Alessandra Ghisleri per "La Stampa"
La diffusione della pandemia a causa del Covid-19 ha avuto risvolti a livello nazionale non solo sotto l’aspetto sanitario, ma anche da un punto di vista economico e finanziario a causa dei diversi lockdown e chiusure che - a sorpresa - si sono alternati negli ultimi due anni. Ad oggi, prendendo in considerazione il livello economico delle famiglie, il 51,0% della popolazione dichiara di essere allo stesso livello pre-pandemico, mentre il 40,7% si sente più povero rispetto alla fine del 2019. A parte un 2,3% che si dichiara «fortunatamente» più ricco, cresce nell’arco di quasi un mese del 4,1% il pessimismo dell’indice di fiducia nel futuro economico, finanziario e lavorativo delle famiglie.
I più preoccupati tra coloro che si ritrovano ad avere un saldo negativo tra entrate e uscite (39,9%) sono stati rilevati nelle aree del centro-sud del nostro Paese e nella fascia tra i 25 e i 64 anni. In tutto questo il 79,3% degli intervistati segnala di aver verificato in prima persona un aumento del costo della vita.
Un cittadino su quattro (25,5%) lo identifica con il normale andamento dell’inflazione degli ultimi due anni, mentre il 53,8% ritrova l’origine proprio nella pandemia che con l’impatto della crisi sanitaria ha investito l’economia e il mercato del lavoro, causando anche un aumento dei prezzi delle quotazioni delle materie prime e dei trasporti. Questa percezione è dominante soprattutto tra gli over 45 nelle aree del nord del nostro Paese con una differenza di 6,3% rispetto al sud.
Per un cittadino su due (il 62,3% del 79,3% che ha segnalato un aumento dei prezzi) l’aumento dei prezzi riguarda tutti i prodotti in generale, mentre per un cittadino su quattro (il 31,5% del 79,3% di coloro che hanno indicato un aumento dei prezzi) l’incremento riguarda principalmente carburanti ed energia. A distanza di 20 mesi dallo scaturire dell’emergenza Covid si rilevano i cambiamenti che il contesto ha prodotto nella quotidianità degli italiani.
Lentamente, confidando nei vaccini, la maggior parte della popolazione cerca di avvicinarsi ad una situazione di «quasi normalità» nonostante per molti le difficoltà si siano spesso sovrapposte ponendo le persone a fronteggiare impegni più gravosi non solo economici. Un aspetto importante di cui tenere conto è che le emozioni e le percezioni indotte da una condizione complicata e difficile in cui si è immersi, sono capaci di protrarre il loro effetto nel giudizio -anche inconsapevole- di altri contesti differenti.
E così, se apparentemente non sembra facile trovare una correlazione diretta tra le intenzioni di voto e il carovita, la verità che ne emerge è che le continue stimolazioni dell’ambiente in cui viviamo influenzano notevolmente le nostre decisioni più di quanto siamo disposti ad ammettere. Molti politici, ogni giorno attraverso tv e social, inviano la loro visione sui temi di attualità attraverso messaggi personali in maniera più o meno compulsiva generando, a loro volta, consensi momentanei su più temi di attualità che rendono sempre più fluide e mobili le scelte di voto dell’elettore sottoposto ai diversi annunci.
Tuttavia l’aggregato non fa il totale, ossia non emerge un'unica strategia di insieme che possa produrre una adesione fedele ad un progetto politico a più ampio spettro e le variazioni nelle intenzioni di voto di settimana in settimana producono ben pochi cambiamenti lasciando i primi 4 partiti in un unico intervallo (previsto nell’errore statistico) nello spazio di 3,5 punti percentuali: Pd 19,4%, Fratelli d’Italia (FdI) 18,8%, Lega 18,0% e M5S 16,0%, con il 39,5% di indecisi e astenuti (+3,1% in 10 giorni). Tutte le altre formazioni, al di fuori di Forza Italia che sfiora l’8,0%, sono in lotta per la sopravvivenza per essere sopra la soglia prevista dall’attuale legge elettorale del 3,0%. Se non è stagnazione politica c’è da chiedersi per quanto terranno queste buone intenzioni…