1. DITE A BERGOGLIO DI ACCELERARE LA DEPURAZIONE DELLA MARCIA FINANZA VATICANA 2. PERCHÉ OGNI VOLTA CHE FIATA, MONSIGNOR SCARANO TIRA FUORI UNA BOMBETTA NIENTE MALE: ORA HA RACCONTATO AI MAGISTRATI DI UN'OPERAZIONE DI AGGIOTAGGIO REALIZZATA DAL BANCHIERE NATTINO, FONDATORE DELLA BANCA FINNAT, GRAZIE ALL’APSA 3. “I TITOLI DELLA SUA BANCA ERANO STATI FATTI ARTATAMENTE SCENDERE DI VALORE E LUI LI RIACQUISTÒ AL MOMENTO GIUSTO SENZA APPARIRE E SERVENDOSI DI UNO SCHERMO” 4. IL PIANO BERGOGLIO PER STRONCARE IL MALAFFARE: FONDERE IOR E APSA E GESTIRE IL PATRIMONIO IMMOBILIARE DI QUEST’ULTIMA CON QUELLO DI PROPAGANDA FIDE 5. VESCOVI E SUORE SI LAMENTANO: “BASTA COL TERZO GRADO SUI NOSTRI CONTI CORRENTI”

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Giacomo Galeazzi per "La Stampa"

Alla Gmg Francesco lo ha detto a chiare lettere ai giornalisti: gli scandali giudiziari stanno accelerando la riforma delle finanze vaticane. «Pensavo di occuparmi prima di altre questioni, ma non si può rimandare». Così ora in cima alla sua agenda ci sono accorpamenti tra enti (Ior e Apsa), meno burocrazia, più trasparenza. Le emergenze vanno risolte al più presto. Le prossime decisioni di Bergoglio, che tra due settimane riunirà a Roma il consiglio degli otto cardinali-consiglieri, riguarderanno lo Ior, i dicasteri economici del Vaticano, i patrimoni dell'Apsa e di Propaganda fide.

SCARANO BSCARANO B

Non per punire questo o quel porporato, per aiutare questa o quella cordata, bensì per eliminare una visione «mondana» della Chiesa e superare una concezione «statale» della fede implicita nell'intreccio tra Santa Sede e Stato della Città del Vaticano, tra burocrazia ereditata dall'Ottocento e soffio dello spirito. La commissione di indagine sullo Ior, spiega il portavoce papale padre Federico Lombardi, sta vagliando i conti correnti e le operazioni compiute durante la gestione del direttore generale Cipriani, travolto con il suo vice Tulli (entrambi si sono dimessi immediatamente) dall'arresto di Scarano.

Giampiero Nattino e SignoraGiampiero Nattino e Signora

La commissione referente è presieduta dal cardinale Raffaele Farina e il mandato di Francesco è molto ampio: verificare la posizione giuridica e le attività dello Ior per consentirne «una migliore armonizzazione con la missione della Chiesa e nel contesto più generale delle riforme». I commissari hanno scelto come assistenti esperti di grandi banche e gruppi finanziari che passano le carte al «pettine stretto».

A Bergoglio sarà trasferita la documentazione completa sull'andamento e le procedure della «banca» d'Oltretevere, anche con la valutazione sulla sua discussa gestione. L' «operazione trasparenza» allo Ior procede anche con l'attività della Promontory Financial Group, in collaborazione con l'Aif, per il controllo ad uno ad uno delle migliaia di conti, delle relazioni con i clienti delle procedure in vigore contro il riciclaggio di denaro sporco. È partito lo studio delle possibili ristrutturazioni e della forma che dovrebbe prendere il «forziere» vaticano in una possibile revisione del suo status. L'ipotesi più accreditata è la fusione tra Ior e Apsa, l'amministrazione del patrimonio che ha anch'essa funzioni bancarie, anzi è considerata la «banca centrale».

BERTONE-BERGOGLIOBERTONE-BERGOGLIO

Si studia l'accorpamento tra la gestione delle proprietà immobiliari dell'Apsa e quella, altrettanto ingente, di Propaganda Fide. All'Apsa sono in uscita i delegati delle due sezioni, Massimo Boarotto di quella «ordinaria» (che gestisce appunto i beni immobili) e Paolo Mennini della «straordinaria» (investimenti finanziari e in titoli). Per la sostituzione a ottobre di Boarotto si pensa ad una soluzione interna. Nulla sarà più come prima.

