è quello delle “Quirinarie”. Quando si trattò di scegliere il presidente della Repubblica, agli iscritti venne chiesto di proporre dei candidati liberamente. Da lì arrivarono i nomi di Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Milena Gabanelli. Si pensa a quel sistema, ma con alcuni paletti, in modo che siano indicate solo persone già candidate o elette nel Movimento.
È il modello preferito di chi non ritiene scontata l’incoronazione di Di Maio: nella spontaneità del voto degli iscritti - è il ragionamento - potrebbero nascondersi insidie per il vicepresidente della Camera. Ad esempio, una netta prevalenza del nome di Di Battista, la cui popolarità è cresciuta a dismisura non solo attraverso l’uso sapiente dei social, ma soprattutto grazie ai tour per il No alla Costituzione. Prima in moto, poi in treno, in pratica due giri d’Italia: «Ormai so tutto anche delle ferrovie - scherzava venerdì a Torino - le signore mi fermano e mi chiedono: “Scusi, la coincidenza per Cuneo?”».
Il pallino è interamente nelle mani del capo politico: da statuto, è Beppe Grillo che decide quando e come indire votazioni. Saranno lui e Davide Casaleggio a scegliere il metodo e la grande paura di molti dei parlamentari M5S è che alla fine propendano per il “modello probiviri”: una rosa di tre o cinque nomi tra cui scegliere, con buona pace di chi ha idee diverse (per i probiviri in realtà è andata peggio, perché la rete è stata chiamata solo a confermare i prescelti).
beppe grillo davide casaleggio
C’è però una terza via studiata al chiuso della Casaleggio Associati. Un metodo “tagliacorrenti” che avvantaggerebbe Luigi Di Maio consentendogli, in caso di vittoria, di far fuori i suoi avversari interni. Per testarlo, Grillo ha scelto Genova. Nella sua città si vota l’anno prossimo e il Movimento è spaccato in due: da una parte il gruppo storico, dall’altra i militanti vicini alla consigliera regionale Alice Salvatore, fedelissima di Di Maio.
L’idea è quella di chiedere agli iscritti chi vuole candidarsi come consigliere e chi come sindaco. A quel punto si faranno liste contrapposte (gli aspiranti consiglieri dovranno scegliere quale sindaco sostenere). Passano i vincenti, gli altri vanno a casa. Se questa scelta funzionasse, e si ripetesse a livello nazionale, sarebbe esplosiva. Significherebbe che qualcuno dovrebbe proporsi come candidato premier sfidando Di Maio. E che in caso di sconfitta - lui e i suoi sostenitori perderebbero la chance di essere eletti. Un rischio che in pochi, nel Movimento, avrebbero il coraggio di prendersi. «La forza mediatica di Luigi è cresciuta troppo - ragionava già ieri un deputato - un voto di questo tipo adesso non potrebbe che cristallizzare la situazione».