Laura Cesaretti per “il Giornale”
C' è chi, come il renziano Roberto Giachetti, lo dice esplicitamente: «Se mi piacerebbe Vittorio Colao al posto di Conte? Sì. Penso che nel momento in cui dovremo ripartire sul serio avremo bisogno non solo di un premier, ma di una squadra di governo all' altezza», afferma senza giri di parole.
Dando voce al dubbio o alla preoccupazione che nutrono in molti, dentro la maggioranza: ossia che il raffazzonato governo Conte 2 non sia «all' altezza» del compito erculeo di tenere a galla lo squassato vascello italiano nella tempesta che lo attende, finita la bonaccia del lockdown. E ci sono molti che non lo dicono, magari neppure lo pensano, ma sono lo stesso ogni giorno più allarmati per la gestione confusa, tentennante e al tempo stesso accentratrice del premier.
Tant' è che dal Pd è partito un pressing insistente su Palazzo Chigi: «Il governo si faccia aiutare sul serio, e dia un ruolo e poteri definiti alla task force di Colao», è il messaggio di queste ore. «Il fattore tempo è il più importante - dice Marianna Madia per conto del Nazareno - occorre urgentemente un piano per la ripartenza, per non vanificare tutti i sacrifici fatti finora».
Un messaggio che si è fatto più martellante perché, spiegano dirigenti dem, lo stesso manager e vari membri della sua squadra hanno fatto trapelare un certo disagio con alcuni dei interlocutori: «Se non ci sono le condizioni per fare un lavoro serio e concreto, che sia percepito come utile dall' esecutivo, possiamo anche levare il disturbo», era il senso.
Ministeri che si chiudono a riccio in difesa delle proprie prerogative, sovrapposizione di task force e comitati di esperti in tutti i settori, Regioni allo sbando ognuna per conto proprio, babele di direttive, piani e progetti: lo scenario in cui il gruppo Colao muove i primi passi è da incubo kafkiano.
Senza contare gli ostacoli che i Cinque stelle contiani, diffidenti verso i «tecnici» e terrorizzati (come lo stesso premier) dai complotti anti-Conte, disseminano già sulla sua strada. «Ci sono troppo centri decisionali - avverte il coordinatore di Italia viva Ettore Rosato - Il premier ha scelto una personalità di assoluta esperienza come Colao, ora gli dia i poteri per agire fino in fondo. Chiamare Colao per non fargli fare niente mi sembra un po' imbarazzante».
Per una volta in sintonia con il Pd di Zingaretti, che chiede a Conte di assegnare subito «un ruolo centrale e fattivo» a Colao, in modo che «le cose che diranno siano prese in considerazione e ascoltate». Poi, certo, la politica potrà «decidere anche diversamente», ma a ragion veduta.
La task force presieduta dal supermanager dovrebbe presentare oggi la sua prima relazione al governo: una «mappa» delle aree in cui intervenire, dai trasporti pubblici alle filiere produttive. Uno dei componenti della squadra di «esperti», Fabrizio Starace, spiega che più che al «quando» ripartire, bisogna guardare al «come»: «E il come è costretto a confrontarsi con situazioni molto differenziate sul territorio nazionale, anche rispetto alla tenuta del settore sanitario e sociale: su questo si gioca la vera partita della Fase 2».
Vanno individuate, secondo Colao e i suoi esperti, non solo le aree geografiche, ma innanzitutto le filiere produttive in grado di ricominciare a lavorare in sicurezza (e già alcuni «benchmark» sono stati individuati nei piani predisposti da Fca, Leonardo o Ferrari) e quali territori sono dotati di infrastrutture (ad iniziare dai trasporti pubblici) più in grado di adattarsi all' emergenza e di garantire protocolli di sicurezza a chi, sperabilmente presto, tornerà al lavoro.