DON CAMILLO E VENDOLONE - SECONDO AVVISO DI GARANZIA PER IL GOVERNATORE: PECULATO, ABUSO D’UFFICIO E FALSO, PER AVER MESSO LA FIRMA SU UNA TRANSAZIONE CHE HA AVVANTAGGIATO UN OSPEDALE ECCLESIASTICO. INDAGATO PURE IL VESCOVO! - MA IL BUBBONE DELLA SANITÀ PUGLIESE RIGUARDA AFFARI MOLTO PIÙ SERI E COINVOLGE DECINE DI DIRIGENTI, GLI ASSESSORI (TRA CUI IL SOLITO EX PD TEDESCO), I PRIMARI, LE CLINICHE E GLI OSPEDALI, PER REATI DI CORRUZIONE, CONCUSSIONE, TRUFFA, ESTORSIONE…

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Giuliano Foschini e Piero Ricci per "la Repubblica"

NICHI VENDOLANICHI VENDOLA

Una transazione finita male con l'ospedale ecclesiastico "Miulli" e una brutta storia di favori per accreditare alcuni gruppi della sanità privata: nella tempesta giudiziaria perfetta che è riesplosa in Puglia, c'è un nuovo avviso di garanzia per Vendola, il secondo in ventiquattr'ore dopo quello in concorso in abuso d'ufficio per la nomina di un primario. «Me lo avessero notificato con un giorno di anticipo avrei dato la notizia in un'unica soluzione», è stato il primo commento del governatore pugliese.

LEA COSENTINOLEA COSENTINO

Per la vicenda del Miulli, Vendola è indagato insieme agli ex assessori alla sanità, Tommaso Fiore e Alberto Tedesco (oggi senatore nel gruppo misto), all'ex dirigente regionale Nino Messina oggi al Miulli come direttore amministrativo, al vescovo Mario Paciello governatore del Miulli, al reggente dell'ospedale don Vito Laddagae all'ex direttore amministrativo Rocco Palmisano.

Le accuse vanno dal falso ideologico, all'abuso d'ufficio, al peculato. Il falso ideologico (contestato a Vendola, Fioree Messina) riguarda la firma della transazione mentre il peculato viene contestato dal procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno e dal sostituto Desirè Digeronimo perché per pagare la prima tranche del debito sono stati utilizzati i soldi della Asl.

A preparare l'accordo col Miulli è Tedesco perché l'ente ecclesiastico chiede di rientrare dall'investimento per la costruzione del nuovo ospedale ad Acquaviva delle Fonti e lamenta rimborsi esigui per le prestazioni sanitarie erogate per la Regione. Chiede cento milioni di euro, ci si accorda con 45. Dopo un anno e mezzo la Regione fa marcia indietro e revoca la delibera dell'accordo perché - dice - non si era sicuri della provvista economica da cui attingere. La Regione è convinta di farcela al Tar dove però è il Miuli ad avere al meglio e a ottenere un rimborso di 175 milioni di euro, più 17 di danni in un giudizio che è arrivato al Consiglio di Stato.

«Davvero non riesco ad immaginare nulla che possa riguardarmi - si difende Vendola - e tuttavia riserverò a questo secondo appuntamento il medesimo impegno e la medesima serenità che si deve al lavoro della magistratura». Anche l'avvocato Vito Mormando che difende il Miulli si dice «sicuro di provare la mancanza assoluta di responsabilità». Intanto ieri è stato notificato un avviso di conclusione delle indagine per 47 persone nell'ambito di un'altra indagine sugli accreditamenti delle cliniche private.

ALBERTO TEDESCOALBERTO TEDESCO

Tra i 47 ci sono Tedesco, l'ex direttore generale dell'Ares, Mario Morlacco, dirigenti regionali e alcuni imprenditori, tra cui il genero di Tedesco. Corruzione, concussione, truffa, abuso d'ufficio, falso, peculato, estorsione e rivelazione del segreto d'ufficio, i reati contestati che coinvolgono anche un militare della guardia di finanza.

Tedesco è accusato di aver favorito l'accreditamento di una struttura sanitaria della Kentron e procurato un «ingiusto vantaggio patrimoniale» alla "Cbh-Citta" di Bari Hospital, una spa gestisce a Bari le case di cura "Mater Dei", "Santa Rita", "La Madonnina" e "Villa Bianca". Le altre società coinvolte sono la Spgs di Bari, il Gruppo Villa Maria di Lugo (Ravenna), la Gestione e management sanitario (Gms) di Adelfia (Bari) e le Case di Cura Riunite Villa Serena e Nuova San Francesco di Foggia.

VESCOVO MARIO PACIELLOVESCOVO MARIO PACIELLO

Tra i dirigenti regionali coinvolti c'è Lucia Buonamico, responsabile del settore programmazione e gestione sanitaria: gli inquirenti sono convinti che abbia gestito in maniera «clientelare» le procedure amministrative, falsificando i dati relativi alle liste d'attesa per giustificare il ricorso alle strutture private ma anche orientando gli impegni di bilancio regionale per la sanità privata in Puglia verso imprenditori suoi amici ai danni del fondo sanitario regionale.

 

 

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