DONALD A TUTTO GREGGIO! – IN UNA CENA NELLA SUA VILLA A MAR-A-LAGO, TRUMP HA “SUGGERITO” AL GOTHA DELL’INDUSTRIA PETROLIFERA AMERICANA UNA DONAZIONE-MONSTRE PER LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE: UN MILIARDO DI DOLLARI – IN CAMBIO, SE RIELETTO ALLA CASA BIANCA, PROMETTE DI FAR RISPARMIARE ALTRETTANTO AI GIGANTI USA DELL’ENERGIA FOSSILE: MENO TASSE, MENO REGOLE, MENO RESTRIZIONI. FEDERICO RAMPINI: “NON PROPRIO UN ‘VOTO DI SCAMBIO’, MA UN’ALLEANZA CON MUTUO VANTAGGIO”

-

Condividi questo articolo


Estratto dell’articolo di Federico Rampini per www.corriere.it

 

DONALD TRUMP - PETROLIO DONALD TRUMP - PETROLIO

Un miliardo di dollari di donazioni per la campagna elettorale di Donald Trump. È la cifra che lo stesso candidato repubblicano avrebbe «suggerito» a una cena di raccolta fondi a cui partecipava il Gotha dell’industria petrolifera americana. Un contributo adeguato e proporzionale a quel che lo stesso Trump farebbe risparmiare, se rieletto alla Casa Bianca il 5 novembre, ai giganti Usa dell’energia fossile: meno tasse, meno regole, meno restrizioni. Non proprio un «voto di scambio», ma un’alleanza con mutuo vantaggio.

 

L’appello di Trump ai petrolieri è avvenuto un mese fa, in una serata al resort privato di Mar-a-Lago in Florida. La notizia è uscita prima sul Washington Post, poi è stata ripresa e confermata da altri media. La fonte: alcuni degli stessi petrolieri che partecipavano all’evento, organizzato dal celebre miliardario Harold Hamm che è il numero 1 della Continental Resources, una società che estrae petrolio e gas da diversi giacimenti in Oklahoma e North Dakota.

 

donald trump in wisconsin donald trump in wisconsin

[…] Nella sua prima campagna elettorale otto anni fa Trump aveva promesso di abbandonare gli accordi di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico: appena eletto, puntualmente confermò quella decisione che cancellava le scelte fatte da Barack Obama al summit parigino del 2015.

 

Nei fatti le conseguenze furono modeste, l’uscita dagli accordi di Parigi presupponeva un preavviso di anni, quindi l’abbandono americano non divenne esecutivo fino all’elezione di Joe Biden, che a sua volta annullò la decisione di Trump.

 

Tuttavia lo «scoop» del Washington Post conferma che l’elezione del 5 novembre alimenta incertezze non solo sulla politica estera Usa e la tenuta delle alleanze strategiche, ma anche sulla politica energetica e le scelte relative al cambiamento climatico.  […]

 

DONALD TRUMP - PETROLIO DONALD TRUMP - PETROLIO

Ciò che Trump ha detto l’11 aprile nella «tavola rotonda energetica» a Mar-a-Lago è coerente con i suoi ripetuti attacchi alle normative ambientaliste dell’Amministrazione Biden. Da mesi Trump va promettendo che il suo ritorno alla Casa Bianca segnerebbe la fine di molte misure prese dall’attuale presidente per accelerare la transizione all’auto elettrica, all’energia eolica e solare.

 

Una portavoce di Trump, Karoline Leavitt, pur senza commentare i dettagli della cena coi petrolieri a Mar-a-Lago, ha confermato la sostanza delle promesse fatte da Trump. La portavoce ha detto che Biden «è guidato da estremisti dell’ambientalismo, costoro cercano di attuare la più radicale agenda energetica della storia, obbligando gli americani a comprare auto elettriche che non si possono permettere».

 

donald trump in wisconsin donald trump in wisconsin

Secondo la Leavitt il piano di Trump invece sarebbe «sostenuto da chi condivide la sua visione, la necessità che l’America conservi una superiorità energetica per proteggere la nostra sicurezza nazionale e ridurre il costo della vita per tutti i consumatori».

