DAGOREPORT
La misteriosa morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi si arricchisce di giorno in giorno di dettagli suggestivi. Il presidente del regime teocratico era di ritorno da una visita in Azerbaigian, quando il suo sgangherato elicottero Bell 212, vecchio di 40 anni, si è schiantato al suolo.
Come Dago-dixit, Baku è il primo fornitore di petrolio di Israele e tra le intelligence di Tel Aviv e quella azera intercorrono ottimi rapporti di collaborazione, al punto che gli 007 dell’ex Repubblica sovietica vengono addestrati dal Mossad. Inoltre, si vocifera che in Azerbaigian ci siano delle basi segrete israeliane. Tutti elementi che non spiegano ma disegnano un contesto.
ARRIVO DELLA BARA DI EBRAHIM RAISI ALL AEROPORTO DI TEHERAN
A rendere più fumosa la morte di Raisi è il complesso scenario di potere iraniano, dove nessuna autorità, neanche l’ayatollah, ha un vero potere assoluto. A Teheran si muovono inoltre due servizi di intelligence paralleli: quello ufficiale e quello dei pasdaran. Per la successione, l’autorità suprema, l'84enne Khamenei, ha spianato la strada al figlio, il 55enne Mojtaba.
A questa trasmissione ereditaria del potere, che gode del favore dei pasdaran, si oppone un vasto fronte, capeggiato dal figlio dell’ex ayatollah, Khomeini, che accusa Khamenei di aver non solo rimosso la memoria del fondatore della Repubblica islamica, ma anche di aver rinnegato l’essenza stessa della rivoluzione, in una spirale familistica di ambizione e comando.
incidente elicottero di ebrahim raisi
In questa “Succession” in salsa sciita si apre un’altra sfida per il posto di presidente, lasciato vacante da Raisi: i più quotati a contendersi la poltrona sono l’ex sindaco di Teheran, Mohammed Baqer Ghalibaf, estremista di destra e attualmente potente speaker del Parlamento (da due legislature), e Ali Larijani, ex segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, considerato un moderato e la cui candidatura, per questa ragione, fu bocciata alle presidenziali del 2021 dal Consiglio dei Guardiani della Costituzione.
Il guazzabuglio di potere in Iran e le imponderabili conseguenze della morte di Raisi hanno creato delusione in Netanyahu, che sperava in uno stop ai colloqui tra Usa e Teheran in Oman.
A quei negoziati, che puntano ad evitare un’ulteriore escalation nel Golfo, per conto dell’Iran, partecipava il vice ministro degli esteri, Ali Bagheri, ora salito di grado e diventato ministro, dopo la morte del titolare del dicastero, Hossein Amirabdollahian, deceduto in elicottero con Raisi. Bagheri, al suo posto nei colloqui con gli Stati Uniti, ha piazzato un suo fedelissimo. In barba ai pasdaran (e a Netanyahu).
ghalibaf HOSSEIN AMIRABDOLLAHIAN BENJAMIN NETANYAHU ALL ONU DENUNCIA IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO IL MINISTRO DEGLI ESTERI IRANIANO HOSSEIN AMIRABDOLLAHIAN E UN ALTRO FUNZIONARIO NELL ELICOTTERO DI RAISI Netanyahu Benny Gantz Yoav Gallant KHOMEINI