Paola Taverna nel 2018 - "Quando ero piccola e avevo un cugino con una malattia esantematica, a casa di mia zia facevamo la processione"
1 - CUCÙ
Sebastiano Messina per “la Repubblica”
paola taverna campagna no euro
«Quando ero piccola, facevamo la processione dai cugini con una malattia esantematica così la prendevamo tutti e ce la levavamo dalle palle» raccontava la grillina Paola Taverna per contestare l'obbligo dei vaccini. Forse i furbissimi che in Alto Adige organizzano Covid-party per avere il Green Pass infettandosi non lo sanno, ma stanno applicando il metodo Taverna.
2 - "DRAGHI CHIARISCA SU RAI E MANOVRA IL COLLE? FACCIO IL TIFO PER UNA DONNA"
Annalisa Cuzzocrea per "La Stampa"
Paola Taverna sa di essere cambiata. Non lo rivendica, ma non lo nasconde. Davanti all'idea che il governo possa decidere per l'obbligo vaccinale contro il Covid, dice: «Decide la scienza».
Davanti alle accuse di chi ha lasciato il Movimento - vedi Alessandro Di Battista - secondo cui chi è rimasto ha venduto l'anima, o quasi, ribatte: «Abbiamo cominciato denunciando quel che non andava, ora dobbiamo dare risposte».
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Vi siete arrabbiati per le nomine Rai e avete deciso di alzare la voce sulla manovra. Questo ha fatto saltare l'accordo su Vasco Errani relatore. Che senso ha?
«Non c'erano accordi preordinati e vista l'importanza della legge di Bilancio il Movimento vuole avere un suo relatore. Dobbiamo farci sentire di più».
Con migliaia di emendamenti, rischiando il Vietnam in Aula?
«Presenteremo le modifiche necessarie. Abbiamo sempre lavorato in maniera leale e costruttiva e chiederemo tutto quel che serve per rispondere ai cittadini. Non mi fossilizzerei sul numero».
Conte aveva incontrato l'ad Rai Fuortes, sapevate che c'era una trattativa. Il problema è non aver ottenuto quel che volevate?
«Nessun incontro in cui si sia parlato di nomine. Abbiamo saputo i nomi poche ore prima che fossero comunicati al Cda e resi pubblici».
Lei capisce che passare da «Fuori i partiti dalla Rai» a «dateci il nostro pezzo di nomine» è surreale?
«Sulla Rai abbiamo presentato delle proposte di legge già nella scorsa legislatura, ma non abbiamo trovato i numeri per poterle attuare. Stiamo chiedendo di capire il metodo seguito e a questa domanda nessuno ha risposto. Non stiamo contestando chi, stiamo chiedendo come».
Serve un incontro di Conte con il presidente del Consiglio?
«È auspicabile non solo sulla Rai, ma su più temi considerando che siamo in piena legge di bilancio».
Crede al nuovo Ulivo lanciato dal segretario Pd Letta, un campo largo che vada da voi a Renzi?
«Il Movimento crede in valori come l'etica pubblica, quindi alcune alleanze sono impensabili. Ogni riferimento a Matteo Renzi è puramente voluto».
E Carlo Calenda?
«Per carità, Calenda e il suo partitino sono lontani anni luce dal Movimento».
C'è un problema di fedeltà dei gruppi parlamentari a Conte? Al Senato lei stessa tifava per la rielezione dell'ex capogruppo Licheri, che non è passata. Alla Camera rischia di succedere lo stesso.
«Conte è stato eletto col 90% di preferenze degli iscritti che hanno sposato un progetto di rinnovamento. La capogruppo al Senato ha più volte sostenuto di abbracciare questo percorso, quindi non vedo problemi».
Ci sono, lo dimostrano l'ultima assemblea, le dichiarazioni di alcuni parlamentari.
«Un dissenso fisiologico e limitato».
Secondo l'ex ministro Spadafora Conte non tollera il dissenso.
«L'ho letto in un'intervista, credo che le due cose non possano coincidere».
Un tempo si andava fuori con un post scriptum sul blog e lei scriveva sonetti in romanesco contro i dissidenti. Metodi che rimpiange?
«No, credo vada bene così».
Di Battista vi accusa di aver sbagliato tutto entrando nel governo Draghi. Di essere cambiati troppo.
«Seguo Alessandro e per me è un amico, ma sono stati gli Stati generali a dirci che il Movimento per maturare doveva darsi un'organizzazione, uno statuto e una carta dei valori. Abbiamo cominciato denunciando quel che non andava bene, adesso siamo quelli che devono dare risposte. È più utile che continuare a fare domande».
Che senso ha il divieto di andare nelle trasmissioni Rai? La politica si fa con le ripicche?
«È una scelta condivisa con tutti e nasce dalla necessità di denunciare la mancanza di trasparenza e di un metodo comune. Io non ne sento la mancanza».
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Molti suoi colleghi sì, dicono sia controproducente.
«Nel 2013 abbiamo vinto senza andare un giorno in televisione».
Vinto no, ma siete andati oltre le previsioni, è vero. Cosa farete se il governo deciderà nuove restrizioni anti-Covid? O addirittura l'obbligo vaccinale?
«Siamo stati coerenti nella gestione della pandemia ascoltando le indicazioni del Cts e valutando di volta in volta l'andamento epidemiologico. Oggi come allora ci atterremo alle indicazioni.
Speriamo non servano nuove restrizioni, ma sappiamo che fuori dall'Italia la situazione è critica. Ho ascoltato quel che ha detto Mattarella all'inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza: se si fosse fatto un referendum, 9 italiani su 10 avrebbero approvato il vaccino.
Questa per me è una lettura da capo dello Stato: guardare ciò che gli italiani hanno fatto e capire quel che vogliono».
Vorreste Draghi come futuro capo dello Stato, ora che Mattarella ha escluso il bis?
«Non faccio totonomi, ma avrei gran piacere di avere una presidente donna».
Una donna purché sia?
«Deve avere un ruolo di garante ed essere di altissimo profilo, non vedo perché questi requisiti non possa averli una donna. Un nome ce l'ho, la sorprenderebbe, ma si figuri se lo brucio».
Il governo rischia di cadere nel 2022? Come temono sia Renzi che Di Maio?
«Questo governo sarà stabile finché continuerà a fare quello per cui è nato: la messa a terra del Pnrr e il completamento della campagna vaccinale».
Non è un programma troppo lungo. Berlusconi che loda il reddito di cittadinanza può far breccia tra i 5 stelle?
«Mi fa piacere abbia compreso l'importanza del reddito, ma l'elezione del presidente della Repubblica è una cosa seria e anche pensarlo mi pare fuori luogo».