Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
«Renzi si muove bene, è bravo. Non ho problemi a dirlo, anche se sto all’opposizione. Però anche lui gioca sulla paura. Ma almeno mostra anche la speranza». Giulio Tremonti, da tempo, fa professione di low profile. «Sono quasi invisibile», dissimula. L’Aula di Palazzo Madama, convegni prestigiosi, zero polemiche. Nulla di strano, in fondo. Gli ultimi mesi all’Economia furono drammatici, con l’Italia a un passo dal burrone: «Faticosi, sì. Durissimi».
È a Montecitorio per votare sul Csm. Ha un ottimo feeling con il premio Nobel Joseph Stiglitz, lo incontrerà dopo la lectio magistralis dell’economista alla Camera. Nel frattempo conversa in Translatlantico. Del presente, innanzitutto: «Come diceva Nietzsche, se guardi l’abisso, l’abisso ti guarda. Ecco, in questi ultimi anni è andata così. Anche Renzi fa vedere l’abisso. Però sì, è vero, almeno mostra la speranza tra lui e il baratro ».
Il tunnel della crisi, intanto, uccide la ripresa. «Fino a metà 2011 tutto andava bene - è la versione dell’ex ministro - poi iniziarono i problemi. Il primo? La lettera della Bce: un colpo di stato inaccettabile. Nessun governo democratico poteva reggere». Tutto precipita.
Un’estate infernale «agosto, quell’agosto fu terribile» - e un governo diviso sulle ricette da seguire: «C’era chi chiedeva di sforare. E chi, come me, preferiva volare basso. Per spiegarlo - scherza - usavo l’inglese: “Vula bass e schiva i sass”». Fino al G20 di Cannes. «Ma lì, di fatto, era già tutto finito». Di quel precipizio hanno scritto in molti, incluso Zapatero. «Ma quando sarò vecchio - è la battuta del Professore - scriverò io un libro...».
Ride, Tremonti. E sorride pure quando la memoria corre al passaggio di consegne con Monti. Lontani anni luce, i due: «Immagini la scena, con gli uscieri del ministero che mi salutavano affettuosamente e lui a guardare, stupito. Sa, ho vissuto lì cinque anni, la gente ancora mi viene a trovare».
Poco dopo l’esecutivo rispolvera l’Imu: «Un errore, indubbiamente. Lo dissi a Monti: “Attento perché non tutti hanno la seconda casa a Saint Moritz”». Il tempo, adesso, ha rallentato: «A volte guardo House of Cards». Gusto renziano, questo. «L’autore del libro fu consigliere della signora Thatcher. Ora che ci penso, con lui organizzammo - era il 1999 - un incontro tra Berlusconi e la lady di ferro. Dopo un’ora Berlusconi era seduto sul bracciolo della poltrona, con lei che faceva: “Really?!”. Magari Silvio raccontava che i comunisti in Italia mangiano i bambini, non so. Ma una cosa devo dirla: lui sapeva convincere i grandi. Il problema, semmai, era con alcuni grigi burocrati di Bruxelles».
Il contesto politico mostra nuove crepe, ma Tremonti non fiuta aria di elezioni anticipate. Perché? «Quando arrivai in Parlamento, venti anni fa, Andreotti mi disse: “Tu qui vedi partiti, parlamentari, correnti e leader. Ma non vedrai mai la forza che conta più di tutti, il partito delle mogli...”».