DAGOREPORT
giorgia meloni e joe biden nello studio ovale 9
Se Trump si riprende la Casa Bianca, per Giorgia Meloni la situazione si fa difficilissima. Già piombata da tanti incubi domestici (finanziaria per aria, Mes da ratificare, Pnrr in grave ritardo) - roba da far tremare le vene e i polsi con tre partiti di governo impegnatissimi a sfancularsi ogni giorno - sul quaderno dei dolori deve aggiungere quelli di politica europea e quelli di politica internazionale.
E’ ormai chiaro che, dopo il suo no masochista a Ursula del 18 luglio, il quartetto Scholz-Macron-Sanchez-Tusk conduce le danze e non nasconde che mira apertamente a indebolire il suo governo, mettendo in moto ogni “rappresaglia’’ economica possibile per farlo cadere prima del 2027, fine della legislatura.
EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - PEDRO SANCHEZ - DONALD TUSK
(Se non ci pensa prima un colpo di testa del “vannaccizzato” Matteo Salvini, apparecchiando un secondo Papeete – cosa che potrebbe accadere in caso di sconfitta del suo Edoardo Rixi alle prossime regionali liguri per la sostituzione del reietto Toti – i sondaggi sono a favore della sinistra).
Con l’uscita di Santiago Abascal e dei suoi camerati di Vox verso il novello gruppo di Orban-Salvini-Le Pen, si è indebolito il gruppo dei conservatori di Ecr, che lei presiede, col sorpasso dei Patrioti, amici di Putin e di Trump.
giorgia meloni bacia santiago abascal atreju
Anche sul fronte Nato, la Giorgia nazionale ha ricevuto uno schiaffone in faccia dal segretario uscente Jens Stoltenberg con la nomina dello spagnolo Javier Colomina come rappresentante speciale per il fronte Sud dell’Alleanza Atlantica.
Con l’arrivo a Downing Street di Keir Starmer, che ha subito cassato la deportazione di migranti in Ruanda ideata dal suo amico Sunak, la 47enne ex compagna di Andrea Giambruno si è ritrovata sola e isolata con il suo strombazzato progetto di aprire per chi sbarca a Lampedusa campi di segregazione in Albania, in combutta con Edi Rama.
ROBERTO VANNACCI MATTEO SALVINI
Ancora guai: Ursula vuole i nomi di un uomo e di una donna dai governi per ogni commissario e sarà poi lei a scegliere, a suo insindacabile giudizio.
Quindi il nuovo Parlamento, che dovrà esaminare i vari commissari, non aspetta altro che di bocciare Raffaele Fitto che, quando va bene, parla un inglese maccheronico. Ma sulla testa del ministro del Pnrr grava la nube di ricevere da Ursula un ruolo di commissario di secondo piano che Meloni rifiuterà sdegnata, preferendo tenerlo alla gestione del Pnrr, in gravissimo ritardo.
raffaele fitto e giorgia meloni ad aosta
Se poi a novembre Trump si riprende la Casa Bianca, per la Melona non basterà cambiare casacca, avendo contro il Donald italiano della prima ora, Matteo Salvini. Una volta arrivata a Palazzo Chigi, la premier della Garbatella ha sempre sbandierato la bandiera atlantista, sposando da subito la causa Ucraina, con abbracci a Volodymyr Zelensky e viaggi a Kiev in compagnia del fedelissimo Fazzolari - molto sensibile al conflitto dividendo la sua vita, come il ministro Urso, a fianco di una compagna ucraina.
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
"Metterò fine alla guerra". E' stato il perentorio messaggio consegnato dal ricandidato presidenziale Donald Trump all’ex comico ucraino, ribadito in un comizio dal suo vice JD Vance in maniera più spiccia: gli Stati Uniti ‘’non hanno alcun interesse’’ a sostenere economicamente e militarmente la causa ucraina, già costata agli americani, dal febbraio 2022 ad aprile 2024, la sommetta di 175 miliardi di dollari, secondo i dati del CFR (Council of Foreign Relations). Bagno di sangue anche per i 27 paesi dell’Unione Europea: 156 miliardi di euro in aiuti militari, finanziari e umanitari.
Ecco perché la Ducetta, dentro di sé, fa il tifo per la vittoria di Kamala Harris. Con lei, che si manterrà fedele alle linee guida di Biden (è probabile la riconferma del segretario di Stato Antony Blinken), la Meloni avrebbe un colloquio più agevole rispetto all’”America First” di Trump e Vance.
Intanto, approfittando di un’America distratta dalle presidenziali, la nostra “Giovanna d’Orco” decollerà per Pechino dove incontrerà il presidente Xi e il premier Li Qiang, ancora irritati con palazzo Chigi per aver fatto slittare di una settimana un incontro stabilito da tempo (per la Melona viene prima il problema Rai).
Comunque, non sarà una trattativa eclatante. Di grosso, in ballo, c’è soprattutto lo sbarco in Italia delle auto elettriche cinesi che dovranno vedersela con quelle di Stellantis. Un negoziato che arriva in un momento in cui una pesante crisi ha investito il settore – vedi il tonfo della Tesla, che ha visto crollare l’utile del 45% nel secondo trimestre del 2024.
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