GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI - PATRIZIA SCURTI
DAGOREPORT
Quanto conta Antonio Tajani in Forza Italia? Poco o nulla. E’ una sorta di “re travicello”, declinazione nobile per dire amministratore di condominio. Gestisce ma non comanda. I proprietari di Forza Italia sono Marina e Pier Silvio Berlusconi, chi tiene in mano 10 per cento del partito sono tre boss: Occhiuto in Calabria, Schifani in Sicilia e Martusciello. E Tajani viene chiamato, al limite, per sparecchiare quel che hanno apparecchiato in altre sedi. Stendiamo poi un velo pietoso sulle sue capacità di ministro degli Esteri.
gianni letta foto mezzelani gmt42
L’ennesima riprova di questa sostanziale irrilevanza è l’incontro, avvenuto mercoledì 11 settembre, tra Marina Berlusconi e Mario Draghi nella residenza milanese della primogenita del Cav. A organizzare il faccia a faccia è stato Gianni Letta e quel merluzzone di Tajani non era stato informato. L'ha letto come tutti noi sui giornali. Forse non a caso, visto che i due non si amano.
Tra l’89enne “Eminenza azzurrina” e Draghi corre invece buon sangue sin dai tempi in cui l’economista ex Goldman Sachs fu nominato, nel 2005, governatore della Banca d’Italia dal secondo governo Berlusconi.
Ad “accompagnare” Draghi a Palazzo Koch fu proprio l’intervento decisivo di Letta: il predestinato all’incarico era Vittorio Grilli ma “zio Gianni” convinse l’amico Silvio a un cambio di cavallo in corsa e a virare su Mariopio.
MARIO DRAGHI AL TEMPO DELLE DONNE
Tra i due ci fu qualche ruggine, un secondo dopo la nomina, quando Berlusconi invitò Draghi per un vis-à-vis a palazzo Grazioli. Il neo governatore, dall’alto della sua gesuitica esperienza, considerò “inopportuno” il bacio della pantofola al premier e declinò la proposta facendo incazzare “Sua Emittenza”. Ma questa è un’altra storia.
Letta, saputo che Draghi il 12 settembre sarebbe stato a Milano per partecipare all’evento “Tempo delle Donne 2024”, organizzato da Rcs-Corriere della Sera, ha pensato di organizzare il rendez-vous tra l’ex Bce e Marina. Una di quelle idee last minute che si giustificano facilmente: “Già che sei qui…”, “Marina vuole tanto conoscerti”, e via argomentando.
L’ex presidente del Consiglio, in passato poco incline a incontri “social”, ha accettato di buon grado. Così come ha detto sì all’invito di Giorgia Meloni per una chiacchierata a palazzo Chigi il 18 settembre.
Dopo il "frontale" ricevuto dai partiti quando si propose per il Colle nel 2022, Mariopio ha capito di dover essere meno ostico, meno “choosy”, con politici e partiti: se vuole salire al Quirinale nel dopo-Mattarella, ha bisogno di farsi amare, di apparire “amico”, sicuramente meno snob.
Dicevamo di Tajani. L’iniziativa di Letta l’ha spiazzato: ha scoperto dell’incontro dai giornali e ha fatto la figura del tordo agli occhi degli alleati di Lega e Fratelli d’Italia e persino nel suo stesso partito. Fedele alla regola “se non sai, non sei” (se non hai contezza di quel che accade, sei un comprimario), è stato evidente a tutti che l’ex monarchico conta come il due di bastoni con briscola a spade.
MARIO DRAGHI AL TEMPO DELLE DONNE
E fosse solo un problema di orgoglio ferito! Purtroppo per lui non c’è in ballo solo l’autostima. Tajani trema all’idea che Draghi e i Berlusconi possano minacciare i suoi orticelli presenti e futuri. L’ambizione di Pier Silvio di scendere in politica alle elezioni politiche del 2027, sostenuta dalla volontà di Silvia Toffanin che già si immagina first lady, è il segnale che è ormai spianata la via che lo condurrà ai giardinetti.
Se l’ad di Mediaset vuole prendere le redini di Forza Italia (nonostante la netta contrarietà di Letta e della sorella Marina), soprattutto per non lasciare il partito ai “portatori di voti” Occhiuto-Martusciello-Schifani, per Tajani si profila un posto nelle retrovie. Nella peggiore delle ipotesi, tornerà sul divano di casa, visto che nel 2027 avrà 74 anni. Troppi per un front-runner.
fedele confalonieri premio guido carli 2023
E se Draghi briga per un futuro al Colle, il ministro degli Esteri vede sfumare il sogno di diventare il primo presidente della Repubblica di centrodestra. Almeno questa è stata la promessa ricevuta da Giorgia Meloni: sostienici in Europa, lavora per noi a Bruxelles con il Ppe e non rompere troppo i cojoni a Palazzo Chini: in cambio, nel 2029, ti sosterremo per il Quirinale come nostro candidato.
Ps. In zona Arcore si segnala il definitivo declino di Confalonieri, Galliani e Dell’Utri come mediatori con la famiglia Berlusconi. I figli del Cav si muovono ormai in piena autonomia che sono apertamente l'uno contro l'altro sulla possibile discesa in campo politico.
MARINA PIER SILVIO E PAOLO BERLUSCONI adriano galliani antonio tajani a monza 2 GIANNI LETTA GIORGIA MELONI