Alessandro Barbera per “la Stampa”
DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Il decreto sblocca-cantieri che arranca. Il decreto crescita che slitta di nuovo. L' ennesimo rinvio del provvedimento per i rimborsi ai risparmiatori. E il Documento di economia e finanza che non c' è. Le difficoltà che attraversa la maggioranza sono in una serie di indizi che occorre raccogliere fra molte tracce di propaganda. Ieri ad esempio il Movimento Cinque Stelle elencava le sue «proposte» per «la fase due» del governo dopo l'approvazione del decreto su pensioni e reddito di cittadinanza, fra cui un elenco dei marchi storici e dei brevetti.
Il fatto che il partito guida del governo, quello che conta un terzo dei parlamentari alla Camera, senta il bisogno di lanciare delle mere «proposte» - peraltro in gran parte a costo zero - dà l' idea della paralisi in cui è finita la maggioranza.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
«Senza le misure del governo il rallentamento dell' economia sarebbe stato molto più grave», dice Giuseppe Conte. Ma quanto è comunque grave la situazione? Due fatti accaduti nei pochi metri che separano Palazzo Chigi da Montecitorio possono aiutare a capire. Il primo: nel palazzo del governo c'è una riunione per discutere dei due decreti in cantiere. Ci sono il premier Conte, il sottosegretario Giorgetti, diversi sottosegretari, ma né i due vicepremier Salvini e Di Maio, né il ministro del Tesoro Giovanni Tria. Due dei tre (Di Maio e Tria) sono impegnati all' estero, ma la circostanza è solo casuale.
CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA
Il vertice ufficializza il secondo rinvio del decreto crescita, e non è ancora chiaro se approverà in via definitiva lo sblocca cantieri. «Su molti temi siamo in alto mare», ammette una fonte della maggioranza. Poco dopo la conferenza dei capigruppo ufficializza anche un altro rinvio, quello del Documento di economia e finanza. Avrebbe dovuto essere presentato al Parlamento (e all'Europa) il 10 aprile, slitterà oltre di almeno una settimana, se non di 20 giorni: «Il Def approderà alla Camera giovedì 18 aprile alle 16, qualora trasmesso dal governo. In caso contrario, arriverà martedì 30 aprile». Sembra di leggere l'annuncio delle assemblee di condominio che per prassi si svolgono sempre in seconda convocazione. C'è di più: nella maggioranza è tuttora forte la tentazione di rinviare all'autunno ogni decisione sui numeri del Def per il 2020.
GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA
Era accaduto anche l' anno scorso, ma allora la scelta fu giustificata dalla necessità di attendere il cambio della guardia fra il governo Gentiloni e i vincitori delle elezioni.
Come giustificare ora un atto che rischia di creare ulteriori frizioni con la Commissione europea? Le più recenti regole di cooperazione rafforzata impongono di anticipare alla primavera precedente i saldi di finanza pubblica per l' anno successivo.
Il governo può contare sull' assenza di un interlocutore a Bruxelles: le elezioni europee sono vicine, e il peso politico della Commissione Juncker è ormai pari a zero. La maggioranza non ha nessuna intenzione di approvare una manovra correttiva, perché sa di poter contare sull' indulgenza dell' Unione almeno fino all' autunno. Ma che accadrà dopo? Come farà il governo ad assumersi il peso delle scelte che lo attende?
Un paio di fatti possono aiutare di nuovo a capire: sul solo 2020 pesano aumenti Iva per 23 miliardi, che il governo ha promesso di sterilizzare. A questi occorre aggiungere i fondi necessari a finanziare l' aumento della spesa per pensioni, reddito di cittadinanza e il peggioramento del deficit dovuto alla minor crescita. Solo la somma di queste voci vale quaranta miliardi di euro. A questa cifra già stratosferica occorrerebbe aggiungere i 18 miliardi di privatizzazioni promessi quest' anno per garantire la riduzione del debito, e che con quasi certezza non arriveranno.
Questi numeri spiegano il vicolo cieco in cui è finito il governo: non può aumentare la spesa, perché ciò peggiorerebbe i conti pubblici e ci esporrebbe alla reazione negativa dei mercati, né può tagliarla, perché finirebbe per deprimere ulteriormente l' economia. In attesa del redde rationem delle europee che ufficializzerà i mutati rapporti di forza fra Lega e Cinque Stelle la maggioranza non può far altro che vivacchiare. «Il decreto crescita accompagnerà il Documento di economia e finanza», dice Di Maio. Per il governo quel pacchetto di misure servirà a calciare un po' più in là il barattolo dei conti pubblici, nella speranza che l' economia riparta. Purtroppo non c' è nessuno pronto a scommettere che accadrà.