Cristina Marconi per “il Messaggero”
Il Labour vuole abolire le scuole private come Eton, additate come responsabili delle profonde disuguaglianze sociali del Regno Unito, e intende restare neutrale in caso di un secondo referendum sulla Brexit. Sono queste due delle principali mozioni emerse dalla convention in corso a Brighton, dove nella tarda serata di ieri i delegati hanno deciso che nella probabile imminente campagna elettorale il Labour non farà campagna per il remain' e hanno approvato la linea del leader Jeremy Corbyn secondo cui la decisione sulla Brexit verrà rimandata a quando il partito sarà al governo e avrà negoziato un nuovo accordo su un'uscita dall'Unione europea più soft.
ISTITUTI STORICI
I pro-remain che da mesi avvertono che la mancanza di chiarezza sulla Brexit porterà a un'emorragia di voti sono stati sconfitti, sebbene il tentativo di defenestrare il viceleader Tom Watson, colpevole di chiedere una linea più netta sulla Ue, sia fallito dopo un intervento di Corbyn stesso. Tra le iniziative più vistose di questa conferenza c'è quella riguardante l'istruzione privata, che al di là delle grandi scuole storiche come Eton è molto diffusa nel paese, anche tra i laburisti.
bullingdon club osborne cameron e boris johnson
I delegati hanno chiesto di «integrare» questi istituti nel sistema pubblico e di «redistribuirne» i beni, soprattutto immobiliari, di eliminare i benefici fiscali di cui godono in quanto istituzioni caritatevoli e soprattutto di imporre alle università di non ammettere più di una certa quota di studenti provenienti da queste scuole: il 7%, una percentuale pari alla loro presenza nella società in generale.
L'associazione delle scuole private ha subito risposto a muso duro, promettendo che darà battaglia negli anni a venire sulla questione, e in molti hanno osservato come le scuole private di fatto tolgano pressione dal sistema nazionale, che si troverebbe ad aver bisogno di un aumento dei finanziamenti e, di conseguenza, della pressione fiscale.
Anche perché le scuole private, oltre ad essere diffusissime e a provvedere all'educazione di 600mila studenti, hanno i mezzi per occuparsi di chi ha problemi di apprendimento o disabilità e la loro nazionalizzazione' costerebbe allo stato circa 4 miliardi di sterline all'anno.
Con venti primi ministri britannici, compreso l'attuale, provenienti da Eton, i problemi di mobilità sociale sono in effetti particolarmente evidenti soprattutto se si guarda alle professioni più prestigiose, dalla politica ai tribunali al giornalismo, ma la proposta del Labour non sembra essere la risposta preferita dal pubblico: secondo YouGov solo il 22% degli elettori è d'accordo con l'abolizione delle scuole private, mentre il 50% è contrario.
Ma si tratta di una mossa altamente simbolica per scuotere il rigido sistema britannico di classi sociali, così come suggestiva è la proposta fatta dal cancelliere ombra John McDonnell nel suo intervento: ha promesso che un governo Labour accorcerà la settimana lavorativa portandola a quattro giorni, ossia 32 ore, a parità di salario, entro i prossimi dieci anni.
L' ULTIMA IDEA DI CORBYN SETTIMANA DI 4 GIORNI: NON SI VIVE PER IL LAVORO
Luigi Ippolito per il “Corriere della sera”
Più che al paradiso dei lavoratori, assomiglia al giardino dell' Eden dell' ozio: il socialismo che i laburisti di Jeremy Corbyn promettono di costruire in Gran Bretagna passa infatti per la settimana lavorativa di 4 giorni.
Dopo di che, tutti al pub. È la promessa contenuta nel manifesto lanciato ieri al congresso di Brighton: come ha detto il Cancelliere ombra dello Scacchiere, il marxista dichiarato John McDonnell, «si dovrebbe lavorare per vivere e non vivere per lavorare». Non è dunque tanto questione di «lavorare meno per lavorare tutti», come recitava un vecchio slogan: in Gran Bretagna c' è già praticamente un regime di piena occupazione. Si tratta invece proprio di recuperare tempo all' ozio creativo, alla riscoperta di se stessi e delle cose che contano: tramite una settimana di 32 ore distribuite su soli 4 giorni e vacanze annuali più lunghe.
Va detto che le reazioni del mondo dell' impresa non sono state pregiudizialmente negative: la direttrice della Confindustria, Carolyn Fairbairn, non ha chiuso la porta all' ipotesi, purché - ha sottolineato - si trovi il modo di incrementare la produttività. Che è uno dei grandi problemi dell' economia britannica. Sul versante laburista, va notato come il partito di Corbyn si stia posizionando sempre più decisamente sul terreno del populismo di sinistra: l' altra proposta choc emersa dal congresso di Brighton è l' abolizione delle scuole private, considerate una fucina del privilegio.
Idee che ben si incastrano in un programma che prevede la nazionalizzazione dei servizi pubblici e delle ferrovie ma soprattutto la confisca del 10 per cento delle azioni delle aziende con più di 250 dipendenti, in modo da distribuire la proprietà fra i lavoratori. Misure radicali, ma che incontrano il favore di larghe fasce dell' elettorato: e a Londra nessuno si sente di escludere, dopo le prossime elezioni, la formazione di un governo a guida laburista. Il paradiso dei lavoratori oziosi potrebbe non attendere così tanto.