2. LE RIVELAZIONI DEL PRELATO «SOLDI NASCOSTI SUI CONTI»
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

Operazioni di riciclaggio effettuate attraverso i conti aperti presso l'Apsa, l'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica. È l'ultimo filone di indagine avviato dai magistrati romani che indagano sull'attività di monsignor Nunzio Scarano, l'ex capo contabile arrestato a giugno per aver esportato all'estero milioni di euro di proprietà degli armatori D'Amico. E poi finito al centro dell'ennesimo scandalo finanziario che coinvolge una delle strutture strategiche del Vaticano.

JEAN LUIS TAURAN JUAN IGNACIO ARRIETA RAFFAELE FARINAJEAN LUIS TAURAN JUAN IGNACIO ARRIETA RAFFAELE FARINA

Sono state proprio le rivelazioni dell'alto prelato ad aprire scenari inediti. E adesso le verifiche disposte dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Pesce, si concentrano su questi trasferimenti di denaro. Così come accaduto per lo Ior, sono stati scoperti depositi non riconducibili ai religiosi utilizzati per «schermare» passaggi illeciti di soldi.

I «CONTI LAICI»
L'8 luglio scorso, assistito dal suo avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, monsignor Scarano risponde alle domande dei pubblici ministeri e racconta i retroscena di svariate operazioni, fornendo anche i nomi di alcuni «referenti»: «Noi come Apsa non potevamo avere clienti esterni, ma pur non potendo in realtà "facevamo banca", nel senso che avevamo una raccolta di risparmio e forme di reimpiego con corresponsione di interessi ai depositanti. Fui ricevuto dal cardinal Bertone alcuni anni fa, subito dopo la sua nomina, ma l'incontro non ebbe alcun effetto».

ERNEST VON FREYBERGERNEST VON FREYBERG

Gli inquirenti chiedono di entrare nei dettagli e Scarano dichiara: «C'erano conti di cardinali, gestiti da Giorgio Stoppa precedente delegato direttore dell'Apsa. C'erano anche conti laici ma non ricordo alcun nome specifico se non quello della duchessa Salviati, benefattrice del Bambin Gesù. Di recente mi recai dal cardinal Filoni (Ferdinando, attuale prefetto di Propaganda Fide, ndr) al quale dissi dei conti "laici".

Dato l'incontro al 2010 e in seguito a questo in effetti alcuni funzionari furono allontanati dall'Apsa. Mennini (Paolo, il direttore, ndr) era arrivato quando Stoppa andò in pensione e si trattava di trovare qualcuno che si occupasse anche di coprire gli scheletri da lui lasciati nell'armadio. Mennini portò con sé De Angelis. I due avevano uno stretto rapporto con Marco Fiore che lavora per i D'Amico a Montecarlo.

Stoppa gestiva in maniera padronale e opaca il suo settore. Mennini gli riconobbe un trattamento pensionistico molto lauto. Mennini si era portato anche una certa Maria Teresa Pastanella che godeva di un trattamento privilegiato pur non avendo alcun titolo di studio. Per effetto del mio incontro con il cardinale Filoni furono anche chiusi dei conti di laici».

L'AGGIOTAGGIO E FINNAT
Le indagini effettuate dagli specialisti del Nucleo valutario della Guardia di finanza guidati dal generale Giuseppe Bottillo hanno ricostruito un'operazione di riciclaggio da 20 milioni di euro che il prelato avrebbe effettuato su conti personali Ior per favorire i D'Amico. Adesso nuove verifiche mirate dovranno essere compiute sulle indicazioni di Scarano ai magistrati che durante l'interrogatorio gli avevano chiesto se avesse parlato con le gerarchie vaticane di quanto accadeva all'interno di Apsa.

CARDINALE FERNANDO FILONICARDINALE FERNANDO FILONI

Lui dichiara: «A Filone riferì di un'operazione fatta dal banchiere Nattino». Il riferimento è alla famiglia fondatrice della banca Finnat. Poi prosegue: «Questi aveva un conto all'Apsa (poi chiuso) e un figlio di Mennini, Luigi, lavorava nella banca da lui diretta. Fece un'operazione di aggiotaggio di cui si parlava nei corridoi che riguardava titoli della sua banca che subivano oscillazioni e che venivano comprati e venduti, di fatto, sotto mentite spoglie. A quanto ricordo i titoli erano stati fatti artatamente scendere di valore e Nattino li riacquistò al momento giusto senza apparire e servendosi dello schermo Apsa.

Vi furono più operazioni simili. Quando il cardinale Filoni prese provvedimenti, la cosa scatenò il finimondo e io fui promosso in seguito a questi eventi, anche se la promozione, di fatto mi collocò fuori dal perimetro operativo. Avevo anche sospetti su improvvisi cambiamenti nelle banche con cui operavano (si consideri che spostavamo milioni di euro). In un caso fu interessato un istituto in cui lavorava il padre del genero di Mennini, ma non so quale sia la banca».

