DAGOREPORT
Il sistema con il quale i fratellini d’Italia stanno occupando tutte le caselle del potere non s’era mai visto, né nella Prima, né nella Seconda Repubblica. Mai vista una così fagocitante presa di potere.
Una abbuffata compulsiva di incarichi, con il coltello tra i denti e la bava alla bocca, distribuita ad amici degli amici, spesso senza tener minimo conto della loro competenza specifica, che squaderna la smania di rivincita di una generazione di post-fascisti ed ex missini svezzata a pane, livore e irrilevanza nell’estrema destra del Fronte della Gioventù, tra Campi Hobbit e libri di Julius Evola (altro che Tolkien).
IL CASO FINCANTIERI
Il Governo Ducioni ha offerto ufficialmente, rimasta vacante dopo il suicidio del generale Claudio Graziano, al Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta.
Una demenziale proposta voluta da Palazzo Chigi come una sorta di promoveatur ut amoveatur, visto che il Governo gli addebita la mancata previsione della voragine causata dal Superbonus grillino nelle casse già dissestate dello Stato.
Insomma: un calcione, anche mal camuffato, per allontanare Mazzotta dalla stanza dei bottoni della Ragioneria dello Stato, che ha come principale obiettivo istituzionale quello di garantire la corretta programmazione e la rigorosa gestione delle risorse pubbliche.
L’alto funzionario, in carica dal 23 magio 2019, si è riservato di riflettere sulla proposta e vuole ben ponderare, prima di accettare l’incarico. Soprattutto perché la presidenza del colosso navale è strettamente connessa al mondo militare.
La partecipata si occupa di fregate, siluri, sonar, e infatti finora il ruolo di presidente è sempre stato occupato o da militari (come appunto Graziano) o da ambasciatori esperti di intelligence (come Giampiero Massolo).
Per sostituirlo, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti ha in mente il nome della fidata Daria Perrotta, attualmente capo dell’Ufficio legislativo del Mef.
Il leghista di Cazzago Brabbia spera di portare a casa la nomina dopo aver dovuto ingoiare il rospo della riconferma di Dario Scannapieco alla guida di Cassa depositi e prestiti: da ministro dell’Economia, Giorgetti avrebbe voluto dire la sua su Cdp, che dal Mef dipende, e invece ha dovuto fare pippa di fronte all’autoritarismo di Giorgia Meloni e Giovanbattista Fazzolari.
La Fiamma Magica di Palazzo Chigi, sempre più tragica, sempre più posseduta dalla sindrome di accerchiamento, diffidente com’è anche verso i fratelli d’Italia che non hanno radici nello zoccolo duro del post-fascismo (vedi gli ex democristiani Crosetto e Fitto o l’ex magistrato Nordio; ma perfino un ex finiano di Alleanza Nazionale come Mantovano, per i duri e puri, non possiede i 4/4 di nobiltà missina); dunque la Giorgia e il Fazzo sacrificherebbero il nome del candidato che circolava tra gli addetti ai lavori per la presidenza di Fincantieri, quello di Giuseppe Cossiga.
Il figlio del Gattosardo, già sottosegretario alla Difesa con il governo Berlusconi, legato da profonda amicizia alla Melona e al ministro della Difesa Guido Crosetto, ma soprattutto, a differenza del Ragioniere generale dello Stato, con una solida conoscenza del settore in cui opera Fincantieri, testimoniata da due anni di presidenza dell’Aiad (la “Confindustria della Difesa” in passato presieduta da Crosetto).
PROTEZIONE CIVILE
FABIO CICILIANO - ALFREDO MANTOVANO
A conferma dell’abuso operandi con cui si sgoverna ai tempi del Governo Ducioni, c’è l’incredibile sostituzione di Fabrizio Curcio dal Dipartimento della Protezione Civile, la struttura alle dipendenze della presidenza del Consiglio che gestisce le emergenze e le situazioni di rischio.
A differenza del reietto Mazzotta, Curcio è uno stimato ingegnere e funzionario che aveva già guidato la Protezione Civile dal 2015 al 2017, che non ha Superbonus miliardari da espiare: è stato liquidato intanto perché ha lo stigma di essere stato nominato nel 2021 dal governo di Mario Draghi.
