Cesare Zapperi per corriere.it
Su reddito di cittadinanza e gestione dell’emergenza afghana, mentre si profilano sviluppi sul caso Durigon, le posizioni sono più distanti nella maggioranza di governo che non rispetto all’opposizione. Da un lato, c’è il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, dall’altro, pur con diverse sfumature e accentuazioni, ci sono gli altri partiti.
La differenza è emersa in modo plastico nel dibattito che al Meeting di Rimini ha visto protagonisti sullo stesso palco, oltre all’ex premier, Matteo Salvini (Lega), Enrico Letta (Pd), Antonio Tajani (FI), Ettore Rosato (Iv), Maurizio Lupi (Ncl) con Giorgia Meloni (FdI) in collegamento esterno. Solo Conte ha difeso l’importanza dell’assegno per i più poveri, mentre per il resto si è levato un coro di critiche, condivise dalla platea ciellina, con
Salvini nei panni del più tranchant : «Chiedo formalmente alla maggioranza di intervenire per rivedere il reddito di cittadinanza». Conte ha cercato di manifestare il suo no con ampie bracciate di dissenso, ma non ha trovato alleati nei due rappresentanti di centrosinistra presenti sul palco che sul tema non si sono espressi. E alla fine, il leader M5S ha ammesso: «Sono emerse differenti valutazioni ma noi rimaniamo fedeli a questa formula. La nostra posizione è anche quella di Draghi che ha riconosciuto il fondamento positivo di un sistema, di una cintura di protezione sociale».
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L’emergenza afghana
Anche sull’Afghanistan, mentre Conte ha ribadito di ritenere fondamentale un dialogo con i talebani (e appoggiato Draghi nella richiesta di un G20 straordinario), Meloni, d’accordo con Tajani, ha replicato parlando di fallimento dell’Occidente, di gestione disastrosa della crisi e di impossibilità di aprire qualsiasi confronto con il regime. Letta ha aggiunto l’auspicio di un rinvio del termine del 31 agosto per l’evacuazione.
Green pass
Il confronto ha poi toccato i temi di più stretta attualità. Sul green pass Salvini è rimasto solo («Tamponi per tutti, niente obblighi né sanzioni»), Meloni ha chiesto che si riaprano le scuole, Tajani, Rosato e Lupi hanno rimarcato il valore determinante dei vaccini. Poi si è parlato di futuro. Letta ha chiesto a Draghi di lanciare un patto con le parti sociali sull’esempio di quel che fece Carlo Azeglio Ciampi nel 1993, mentre Conte ha sottolineato che bisogna dare sostegno alle Pmi e va rivisto lo Statuto dei lavoratori. Ma le vere stoccate tra i partecipanti ci sono state sul tema dei partiti. Anche qui, è stato un coro di critiche alle formule leggere, all’uno vale uno e alla politica online, con il solo leader M5S a sostenere il contrario.
Il caso Durigon
Una possibile novità è emersa a margine quando, sul caso Durigon, Salvini (il giorno dopo l’incontro con Draghi) ha detto: «Decideremo insieme quale è la scelta migliore per il governo e per il Movimento». Un passo in avanti rispetto al fuoco di sbarramento sulla richiesta di dimissioni che lascia intendere che il passo indietro «spontaneo» potrebbe essere questione di giorni.
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