DAGOREPORT
C'è un nuovo Ministro dopo Sangiuliano in fuga, quindi arriva la pace col Cinema italiano? Manco per sogno. Giuli deve stare molto attento ai tamburi che annunciano guerra contro di lui: non ci sarà luna di miele, e neppure una breve tregua, come indicano le prese di posizione di un settore esasperato dall'accoppiata lungaggini-demagogia di Sangiuliano (che tra le motivazioni delle sue dimissioni aveva inserito pure l'essersi "attirato molte inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema").
Gli esasperati sono un esercito. E hanno finito la pazienza e la prudenza. Tutti preoccupati per l’inadeguatezza dell’ex giornalista di Libero e Il Foglio trasformato dalle Meloni in Ministro, un tipino col sorriso prestampato della presa per i fondelli che non ha mai governato istituzioni complesse e neppure ha esperienze manageriali (visto il maxi-flop al MAXXI).
gennaro sangiuliano alessandro giuli
Non conosce il funzionamento del settore e pare abbia promesso a Sangiuliano di non toccare nulla della collezione dei suoi capolavori al ministero della Cultura.
I più arrabbiati sono i lavoratori, le maestranze e le associazioni di professionisti riuniti sotto la sigla 'Siamo ai titoli di coda', che ha già minacciato manifestazioni di piazza contro l'indifferenza del Ministero.
La chat di centinaia di operatori denominata TUSMA (che portò anche alla affollatissima manifestazione contro le misure di Sangiuliano al Cinema Adriano il 5 aprile scorso) è agguerrita: non ne possono più - nonostante la spola di buona volontà del Sottosegretario leghista Lucia Borgonzoni tra Gabinetto e Uffici ministeriali - dei capricci "anti-terrazze di sinistra" voluti da Genny, il cui principale risultato sono state le modifiche della legge Cinema, ma soprattutto il rinvio-dopo-rinvio che sta bloccando i finanziamenti del tax credit.
Se sono agguerriti CentoAutori, ANAC, WGI (le associazioni di autori e sceneggiatori), o gli attori di UNITA, anche i Sindacati si preparano alla guerra: durante il Festival di Venezia, in una riunione a porte chiuse la CGIL ha presentato delle rilevazioni tra i lavoratori dei set cinematografici da cui emerge un tracollo del lavoro: dopo la crescita degli anni scorsi (209.315 giornate contributive totali nel 2023 a fine agosto) nel 2024 alla fine agosto il dato si sarebbe ridotto a 94.117 giornate.
alessandro giuli - tatuaggio con l aquila fascista sul petto
Caduta dell'occupazione dovuta alle lungaggini di Sangiuliano, per l'incertezza sulla normativa. E qui, vero capolavoro di Genny in Boccia: sono altrettanto imbufaliti dei sindacati i gruppi multinazionali: molte produzioni estere sono state spostate all'estero, vista l'incertezza sulle regole e sugli incentivi protratta all'infinito.
Basta fare un giro per gli Studios di Cinecittà per vedere quanto siano vuoti, dopo la fuga di molti produttori internazionali. Pazienza finita anche per i pur diplomatici Produttori dell'ANICA: il Presidente Habib ha detto a Repubblica che Sangiuliano non ha mai capito come funziona questa industria.
E le celebrità non hanno lasciato solo Nanni Moretti ("Battiamoci contro questa bruttissima legge"): la rivelazione di Venezia Maura Delpero, vincitrice del Leone d'Argento con "Vermiglio", ha denunciato: "Senza i contributi, non avrei mai potuto fare il mio film".
E un moderato come Gabriele Muccino ha rincarato: "Sangiuliano ha messo in ginocchio il cinema italiano". Tutte pessime avvisaglie per Alessandro Giuli. Non ci saranno tregue per lui, che rischia di vedersi addensare sul capo brizzolato le colpe di Gennaro, e ogni incertezza, rallentamento, sbandamento demagogico-sovranista di cui sarà responsabile.
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