 

Riguardo al miliardo di dollari da contribuire alla campagna elettorale di Trump, alcuni dei petrolieri che partecipavano alla serata a Mar-a-Lago hanno descritto questa somma come una stima avanzata dallo stesso candidato su quello che le loro aziende potrebbero risparmiare, grazie alla riduzione di tasse e restrizioni, qualora venisse rieletto il repubblicano.

 

Non è chiaro se da parte dei petrolieri quella sera o nei giorni successivi ci siano state promesse o donazioni immediate. La normativa americana sulle campagne elettorale è molto elastica e permissiva sui finanziamenti privati di ogni genere, con l’unica eccezione di quelli provenienti da soggetti stranieri.

joe biden joe biden

 

Tra le aziende i cui top manager erano presenti all’evento, i resoconti dei media segnalano ExxonMobil, Eqt Corporation, Venture Global Lng, Cheniere Energy, Chesapeake Energy, più i vertici dell’American Petroleum Institute che è una sorta di Confindustria del settore. Partecipavano anche alcuni politici repubblicani degli Stati produttori di energie fossili.

 

L’accusa rivolta a Biden, di penalizzare il tenore di vita delle famiglie americane e indebolire l’autonomia strategica degli Stati Uniti, fa riferimento alla nutrita attività normativa della Casa Bianca negli ultimi tre anni. Per esempio, Biden ha firmato leggi che erogano 370 miliardi di dollari di incentivi per le fonti rinnovabili e i veicoli elettrici; ha varato regolamenti che impongono tagli accelerati alle emissioni di CO2, metano e sostanze inquinanti da parte delle centrali elettriche e altri impianti industriali.

 

DONALD TRUMP - JOE BIDEN - IMMAGINE CREATA DA MIDJOURNEY DONALD TRUMP - JOE BIDEN - IMMAGINE CREATA DA MIDJOURNEY

Una parte di questa de-carbonizzazione ha implicazioni strategiche e geopolitiche internazionali, nella misura in cui la Cina dispone di un semi-monopolio nella produzione di batterie elettriche, pannelli solari, o di alcuni componenti e materiali necessari per produrre queste ed altre tecnologie verdi. Su questo fronte Biden è intervenuto con altre leggi di politica industriale che cercano di riportare sul suolo statunitense produzioni oggi dominate dalla Cina.

 

La Casa Bianca rileva però che l’industria gasifera e petrolifera Usa scoppia di salute, in effetti è reduce da un’annata di profitti record. Questo si spiega con diversi fattori: una buona congiuntura mondiale e la tenuta della crescita economica negli Stati Uniti; la guerra in Ucraina e le sanzioni contro il gas russo. Gli Stati Uniti hanno rilanciato sul proprio territorio l’estrazione e l’esportazione di gas naturale per rifornire quelle nazioni che partecipano alle sanzioni contro Mosca.

 

DONALD TRUMP - PETROLIO DONALD TRUMP - PETROLIO

Non è un caso se l’America ha appena superato la Cina come primo partner commerciale della Germania: a questo sorpasso hanno contribuito le esportazioni di gas liquefatto Usa. Gli Stati Uniti sono il numero uno mondiale nelle esportazioni di gas naturale liquido. Potrebbero raddoppiare la loro capacità di esportazione dai livelli attuali, anche grazie ai permessi concessi dall’Amministrazione Biden per costruire nuovi impianti e terminali.

 

Biden ha quindi raggiunto svariati compromessi fra due obiettivi: da una parte la de-carbonizzazione, dall’altra l’autosufficienza energetica degli Stati Uniti per petrolio e gas, e il loro ruolo a sostegno dei paesi alleati per ovviare all’ammanco di energie fossili russe. Tra i casi in cui ha scontentato gli ambientalisti, la Casa Bianca ricorda i nuovi permessi di produzione di energie fossili concessi in Alaska, West Virginia, Texas.