Secondo, e più importante motivo: la Ducetta ha molto apprezzato Fabio Ciciliano nel suo ruolo di commissario straordinario per l’emergenza di Caivano, disgraziata località campana teatro di un orribile caso di stupro ai danni di due ragazzine di 10 e 12 anni che dette vita alla grancassa “legge & ordine” della propaganda melononiana.
Fabio Ciciliano, napoletano classe 1972, dirigente medico della Polizia di Stato, dotato di ben tre lauree, ha sovrinteso all’assistenza medica in occasione di grandi eventi a Roma, come i funerali di papa Giovanni Paolo II; poi del terremoto all’Aquila del 2009 e in Emilia-Romagna nel 2012; infine ha partecipato alle missioni in Giappone dopo il caso Fukushima, nel 2011, non sia un deus ex machina della Protezione Civile.
FABIO CICILIANO - ALFREDO MANTOVANO
Skill non esattamente in linea con una struttura delicatissima che abbiamo imparato purtroppo a conoscere bene negli ultimi decenni per via di innumerevoli disastri, tra terremoti e alluvioni, che hanno ferito il nostro Paese. Ma, dopo Caivano, Ciciliano dalla sua ha un consolidato rapporto di fiducia con Giorgia Meloni e con il sottosegretario Alfredo Mantovano.
SPORT E SALUTE
Altro giro, altra “marchetta” in arrivo. A settembre l’amico della famiglia di Arianna Meloni, Giuseppe De Mita, sarà pronto ad approdare al vertice di Sport e Salute, la società pubblica cassaforte dello sport.
giuseppe de mita foto mezzelani gmt53
Recentemente il figlio dello storico leader democristiano Ciriaco era salito alle cronache per aver rifiutato la poltrona di amministratore delegato di Cinecittà Spa, al posto di Nicola Maccanico, accontentandosi umilmente di rimanere parcheggiato come consigliere del Cda.
Ora, dietro quel sorprendente no alla prima poltrona di Cinecittà Spa, “ci sarebbe la possibilità di un salto di qualità all’interno Sport e Salute, in cui già si occupa di progetti specifici di marketing”, scrive il ben informato Stefano Iannaccone sul quotidiano “Domani”.
L’articolo continua: “Se non diventerà dg, acquisirà comunque maggiore peso in altri modi. È questo il pensiero delle sorelle Meloni, Arianna in testa, che vanta un solido legame con il rampollo di Nusco.
La battaglia ha un risvolto politico: con De Mita, FdI metterebbe del tutto le mani sulla gestione della società, facendo asse pieno con il presidente, Marco Mezzaroma, amico di vecchia data di Giorgia e Arianna Meloni. L’imprenditore ha già voluto nell’organigramma un ruolo specifico: il capo dello staff presidenziale, Marco Sanetti”. Non solo: De Mita vanta una lunga amicizia con Mezzaroma, di cui è stato testimone alle sue sfortunate nozze con Mara Carfagna.
Ma c’è un “ma”. Nei palazzi romani molti si chiedono come verrà presa la decisione delle Sister meloniane per il "De Mita minore" da parte del ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti.
Infatti, il ruolo previsto per il rampollo di Ciriaco è attualmente occupato da Diego Nepi Molineris, con la doppia funzione di direttore generale e di amministratore delegato, nominato a suo tempo dal leghista varesotto.
AMORALE DELLA FAVA
Il metodo Due-Meloni è più secco di un colpo di manganello: promuoviamo i nostri, meglio se amici, anzi, fedelissimi: o con noi o contro di noi. Una logica da clan (eufemismo) che fa a pugni con il tanto decantato Ministero per “il merito” che la Ducetta ha introdotto, accostandolo a quello dell’Istruzione, a inizio del suo mandato.
GIORGIA MELONI LEGGE IL SIGNORE DEGLI ANELLI marco mezzaroma mara carfagna marco mezzaroma mara carfagna giancarlo giorgetti alla camera giuseppe de mita foto mezzelani gmt51 marco mezzaroma foto mezzelani gmt020 giuseppe de mita foto di bacco Fabio Ciciliano DARIA PERROTTA