1 - FRANCIA: DOMENICA PASSAGGIO POTERI HOLLANDE-MACRON
(ANSA) - Il passaggio di poteri da Francois Hollande ed Emmanuel Macron si svolgerà domenica. Lo ha annunciato l'Eliseo.
2 - PORTAVOCE MERKEL, MACRON SPERANZA MILIONI FRANCESI
(ANSA) - "Merkel è molto contenta della elezione di Emmanuel Macron. Macron porta la speranza di milioni di francesi e anche di molte persone in Germania e in Europa". Lo ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, a Berlino, in conferenza stampa.
"Ha condotto una campagna per l'Europa, per l'apertura al mondo, invece dell'isolamento", ha continuato. "Tutti punti decisivi per un rapporto di fiducia con la Germania. La partnership con la Francia rimane un pilastro fondamentale della politica tedesca", ha concluso.
3 - DOPO IL TRIONFO, I PROBLEMI LA BATTAGLIA SUL LAVORO E UNO STATO DA LIBERALIZZARE
Livio Caputo per “Il Giornale”
Emmanuel Macron ha superato brillantemente anche l' ultimo ostacolo che lo separava dall' Eliseo quello di una massiccia astensione e da stamattina deve cominciare a pensare come governare. Dopo i giorni del trionfo, la prima seria difficoltà per quello che sarà il più giovane (e visto come è arrivato al traguardo, anche il più fortunato) presidente della storia francese dopo Napoleone saranno le elezioni legislative dell' 11 e 18 giugno, da cui uscirà il Parlamento che dovrà votare prima la fiducia al suo governo, e poi approvare tutte le riforme che egli intenderà proporre.
Macron ha già dichiarato che il suo movimento «En Marche!» presenterà candidati in tutti i 577 collegi uninominali, ma è impensabile che arrivi a conquistare i 289 seggi necessari per la maggioranza assoluta: i suoi uomini sono giovani magari preparati, ma quasi sconosciuti, che per quanto avvantaggiati dal consueto «effetto di trascinamento» avranno molte difficoltà senza un partito strutturato alle spalle e con le complicazioni del maggioritario a doppio turno a battere i candidati dei partiti storici che spesso rappresentano i rispettivi distretti da molti anni.
Le previsioni sono che tra sei settimane Macron si ritroverà alle prese con un Parlamento frammentato, diviso tra i suoi uomini, i Repubblicani, i socialisti, i comunisti e i lepenisti, in cui non sarà facile formare una maggioranza. Il suo primo ostacolo sarà la scelta del primo ministro. Egli vorrà senz' altro uno dei suoi uomini (Ma chi? Finora, tra i suoi collaboratori, non è emerso nessuno con la statura necessaria) ma la cosa funzionerà solo se «En marche!» sarà il partito di maggioranza relativa.
Se invece, come è probabile, il gruppo parlamentare più forte sarà quello dei Repubblicani, Macron dovrà concordare la formazione e il programma del governo con loro e rassegnarsi, fin dall' inizio, a un quinquennio di «coabitazione».
Macron ha il vantaggio di essere stato eletto sulla base di un programma abbastanza generico che contiene qualcosa per la destra, come l' aumento del bilancio della Difesa e del numero dei poliziotti, una forte spinta alle liberalizzazioni e un' accelerazione del rimpatrio dei clandestini, e qualcosa che piace alla sinistra, come un progetto di tassazione delle multinazionali, il mantenimento di Schengen e ius soli, e un miglioramento delle prestazioni sociali.
Forte della sua autodefinizione di «uomo di sinistra aperto alle idee della destra», potrà negoziare se necessario con entrambi i partiti storici che lo hanno sostenuto nel ballottaggio. I punti su cui non può assolutamente cedere saranno l' europeismo e il globalismo, che sono stati il suo marchio di fabbrica, ma sui problemi dell' immigrazione e dell' integrazione sarà senz' altro costretto ad accettare qualche compromesso su un programma da molti giudicato troppo liberale e insufficiente a contrastare il pericolo del terrorismo.
Un punto cruciale, su cui c' è un sostanziale accordo con Fillon, è il ridimensionamento del ruolo dello Stato, che al momento gestisce ben il 57% del Pil. I Repubblicani proponevano di ridurre i dipendenti statali di ben 500mila persone, Macron ne vuole eliminare solo 120mila, ma l' idea di fondo di alleggerire il peso della burocrazia è la stessa.
Un altro pilastro del programma dovrebbe essere la riforma delle leggi del lavoro, con un «alleggerimento» della famosa legge delle 35 ore: qui la battaglia sarà, più che coi socialisti, coi sindacati, che hanno sostenuto il neopresidente in funzione anti-Le Pen, ma diffidano di lui per la sua provenienza dall' establishment politico-finanziario parigino.
In base alla Costituzione, Macron avrà ampi poteri in materia di politica estera e militare, e perciò non avrà grande difficoltà né a rafforzare la presenza della Francia in Europa rilanciando l' asse con Berlino e neppure, se vorrà, a proseguire l' attivismo di Hollande in Africa. Ma, per tutto il resto, dovrà passare da Palazzo Borbone e, essendo un novizio della politica, incontrerà certamente delle difficoltà.