Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"
mario draghi all accademia dei lincei
«Sulla giustizia Conte ha segnato un punto dentro al Movimento». Lo ammettono sottovoce i parlamentari vicini a Grillo e a Di Maio, che seguono con preoccupazione crescente la guerra di posizionamento, tutti contro tutti, che infiamma il M5S. Il via libera alla riforma Cartabia ha rimescolato i ruoli e portato alla luce le contraddizioni di quella che, per quanto indebolita, senza guida e nel caos, resta la prima forza politica della maggioranza. Adesso a blindare il governo di unità nazionale è Beppe Grillo, in asse con Luigi Di Maio. E a valutare lo strappo è l'ala più inquieta dei 5 Stelle, pronta a seguire Conte anche fuori dall'esecutivo.
La notizia che cambia il quadro è la telefonata tra Mario Draghi e Beppe Grillo giovedì, rivelata dal Fattoquotidiano.it . La voce sarebbe fuggita dal fronte contiano, ma poco importa. Quel che resterà agli atti è che Palazzo Chigi non l'abbia smentita. Fonti parlamentari assicurano che a chiamare il fondatore sia stato il premier, determinato a ottenere il via libera compatto e leale dell'intera squadra dei ministri e quindi a superare i maldipancia dei pentastellati. In asse con Luigi Di Maio, Grillo ha sentito ministri, capigruppo e parlamentari e li ha convinti ad accettare la mediazione sulla prescrizione. «Conte voleva usare la giustizia per far cadere il governo e farsi il suo partito», il sospetto dell'area vicina a Di Maio.
Il dato nuovo è che non solo il ministro degli Esteri, ma anche Stefano Patuanelli, il più vicino a Conte, abbia lavorato per far passare il lodo Draghi-Cartabia e mettere in sicurezza il governo, minacciato dall'ira dei contiani. Nelle ore dello scontro, a ridosso del Cdm, l'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede e i colleghi Di Maio e Patuanelli si sono scambiati messaggi di fuoco. Ma alla fine i governisti si sono imposti, in linea con i desiderata di Draghi e in contrapposizione con Conte. Il quale ieri, dopo aver saputo della telefonata tra il premier e Grillo, è partito all'attacco contro l'«anomalia italiana» della prescrizione che ritorna.
Una presa di posizione che nessuno commenta a Palazzo Chigi, dove però non risulta alcuna telefonata di Draghi al suo predecessore. «Un altro grave sgarbo», a sentire i fedelissimi di Conte, che certo non dimenticano il siluramento di Arcuri e Vecchione, la sospensione del cash-back, il salario minimo «sparito dai radar» (copyright Di Battista)... E la scelta di esaminare una riforma come la prescrizione, così divisiva e identitaria per il M5S, proprio nei giorni del duello rusticano tra Grillo e Conte.
Argomento che i ministri governativi si affrettano a smontare, ricordando come a dettare a Draghi la tabella di marcia non sia la politica, ma l'Europa e i tempi del Pnrr. Interpretando gli umori più movimentisti e antigovernativi, Conte sembra muoversi in sintonia con un leader del dissenso del calibro di Alessandro Di Battista, che accusa gli ex colleghi di essersi «calati le braghe» e sprona a uscire dalla maggioranza. Ma guai a chiedere al professore di diritto se stia pianificando rotture, visto il piglio con cui ieri ha smentito: «Nessuno deve permettersi di dichiarare che io attacco il governo Draghi».
Sarà, ma questi due giorni infuocati hanno reso ancora più stretta la via di un'intesa con Grillo. «C'era un tacito accordo, nessuno dei due doveva parlare durante la trattativa sulla leadership», rivela un «big». Il patto lo ha rotto Conte, accettando l'invito dei Giovani di Confindustria, o lo aveva già rotto Grillo, parlando con Draghi? La risposta arriverà dal tavolo dei sette «saggi». E sarà un nuovo inizio per il M5S, con Conte leader, o il via libera al nuovo partito dell'ex premier.
mario draghi al senato mario draghi al senato GRILLO CASALEGGIO CONTE BY OSHO VIGNETTA KRANCIC - ROBERTO FICO - ROCCO CASALINO - GIUSEPPE CONTE - BEPPE GRILLO