Roberto Giovannini per la Stampa
Qualcuno sostiene che se non ci fossero stati i problemi giudiziari che rischiano di azzoppare Mauro Moretti e Claudio Descalzi, i manager nominati in splendida solitudine da Matteo Renzi alla guida delle società pubbliche o partecipate dal Tesoro sarebbero stati tutti riconfermati in blocco.
Forse è vero. Ma - per l' appunto - è arrivata la condanna per l' amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica. E proprio ieri il rinvio a giudizio per corruzione dell' ad di Eni per la brutta storia nigeriana. Ma prima ancora - fattore forse più importante nel determinare l' imminente giro di nomine - c' è stata la caduta del governo Renzi. Che ha cambiato completamente il quadro, e creato una nuova dialettica nel governo.
Dando voce in capitolo sul da farsi (oltre a Renzi, stavolta dall'«esterno», se così si può dire) anche al ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan e a quello dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Molto molto attivo. Mai come in questo momento si può dire che tutti i giochi sono aperti. Ci potrebbe essere una conferma in blocco dei vertici.
CARLO CALENDA A CAPALBIO - foto Enzo Russo
Potrebbero in questo caso saltare soltanto i finanziatori dell' ex sindaco di Firenze, da lui inseriti nei Cda delle partecipate, come Alberto Bianchi, titolare della Fondazione Open, in Enel e Fabrizio Landi, primo finanziatore di Renzi, in Leonardo-Finmeccanica. Ma se anche un solo tassello del mosaico delle nomine dovesse cadere, potrebbe davvero partire il gioco delle sedie musicali. Mosso da interessi e appetiti personali ma anche politici. Una partita che comincerà nel giro di poche settimane e movimenterà la primavera.
alberto bianchi maria elena boschi
Non c' è dubbio che i casi Moretti e Descalzi siano davvero delicati. Dal punto di vista legale non ci sarebbero ostacoli alla conferma, dicono gli esperti. Tuttavia non c' è dubbio che una condanna, sia pure in primo grado, e sia pure per un disastro di cui il manager romagnolo che guida Leonardo non è direttamente responsabile, sia un fardello forse troppo pesante.
Le indiscrezioni dicono che potrebbe essere sostituito da Fabrizio Giulianini, capo del settore Elettronica, difesa e sistemi. Oppure da Francesco Caio, che di industria ne capisce, ma che oggi è amministratore delegato di Poste, di cui starebbe gestendo la privatizzazione. Quanto a Moretti, difficile immaginare per uno come lui un destino da «pensionato»: c' è da giurare che spunterà da qualche altra parte.
Pesante (anche se qui siamo solo all' inizio del processo) è la richiesta di rinvio a giudizio di Descalzi: l' accusa è di corruzione, il danno reputazionale per l' Eni potrebbe essere molto serio. Se Descalzi dovesse lasciare, il totonomine dice che al suo posto potrebbe andare Francesco Starace, ad di Enel, che in questi giorni continua però a ripetere di non essere interessato. Vero è che Starace vacilla ancora per il flop dell' interruzione della corrente elettrica in Abruzzo durante l' ondata di scosse e le nevicate di gennaio.
Potrebbe essere sorpassato da Marco Alverà. ad di Snam. Se Starace andasse davvero all' Eni, potrebbe essere sostituito dall' ad di Terna, Matteo Del Fante, che sembra aver più chances dell' ad di Enel Green Power Francesco Venturini. Ma come detto, molto dipenderà dagli sviluppi politici delle prossime settimane: se Gentiloni sopravviverà all' assalto renziano per le elezioni, sicuramente sulle nomine sarà più forte anche la voce di Carlo Calenda.