DAGONOTA
Questo disgraziato sito ha soprannominato in modo benevolo Paolo Gentiloni come “er Moviola”. In realtà, il presidente del Consiglio ha una dote fondamentale: il coraggio. Lo dimostrano tre episodi recenti.
Il Primo. Angelino Alfano ha deciso di nominare il nuovo Rappresentante presso le Nazioni Unite. E ha scelto Luca Giansanti, attualmente a capo della direzione politica della Farnesina. Un ottimo diplomatico specializzato nelle relazioni multilaterali. Sostituirà Sebastiano Cardi, anche lui molto apprezzato all’estero.
Il problema è che sulla poltrona di New York ci aveva messo gli occhi Maria Angela Zappia, attualmente consigliere diplomatico della Presidenza del Consilio che Gentiloni ha ereditato da Renzi. E’ da parecchio che la Zappia, anche per ragioni personali, si vuole trasferire nella Grande Mela e lo ha più volte manifestato al nobile marchigiano seduto a Palazzo Chigi.
Il premier è d’accordo con la nomina di Giansanti, ma ha chiesto ad Angelino un favore: dillo tu alla Zappia; temendo chissà quale reazione scomposta della diplomatica…
Il Secondo. A Gentiloni dà tremendamente fastidio la fase piaciona della Boschi. Sempre in giro per il mondo, a farsi selfie con Trudeau, alla Mostra di Venezia, sulla Vespucci con gli allievi della Marina. Più volte ha ragionato: non è così che si comporta un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E negli occhi e nella memoria s’accendeva la lampadina di Gianni Letta.
Ogni volta che incrocia la Boschi nelle stanze del governo, però, Gentiloni cambia atteggiamento. E rivolto a Maria Elena, dice: “hai fatto benissimo a fare questo o quello”.
Il Terzo. Era noto anche ai poliziotti di guardia a Palazzo Chigi quanto il premier fosse contrario al voto di fiducia sulla legge elettorale. Era stato anche informato dell’intesa raggiunta fra Lotti e Tabacci per isolare Mdp. Ugualmente fantasticava su ipotetici voti “canguro” in grado di annullare la centinaia di voti segreti sul Rosatellum.
Ma è bastata una telefonata di Renzi a Gentiloni per far virare di 180° la posizione del premier.
Sarà l’approfondita lettura dei Classici, ma il presidente del Consiglio somiglia sempre più a Don Abbondio. E Manzoni scriveva: “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” …