 

pozzi petrolio 2 pozzi petrolio 2

Sul fronte delle energie rinnovabili, l’Amministrazione Biden sottolinea come le nuove regole imposte per accelerare la de-carbonizzazione stimolano l’innovazione tecnologica. Un esempio è il progresso che si sta verificando nel settore delle mega-batterie, capaci di conservare energia generata da sole e vento per utilizzarla quando gli impianti eolici e fotovoltaici sono fermi.    

petrolio 3 petrolio 3 petrolio petrolio

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

SULLA RAI ELLY NON SI È FATTA INFINOCCHIARE – IL MOTIVO CHE HA SPINTO SCHLEIN ALL’AVENTINO, OLTRE ALLA MANCATA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DI VIALE MAZZINI, RIGUARDA LO STATO DELL’ARTE DEL PD – IL DUPLEX BOCCIA-FRANCESCHINI PUNTAVA A PIAZZARE UN PRESIDENTE DI GARANZIA CHIAMATO GIOVANNI MINOLI. UN NOME SU CUI ERA STATO TROVATO UN ACCORDO CON GIORGIA MELONI, GRAZIE AI CONTATTI DEL MARITO DI NUNZIA DE GIROLAMO CON GIAMPAOLO ROSSI – MA LA SEGRETARIA MULTIGENDER SI È RIFIUTATA DI PRENDERSI IN CARICO UN “INAFFIDABILE” COME IL MULTI-TASKING MINOLI – IL PROBLEMA DI ELLY È CHE NON HA NESSUN UOMO DI FIDUCIA IN RAI. PIUTTOSTO CHE INFILARSI IN QUEL LABIRINTO PIENO DI TRAPPOLE, HA PREFERITO CHIAMARSI FUORI – LA MOSSA DI NARDELLA: HA LANCIATO LA SUA CORRENTE PER STOPPARE FRANCESCHINI, CHE PUNTA A PASSARE IL TESTIMONE ALLA MOGLIE, MICHELA DI BIASE...

DAGOREPORT - RICICCIANO LE VOCI SU UNA FUSIONE TRA RENAULT E STELLANTIS. MA QUESTA POTREBBE ESSERE LA VOLTA BUONA – E' MACRON CHE SOGNA L'OPERAZIONE PER CREARE UN COLOSSO EUROPEO DELL'AUTOMOTIVE (LO STATO FRANCESE È AZIONISTA DI ENTRAMBI I GRUPPI) E, CON IL GOVERNO DI DESTRA GUIDATO DA BARNIER, A PARIGI NESSUNO OSERA' OPPORSI - E JOHN ELKANN? NON GLI PARE IL VERO: SI LIBEREREBBE DI UNA "ZAVORRA" E POTREBBE VELEGGIARE VERSO NEW YORK O LONDRA, PER FARE QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE (E IN CUI È BRAVISSIMO): INVESTIMENTI E ACQUISIZIONI TRA LUSSO E TECH. TOLTASI DAI COJONI L'EX FIAT, NON AVREBBE PIÙ RAGIONE DI TENERSI “REPUBBLICA” E “STAMPA" E LE FAIDE CON IL COMITATO DI REDAZIONE

È ARRIVATA L’ORA DI PIER SILVIO? SEGNATEVI QUESTA DATA SUL CALENDARIO: APRILE 2025. POTREBBE ESSERE IL MOMENTO DELLA DISCESA IN CAMPO DI BERLUSCONI JR – “PIER DUDI” POTREBBE APPROFITTARE DI UNA SCONFITTA DEL CENTRODESTRA AL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA PER RIPERCORRERE LE ORME DEL PADRE: METTERE IN PIEDI UNA NUOVA FORZA ITALIA, APERTA A DIRITTI E MINORANZE, EUROPEISTA E ATLANTISTA. A QUEL PUNTO, LE ELEZIONI ANTICIPATE SAREBBERO INEVITABILI – ORMAI È CHIARO CHE IL GOVERNO MELONI NON CADRÀ MAI PER MANO DELL’OPPOSIZIONE, SPOMPA E INETTA, MA SOLO ATTRAVERSO UN’IMPLOSIONE DELL’ALLEANZA DI DESTRA-CENTRO - LA DIFFIDENZA DI MARINA, TERRORIZZATA DALL'IPOTESI CHE IL FRATELLO FINISCA FAGOCITATO DA BATTAGLIE MEDIATICHE E GIUDIZIARIE, COME IL PADRE...