DAGONEWS
DAVID SASSOLI URSULA VON DER LEYEN
Com'è 'sta proposta di Ursula? Sulla carta non malissimo per l'Italia, né una vittoria né una sconfitta di Conte. Ma il problema è proprio quel ''sulla carta'': presentandola oltre tre settimane prima del Consiglio europeo che dovrebbe discuterla e approvarla, la presidente della Commissione ha dato modo al "frugale" Rutte & co. di avere tutto il tempo per bombardarla e di logorarla. I tempi sono stati calcolati male, l'anticipazione non giova a chi vuole aumentare le risorse a disposizione.
URSULA VON DER LEYEN ANGELA MERKEL
E poi come mai si parla di soli 10 miliardi per l'Italia nel 2020? Perché, e ve lo abbiamo detto varie volte, a Bruxelles ci tengono (eufemismo) che l'Italia adotti il MES, e quindi vogliono mettere il governo in un angolo: i soldi ci saranno, dopo, solo se adesso ti prendi quelli dell'ex fondo salva-stati. Che, e anche qui lo ribadiamo per la milionesima volta, potranno anche essere senza condizionalità nelle intenzioni, ma nulla toglie che le varie clausole dei trattati (non abrogate) possano essere resuscitate in futuro.
Per farla breve: la Merkel per far ingoiare ai famigerati ''frugali'' il finanziamento a fondo perduto, ha bisogno di agganciarci un paracadute di rigore fiscale, così che se l'Italia dovesse fare l'allegrotta coi conti pubblici, arriva Regling a tirare la corda di emergenza.
Per questo appare come al solito inspiegabile la dichiarazione di quel tontolone di Gentiloni, che dopo aver proposto un fondo da 1500-1600 miliardi, poi arrotondato a 1500, infine smosciato a 1000, oggi definisce ''svolta senza precedenti'' la cifra di 750 miliardi, peraltro tutta ancora da concordare con i suddetti frugali.
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles
Tornando al Consiglio europeo del 18 giugno, sarà difficile che il Recovery Fund sia approvato in quella sede. Più facile che sia convocato un consiglio straordinario (tanto, non è che sia così difficile sincronizzare gli impegni da quando si fa in videoconferenza…) ai primi di luglio, quando la presidenza di turno dell'Unione passerà alla Germania. Angela come padrona di casa è decisamente più autorevole dell'attuale reggenza croata
In questa sede si dovrebbe precisare anche una proposta per dare fondi direttamente alle imprese e non solo agli stati.
Dall'Italia una delle spinte maggiori per puntellare la baracca arriva come al solito da Mattarella, essendo il Quirinale, soprattutto negli ultimi anni, l'unica vera autorità riconosciuta all'estero. I governi durano in media un anno, ma dal Colle non si scende prima dei 7 (9 per Napolitano). Le sue telefonate con Macron e Steinmeier, il filo diretto plurisettimanale con Davide Sassoli hanno puntellato la linea europea che riserva all'Italia il grosso dei fondi.
Con la Merkel, l'obiettivo primario della mummia sicula è non far cadere l'Italia sotto i colpi della speculazione internazionale, visto che la Germania ha la tagliola della Corte Costituzionale che potrebbe legare le mani dietro la schiena della BCE. Non un centesimo può essere sprecato a fronteggiare le scommesse dei mercati.
Invece Sassoli, nel suo ruolo di presidente dell'Europarlamento, si sbatte come un moulinex con i leader stranieri e si sta accreditando anche come potenziale premier dopo-Conte visto che servirà qualcuno conosciuto a Bruxelles.
Già, che fare di Conte dopo l'estate? Per quante previsioni si possano fare, c'è un minuscolo e letale dettaglio che può cambiare tutto: il virus. Nessuno sa bene cosa succederà quest'estate e tantomeno in autunno, quando il ritorno dell'epidemia da Covid-19 è praticamente sicuro, alimentato da temperature più fredde e vita al chiuso. Governi, partiti, sherpa e manovratori si muovono a tentoni, navigano a vista, non potendo fare piani a medio termine.
SERGIO MATTARELLA DAVID SASSOLI
Crisi esclusa, per ora al massimo si può parlare di rimpasto. Chi vuole indebolire Conte, ebbro del potere che si è auto-conferito a botte di decreti, punta a sostituire qualche casella, tre ministri grillini di qua, due piddini di là. Ma più di questo non si può parlare, al momento, visto che una crisi di governo farebbe esplodere la crisi nei 5 Stelle, tenuti insieme solo dalle poltrone.
Il Pd non ha un vero leader, e pure Mattarella non ha davanti un periodo facile: malgrado quello che scrive il quirinalista del Corriere Marzio Breda, la faccenda del CSM va affrontata più prima che poi. La riforma di un organo di rilevanza costituzionale non può non passare per le mani del Presidente della Repubblica, che per di più lo presiede. Troppe patate bollenti tutte insieme, e lo schiavo di Casalino può continuare a spuntarsi il ciuffo negli uffici di Palazzo Chigi.
klaus regling angela merkel emmanuel macron