DAGOREPORT
Nel guazzabuglio all’italiana sulla rete unica a banda larga che vede furiosi, coltello tra i denti, Gubitosi di Tim versus Starace-Bassanini di Enel-Oper Fiber, è spuntato il terzo incomodo: Vivendi. Il gruppo transalpino di Vincent Bollorè è azionista di maggioranza di TIM con il 23,68%, e l’Ad Arnauld de Puyfontaine nello scorse settimane ha avuto varie divergenze con Gubitosi.
In Italia Bollorè, dovunque ha messo le manine, ha sempre perso una barca di soldi, da Mediobanca a Mediaset (la diatriba giudiziaria con Piersilvio Berlusconi va avanti da un tribunale all’altro), e non è per niente convinto che convenga inimicarsi il governo sulla rete unica: i conti della telecom vanno malissimo (31 miliardi di debiti lordi) e si deve trovare un accordo.
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
Facile a dirsi. Perché tutti gli uomini in campo hanno, diciamo così, una “sensibilità diversa”. Sia Gubitosi con FiberCop sia Starace-Bassanini con CDP vogliono il comando delle rete unica, mentre i 5stelle per bocca di Patuanelli e Buffagni (e Grillo soprattutto) hanno detto e ripetuto che deve essere indipendente e sotto il controllo dello Stato. Nel mezzo il Pd diviso.
Da una parte c’è il ministro del Mef Gualtieri che prova ad avere la siringa piena e la moglie drogata, agitando la Golden Power. Scrive Giovanni Pons su “la Repubblica, ‘’Gualtieri non è favorevole al fatto che Tim possa controllare la futura società della rete ma considera il primo passo che ha in programma la società guidata da Luigi Gubitosi, cioè lo scorporo della rete secondaria con l'ingresso di nuovi soci, un primo passo importante per arrivare all'obbiettivo rete unica. E anche l'ingresso, in questa nuova compagine (FiberCop), del fondo Usa Kkr con una quota del 38% a fronte di un esborso di circa 1,8 miliardi, è valutato positivamente dal Mef. Anche perché il governo non vuole essere accusato dagli americani di opporsi a un'operazione di mercato”.
Dall’altra parte non c’è solo Delrio che getta nel cestino il tentativo di mediazione di Gualtieri ma sbuca anche la “voce” di Zingaretti, ossia l’ex assessore allo sviluppo economico della Regione Lazio, oggi il sottosegretario allo sviluppo economico, Gian Paolo Manzella. E ambedue sono d’accordo con i 5stelle: anche mettendo regole e clausole alla Tim, con il governo che può intervenire quando vuole, prima o poi, si finisce in tribunale.
giuseppe conte gian paolo manzella riccardo fraccaro
Visto che Gubitosi ha fatto già sapere che, all’indomani di una eventuale fusione con Open Fiber, vuole mantenere la maggioranza in modo che la rete unica garantisca i suoi debiti: così dovrebbe essere Tim a nominare l'amministratore delegato e la maggioranza dei consiglieri del cda, lasciando alla Cdp la poltrona del presidente e la possibilità che alcune decisioni strategiche vengano prese a maggioranza qualificata.
Il piano che Gubitosi vede come un incubo è firmato dal presidente di Open Fiber, quel vecchio diavolo di Franco Bassanini (l’ottuagenario da sempre molto vicino a Fabrizio Palermo). Ossia “chiamare a raccolta in Open Fiber oltre ai due soci al 50% Cdp ed Enel anche altre telco (Vodafone, Wind, Iliad, Tiscali, Sky, Sorgenia, Tiscali), e investitori infrastrutturali (Kkr, Macquairie, i fondi pensione, le casse di previdenza) per raccogliere le risorse necessarie per un piano di copertura integrale del territorio nazionale con la fibra”. Dunque: CDP - che ha in tasca il 10% di Tim - senza nessun esborso di “dindi”, alleandosi con Open Fiber, avrebbe il controllo della Rete unica, senza correre il rischio di picchiarsi con soci privati.
LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI
E’ molto probabile, visto il bordello, che il prossimo 31 agosto il cda di Telecom deliberi sulla creazione della propria rete, FiberCop, imbarcando il fondo Kkr e Fastweb, ma non si riesca ad arrivare a un accordo sui passi successivi. Il motivo è semplice: come gran parte delle iniziative del governo, il voto delle Regionali sta immobilizzando le mosse di tutti i partiti. Se ne riparlerà dopo il 20 settembre, campa cavallo che la fibra cresce…
PS
La battaglia sulla società unica della rete sta facendo felici molti consulenti. L’Ad di Vivendi, Arnauld de Puyfontaine, ha arruolato il guroweb Andrea Pezzi mentre Tim ha preferito affidarsi al vecchio giro Bisignani/Scaroni: il banchiere della Rothschild Alessandro Daffina e Roberto Sambuco, partner dello studio Vitale & C.
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