Glauco Maggi per “Libero quotidiano”
Ha aspettato quattro dibattiti televisivi tra i candidati alla nomination Democratica e ha letto i commenti niente affatto entusiasti dei giornalisti, tutti di sinistra e quindi terrorizzati da un possibile bis di Trump per manifesta assenza di uno sfidante all' altezza. E Hillary è rinata, risorta. Mai avrei immaginato di scrivere, un anno prima del voto del novembre 2020, un articolo sul «grande ritorno» della Clinton. Ma qui siamo.
Se tre indizi fanno una prova, ce ne sono il doppio, o anche di più. Non che l' ex First Lady abbia già formalmente deciso la ri-ridiscesa in campo (questo sarebbe il suo terzo tentativo dopo il 2008 e il 2016). Ma questa possibilità è sicuramente riemersa dal mondo dell' assurdo, dove pareva sprofondata. Un po' per la convinzione - insana - di Hillary di potercela fare.
E tanto per le perplessità - le ammettono gli stessi dirigenti del partito Democratico -, che avvolgono i tre favoriti oggi in testa nei sondaggi: Joe Biden (per tutti, ormai, è più il padre di Hunter affarista in Ucraina e Cina che non l' ex braccio destro di Obama, da cui è stato "ripudiato" di fatto) e la coppia dei socialisti Elizabeth Warren ("Pocahontas" la chiama Trump per le sbandierate origini pellerossa) e Bernie Sanders (78 anni, infartuato di fresco), troppo rossi per conquistare i moderati e i centristi indispensabili. Ma ecco gli indizi che possono resuscitare Hillary, riportati dai giornali nelle ultime ore, a partire dal titolo del popolare New York Post «Non c' è qualcun altro?».
«Non è, forse, molto probabile che faccia il passo», ha detto al Washington Post una persona che ha appena parlato con lei. «Ma mettiamola in questo modo: le possibilità non sono zero. E la Clinton sta riflettendo su ciò in ogni momento? Assolutamente sì».
PENSIONATI E SENATORI
donald trump hillary clinton 1
«Si possono immaginare candidati molto più forti degli attuali», ha aggiunto Elaine Kamarck, membro del Comitato Nazionale Democratico: spia della disperazione in casa DEM, Kamarck ha tirato fuori l' ammiraglio in pensione William McRaven, sconosciuto supervisore del raid che catturò e uccise Osama Bin Laden, e il senatore dell' Ohio Sherron Brown, che ha detto da tempo, ufficialmente, di non voler correre.
«Sin da quando è finito l' ultimo dibattito, per citare qualche aneddoto, ho incontrato cinque o sei persone che mi hanno chiesto: "ma non c' è qualcun altro?"», ha riferito al New York Times la Democratica afro-americana Leah Daughtry. Senza dubbi è il pessimista John Coale, uno dei maggiori finanziatori storici di Bill e di Hillary: «I Democratici non hanno nessuno (ora) che può vincere le elezioni generali», che suona come endorsement trasversale alla Clinton.
Hillary non è mai, in verità, uscita di scena. Ha scritto libri, l' ultimo con la figlia Chelsea, che le danno modo di andare in giro a fare presentazioni e a tastare il polso del suo pubblico più vicino. E ha organizzato un tour di serate nelle maggiori città americane, assieme al marito ex presidente, con il doppio scopo di mantenere vivo il brand famigliare e di non perdere il vizietto di farci su un profitto. Adesso la Clinton deve stringere i tempi per valutare il rientro nel grande giro e ha scelto il chiodo fisso che non ha mai abbandonato per riconquistare il centro del ring mediatico: la Russia e Putin, responsabili della sua sconfitta nel 2016, starebbero tramando ancora contro i Democratici per far rivincere Trump.
QUINTA COLONNA
Stavolta Mosca si servirebbe di una "quinta colonna", che si è addirittura infiltrata nella dozzina dei pretendenti alla nomination apparsi nel recente confronto TV gestito da Cnn e New York Times. Senza nominarla direttamente, intervenendo nel podcast creato dall' ex responsabile delle pubbliche relazioni di Obama, David Plouffe, Clinton ha detto che Tulsi Gabbard, deputata delle Hawaii, 38 anni, riservista delle forze armate armate, per il ritiro delle truppe dal Medioriente, «è un asset di Mosca, la favorita dei russi», che la starebbero lanciando come possibile creatrice di un terzo partito.
elizabeth warren vs amy klobuchar
Oggi Gabbard ha l' 1,3% delle preferenze nella media dei sondaggi tenuta da RCP, quindi non ha chance di farcela. Ma se si presentasse come indipendente sarebbe di disturbo ai DEM, così come avvenne nel 2016 quando la militante verde Jill Stein con il suo partitino sottrasse qualche voto alla sinistra negando a Hillary la vittoria in alcuni Stati-chiave. Anche la Stein è stata citata come «un asset di Putin» dalla Clinton. Ma la paranoia può diventare un programma elettorale?
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