Elisa Calessi per “Libero quotidiano”
nicola zingaretti ritiro del pd all'abbazia di contigliano 1
«Siamo di fronte a un grande giro di boa. Tutto dipende da cosa succede il 26 gennaio. Se vinciamo in Emilia Romagna ci sarà un percorso, se perdiamo, un altro». Nell' Abbazia di Contigliano, nel reatino, dove Nicola Zingaretti ha riunito, al freddo e al gelo, la classe dirigente del Pd, il tema di cui si parla, fuori dall' ufficialità, è questo. La grande incognita del 26 gennaio e le possibili conseguenze di un esito o di un altro. Sul governo, ma soprattutto sul Pd.
Legato a questo c' è poi l' altro tema, lanciato dal segretario del Pd su Repubblica: fare, sempre dopo il giro di boa emiliano, un «partito nuovo». Rivoluzionare tutto, aprirsi, includere, rinnovare, cambiare nome, «riprogettare» il Pd, come ha detto ieri Maurizio Martina. Il che dovrebbe accadere in un congresso. Un' assise che, per ora, non è pensata per mettere in discussione il segretario attuale.
dario franceschini e nicola zingaretti alla finestra dell'abbazia di contigliano 5
Zingaretti lo ha lanciato con questo taglio: un momento di riflessione per "rifondare" le idee del Pd, quello che un tempo era un congresso "a tesi", ma senza scontrarsi su chi lo guiderà, visto che le primarie ci sono state nemmeno un anno fa. In realtà, sotto le volte dell' antica abbazia, a due passi da Greccio, si parla anche di un dopo-Zingaretti. Se il Pd dovesse perdere le elezioni emiliane, infatti, partirebbe il processo al leader attuale.
giorgio gori – ritiro del pd all'abbazia di contigliano 24
PASSO INDIETRO? Addirittura c' è chi si spinge a ipotizzare che lo stesso segretario potrebbe fare un passo indietro. Per questo, nella corrente degli ex renziani, "Base Riformista", si ragiona di un possibile candidato. Gli occhi sono puntati su Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, rieletto lo scorso anno al secondo mandato con ben il 55% dei voti e risultato in un sondaggio il sindaco più amato d' Italia.
Le ragioni per cui gli ex renziani puntano su di lui è rintracciabile nella sua stessa biografia, nella geografia e nel successo che Gori sta riscuotendo. Se Zingaretti, come pare, vuole connotare il Pd più marcatamente a sinistra, facendo rientrare i fuoriusciti di Leu, ma soprattutto dando al Pd una identità più "laburista", più dichiaratamente di sinistra, il contraltare perfetto è un riformista del Nord.
E in una terra ormai quasi tutta leghista, Gori e Sala sono le uniche eccezione di una sinistra al governo. Zingaretti, ovviamente, nega questo spostamento a sinistra. Ma sono in molti, tra chi non viene dalla tradizione Pds-Ds, a temerlo. E, per esempio, la scelta di candidare Gianni Cuperlo alle suppletive di Roma, per coprire il posto lasciato vuoto da Paolo Gentiloni, viene vista come una riprova.
cristina parodi giorgio goripremio e' giornalismo 2018 11
È stato con matteO Gori, poi, rispetto a Sala, può vantare un passato renziano - in una edizione della Leopolda fu lui a guidare la macchina. Circostanza che può servire a recuperare quell' elettorato renziano che si sentirebbe a disagio in un Pd tornato a fare la ditta. In più è una scelta di attenzione al Nord, al motore trainante del Paese, storico tallone d' Achille della sinistra.
Il sindaco di Bergamo, che nasce come produttore televisivo, ha imparato a muoversi bene nella seconda vita da politico. Ha carisma, parla in modo chiaro e, nonostante l' apparente riservatezza, riesce a creare empatia. La decisione, in realtà, non è ancora presa. Anche dentro la corrente degli ex renziani, ci sono visioni diverse. Lorenzo Guerini, più "governativo", spingerebbe per una riconferma in questa fase di Zingaretti, Luca Lotti, invece, è per marcare una differenza. Tutto, in ogni caso, si capirà dal 27 gennaio.
nicola zingaretti all'abbazia di contigliano
Del resto anche Zingaretti già ora si muove mettendo in conto i due possibili scenari, la vittoria o la sconfitta in Emilia Romagna. L' idea di lanciare il congresso, si dice nel Pd, è anche un modo per prevenire possibili scosse. «Se perde», si spiega tra i dem, «potrà dire di aver detto da tempo che era ora di cambiare. Se vince, potrà portare dei cambiamenti con più facilità». La prospettiva del segretario è chiara: mettere insieme una casa nuova più marcatamente identitaria. E appaltare ad altri la rappresentanza del centro.
Al Nazareno si guarda a Giuseppe Conte. Il premier-avvocato, si dice, potrebbe costruire una lista di centro capace di raccogliere tutto quello che uscirà dal M5S, oltre ai voti moderati. Insomma, Conte come il nuovo Prodi. Tutto, però, passa dal giro di boa del 26. Lì si vedrà dove la barca si dirige.