Sergio Rizzo per "Corriere Economia-Corriere della Sera"
Giovanni De GennaroDella nomina dell'ex capo della polizia Giovanni De Gennaro alla presidenza della Finmeccanica tutto si può dire tranne che sia stata una sorpresa. Il suo nome circolava da settimane, se non addirittura da mesi. Intervistato da Radio24 alla fine di maggio Luigi Bisignani, ex giornalista dell'Ansa autore con Paolo Madron del libro «L'uomo che sussurra ai potenti», considerato uno dei più ascoltati «suggeritori» di nomine pubbliche rimasto impigliato nell'inchiesta sulla P4, diceva: «In Finmeccanica credo che alla fine andrà il prefetto Gianni De Gennaro».
GIOVANNI DE GENNAROConsiderando la competenza di una tale fonte e la considerazione di cui l'ex sottosegretario alla presidenza del governo di Mario Monti gode presso il Quirinale, le cui indicazioni in certi casi sono fondamentali, la cosa poteva sembrare addirittura scontata.
Ma il 29 maggio, e questa sì che è stata una sorpresa, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni ha deciso di sospendere le nomine che dovevano essere fatte di lì a qualche ora, annunciando una iniziativa clamorosa: basta con i vecchi metodi di designazione dei vertici delle aziende pubbliche intuitu personae da parte del governo, dei partiti o dei singoli politici com'era accaduto finora. Le nomine avrebbero dovuto seguire precisi criteri di competenza, professionalità e merito.
Sergio RizzoEcco allora spuntare una lunga e laboriosa mozione in Senato, e subito dopo una direttiva ministeriale piena zeppa di prescrizioni categoriche in linea con i principi contenuti in quel documento parlamentare: assenza di condanne penali o di un semplice rinvio a giudizio, di incarichi politici e soprattutto di conflitti d'interesse.
Prescrizioni che avrebbero dovuto scrupolosamente osservare, nella selezione delle rose dei candidati alla carica di amministratore ben due cacciatori di teste. Non bastasse, per essere proprio sicuri di aver scelto bene, le nomine andrebbero sottoposte al giudizio di un Comitato di garanzia di tre saggi guidato dall'ex presidente della Consulta Cesare Mirabelli.
Il risultato è che quando dieci giorni dopo quella direttiva si tratta di nominare il presidente della Finmeccanica, il Tesoro propone come nulla fosse il nome del prefetto Giovanni De Gennaro. Ovvero colui che ben prima dell'introduzione di quelle procedure «efficienti e imparziali» veniva pronosticato come il destinatario più probabile del prestigioso incarico.
Luigi BisignaniImpossibile dimostrare, come sostengono i bene informati, che la scelta sia stata frutto di pressioni degli Usa, anche se i loro interessi in questa partita sono ben visibili. Basta ricordare che nel gruppo Finmeccanica c'è la Drs, azienda americana acquisita a prezzi stratosferici anni fa che lavora per la sicurezza statunitense.
È certo però che la decisione spazza via pure le indiscrezioni di qualche giorno prima, secondo cui lo stesso ex capo della Polizia avrebbe fatto sapere di non ritenersi la figura più adatta per quel ruolo. E viene superata in un amen anche l'obiezione sollevata da taluni, quella che riguardava il possibile conflitto d'interessi previsto dalla legge Frattini del 2004, per cui chi è stato al governo non può ricoprire per almeno un anno dalla scadenza del mandato incarichi in società che operino in misura prevalente nei settori legati alla funzione pubblica esercitata.
Giovanni PitruzzellaFino a un paio di mesi fa De Gennaro era sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Monti con delega alla sicurezza e ai servizi segreti, e si dà il caso che oltre l'80 per cento del fatturato di Finmeccanica riguardi l'aerospazio e difesa. Ma l'Antitrust, che per legge deve vigilare sui conflitti d'interessi, non solleva alcuna obiezione. Anzi.
Con un suo parere, ha raccontato sul Corriere Antonella Baccaro, l'autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella sgombra il campo da ogni possibile equivoco: la Finmeccanica non opera «prevalentemente» nella ex sfera di competenza, ovvero la sicurezza, dell'ex sottosegretario De Gennaro. A questo punto non resta che una domanda: se tutto continua a funzionare come prima, quei famosi criteri stabiliti dal governo per le nomine che fine hanno fatto?