1. M5S, L’ESPULSIONE NUMERO 37 VIA FUCKSIA, AVEVA DIFESO BOSCHI
E. Bu. per il “Corriere della Sera”
Un monito e il colpo di coda dopo mesi di tensioni interne: la cacciata di Serenella Fucksia dal M5S è frutto di una combinazione di fattori. Anzitutto, la volontà di staff e fedelissimi di non derogare alle regole sulle rendicontazioni: un messaggio chiaro per chi tra i Cinque Stelle si è posto in situazioni borderline sulle spese (e non solo su quelle). Un segnale lanciato a senatrici «critiche», in primis Elisa Bulgarelli.
In secondo luogo, è l’atto conclusivo di un continuo logoramento dei rapporti, un percorso durato quasi due anni, da quando nel marzo 2014 la senatrice — sfiduciata dai militanti marchigiani — sfiorò per la prima volta l’espulsione. Ieri, lo strappo finale. Il blog di Beppe Grillo pubblica un post in cui si annuncia la votazione per espellere Fucksia, rea di aver «violato ripetutamente il codice di comportamento dei parlamentari 5 Stelle» a causa della mancata restituzione delle «eccedenze degli stipendi di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre 2015», nonostante «i diversi solleciti inoltrati con scadenze in data 8, 21 e 26 dicembre». In serata il risultato bulgaro: il 92,6% dei 26.630 votanti è favorevole all’espulsione.
Il caso-Fucksia teneva banco da settimane tra i Cinque Stelle, con una richiesta di espulsione avanzata dal capogruppo Michele Giarrusso. Richiesta stoppata in un primo momento, proprio perché il Movimento ha adottato nell’ultimo anno una politica più elastica. Una situazione nota anche alla senatrice marchigiana che su Facebook commentava: «Se io pendo, e trovo ciò discutibile, essendo persona libera e pensante, altri galleggiano e non è un bel vedere».
Molti i punti che hanno alimentato i malumori. Dai complimenti a Maria Elena Boschi sulla mozione di sfiducia — respinta — del M5S («Oggi la ministra ha fatto una bella figura. Chapeau!») alle continue frecciate sui meccanismi del Movimento, al sostegno al senatore ex M5S Francesco Molinari, ai molti (oltre 250) voti non in linea con quelli del gruppo: una trafila che ha spinto anche la base di Fabriano a sfiduciare lo scorso 23 dicembre, per la seconda volta, la senatrice.
Fucksia si è difesa, ha annunciato in giornata di aver fatto il bonifico, ha attaccato i vertici, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio (che avrebbero «perso il controllo»), e ha parlato di scusa ridicola, puntando l’indice contro Giarrusso ( «voleva sottolineare in questo modo il suo ruolo, dare enfasi al suo mandato»). Il capogruppo a Palazzo Madama, dal canto suo, ha replicato su Facebook a chi chiedeva spiegazioni: «Vai sulla sua pagina e leggerai le sue scuse e anche gli apprezzamenti alla Boschi, al Jobs act, alla buona scuola e gli insulti ai suoi colleghi».
I militanti, sui social network, si sono schierati contro la senatrice. C’è chi ha lanciato l’hashtag #staiserenella, chi ha protestato («caccia la moneta»), alcuni hanno chiesto spiegazioni, altri hanno spostato l’obiettivo più in là, iniziando a parlare del vincolo di mandato in vista delle prossime Politiche, un tema sensibile che nelle ultime settimane sta alimentando la discussione nella base (la stessa Fucksia aveva commentato: «Trovo quell’articolo più tutelante la democrazia di altri»).
Il caso ha suscitato anche le reazioni nel Pd, tra cui quella di Lorenzo Guerini. Il vicesegretario ha twittato: «Se pensi differente dal M5S ti espellono. Altro che democrazia della rete, è la dittatura di Casaleggio, il lato oscuro della forza».
Oltre al caso Fucksia, e dopo quello di Livorno, i problemi interni per il Movimento in questo 2015 sembrano non arrestarsi: ieri a Gela il sindaco Domenico Messinese ha sostituito tre assessori.
2. FUKSIA: UN VERGOGNOSO PRETESTO. IO OSTACOLATA PER LE CRITICHE A CHI VUOLE SOLO IL POTERE
Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”
«Si poteva parlare del fatto che sono una pensatrice libera, che per qualcuno non sono dei Cinque Stelle, ma non mettermi in croce per le rendicontazioni: questa è una banalizzazione disdicevole». Serenella Fucksia è da pochi minuti una ex senatrice del Movimento ma è ancora proiettata sulla sua giornata d’addio.
Ha visto l’esito della votazione? Se lo aspettava?
«Sì, sì, non poteva essere diversamente: è come chiedere a delle persone di che colore è il cavallo bianco di Napoleone».
Lei in giornata è stata molto critica.
«Perché è vergognoso, pretestuoso. Ho ritardato nelle rendicontazioni come tanti. Pochi erano in regola prima, c’è anche chi ha rendicontato alla vigilia di Natale».
Il capogruppo Mario Michele Giarrusso aveva ipotizzato un iter per la sua espulsione già prima di Natale
«Sì, ma la richiesta era stata stoppata. E ora si è voluta trovare questa occasione».
Ma lei è stata criticata anche per diversi atteggiamenti un po’ fuori dalle righe. Per esempio, ha elogiato il senatore Francesco Molinari, un ex 5 Stelle...
«Preferisco parlar bene di uno che lavora, competente piuttosto che vedere quelli che si fanno i selfie nel fango con i pantaloni immacolati solo per farsi vedere».
E sul caso Boschi? Lei l’ha lodata dopo la mozione (respinta) di sfiducia dei Cinque Stelle.
«Ero a casa e ho guardato il video del suo intervento. La ministro ha risposto nel merito. Piuttosto bisognerebbe farsi alcune domande».
Quali?
«Perché il Movimento ha deciso di fare una mozione contro Maria Elena Boschi e non contro il governo? Perché farla alla Camera e non al Senato dove i numeri sono diversi? Insomma, perché fare una opposizione così fittizia, morbida? A pensare male forse perché tra poco si devono rinnovare alcune cariche a Palazzo Madama?».
Lei ha puntato l’indice contro Giarrusso...
«Certo. Vorrei sapere: chi ha deciso la linea? Due-tre persone senza arte né parte che vogliono solo un po’ di potere».
Cosa insinua?
«Io dico solo che ho mosso delle critiche e per questo sono stata ostacolata».
Ha sentito Beppe Grillo o Gianroberto Casaleggio? Ha parlato di «vertici fuori controllo». Perché?
«Perché non era una votazione da farsi. Ed è logico credere che se è finita sul blog ci sia anche il loro benestare, ma con loro ho un rapporto di stima, leale. Io le mie rimostranze le ho sempre espresse, ma credevo che ciò dovesse essere un valore aggiunto per il Movimento».
I suoi detrattori dicono che finirà nel Pd. I Cinque Stelle fuoriusciti sono sparsi un po’ in tutti i gruppi al Senato: lei ora cosa farà?
«Terrò la linea che ho tenuto da sempre: fare le cose utili per il Paese».
E cosa significa? A quale gruppo aderirà?
«Adesso ci sono le vacanze e ci penserò con calma. Rifletterò su dove posso essere più incisiva. Farò una scelta di utilità concreta».