RESIDENZA IL BRUCARDO DI PROPAGANDA FIDERESIDENZA IL BRUCARDO DI PROPAGANDA FIDE


3. IOR, RIVOLTA DI VESCOVI E SUORE "BASTA COL TERZO GRADO SUI NOSTRI CONTI CORRENTI"
Orazio La Rocca per "la Repubblica"


«Piuttosto è lei che mi deve spiegare che fine avete fatto fare ai miei soldi!". «E perché devo dirle come utilizzerò questi 100 euro che devo prelevare? Io ci faccio quello che voglio senza rendere conto a nessuno». «Ma in base a quale diritto lei vuole sapere da dove provengono i 90 euro che mi sono stati accreditati sul mio conto?». «Cambio banca, qui non ci metterò più piede!...». È rivolta allo Ior (Istituto per le Opere di Religione), la banca vaticana, tra i piccoli e medi correntisti che ogni giorno si presentano al banco per effettuare prelievi, bonifici, pagare bollette. In gran parte preti, suore, religiosi, vescovi.

Cardinali pochi perché o hanno un conto presso altri istituti o si servono dei rispettivi segretari per le periodiche operazioni bancarie. Joseph Ratzinger, ad esempio, non ha mai avuto un conto allo Ior né da cardinale né da pontefice.

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Da qualche settimana, su decisione della direzione dello Ior, i clienti che si presentono agli sportelli della banca vengono sottoposti dagli impiegati ad una serie di domande. Un terzo grado a cui i correntisti sono costretti a rispondere, pena il blocco immediato dell'operazione. Un interrogatorio senza rispetto della privacy davanti a tutti i clienti presenti.

C'è chi - come le suorine che non conoscono molto bene la lingua italiana o il prete che teme di perdere il prelievo che andrà in beneficenza - risponde, pur con grande imbarazzo. Ma non sono pochi quelli che reagiscono a muso duro agli impiegati, che cercano di calmare gli animi spiegando che hanno ricevuto ordini precisi dalla direzione dello Ior nell'ambito dell'operazione di "controllo e pulizia" che la banca da qualche tempo ha intrapreso per rispettare le regole sulla lotta al riciclaggio.

Operazione iniziata a luglio con l'invio a tutti i correntisti della banca di una scheda con 11 quesiti relativi alla "identità" del conto: dal nome del titolare (persona fisica o società) all'attività del correntista, provenienza dei soldi (ricavi immobiliari, eredità, stipendi, pensioni, investimenti, donazioni...).

Si deve specificare anche se le cifre sono frutto di remunerazioni per insegnamento, pubblicazioni, conferenze, attività commerciali o da libero professionista. Le domande sono accompagnate da una lettera nella quale lo Ior spiega che si tratta di una "richiesta di informazioni aggiuntive per un aggiornamento della documentazione anagrafica e informativa della propria utenza".

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Allo sportello, però, ai correntisti non basta consegnare la scheda compilata. Prima di effettuare prelievi o versamenti anche di piccole somme devono sottostare alle domande personali degli impiegati, che vogliono sapere praticamente tutto, ponendo quesiti e pretendendo risposte al cospetto tutti gli altri correntisti in coda: in particolare "perché state prelevando questa cifra? Cosa ci dovete fare?". Se un prete, o un religioso, risponde "la devo dare in beneficenza", scattano altre domande su "chi saranno i beneficiari?, e perché la cifra va data proprio a loro?".

Capita spesso che qualche sacerdote destini mensilmente un aiuto ai clochard che stazionano davanti alla parrocchia, così non sanno i nomi di chi assistono. «O mi dice chi è il beneficiario e per quale motivo lei gli dà questi soldi o qui scrivo che lei usa questi 80 euro per motivi personali», è la secca risposta del funzionario Ior.

«E lei crede di evitare il riciclaggio adottando questi metodi?», ha tuonato un vescovo che voleva prelevare 300 euro. «Io con i soldi che prelevo ci faccio quello che voglio e non devo dar conto a nessuno. Siete voi dello Ior che dovete spiegarmi come avete utilizzato i miei risparmi. La verità è che avete perso credibilità e ora - ha protestato l vescovo - cercate di rifarvi una verginità con questi metodi vessatori contro i piccoli correntisti. Non mi vedrete mai più». Ora allo Ior temono che altri seguiranno il suo esempio.

 

 

 

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