Marco Antonellis per Dagospia
1. LA PAURA DI GRILLO
- Beppe Grillo di questi tempi preferisce non fare un fiato. La situazione non è delle migliori per lui. Però ai fedelissimi ha raccontato che, da par suo, non ci sarebbe nessun problema se Mario Draghi salisse al Colle.
Un endorsement per l'ex presidente BCE? Sì, ma fino a un certo punto perché l'altra raccomandazione dell’Elevato indagato è che "la legislatura deve continuare". Infatti, il vero timore dell’ex comico è che se si andasse alle elezioni anticipate Giuseppe Conte, il "re dei penultimatim", potrebbe sfilargli il Movimento da sotto al naso imbottendolo di candidati amici.
SILVIO BERLUSCONI IN VERSIONE UMARELL
2. IL BANANA NON DEMORDE
La verità, vi prego, su Berlusconi. Silvione avrebbe voluto fare solamente oggi, in extremis, il vertice di centrodestra in cui è stato costretto (gli alleati non ne volevano sapere della sua candidatura) a sfilarsi dalla partita per il Quirinale.
Ma i boatos che venerdì scorso si facevano sempre più forti di un imminente incontro tra Matteo Salvini ed Enrico Letta lo ha spinto a capitolare e a dare subito l'assenso per il vertice di centrodestra.
Com'è andata a finire poi lo sappiamo tutti. Con il Banana che non si è nemmeno degnato di collegarsi via zoom e che rimane "freddo" su Casini (ma non completamente negativo) e non vuole nemmeno sentir parlare di Pera, Frattini e Tremonti. Nel frattempo aspetta che Salvini faccia flop come king maker per riprendersi la scena.
3. LA PIERFURBATA DI CASINI
Diavolo d'un Casini. Cosa non si farebbe per la per poltrona del Quirinale. Già, perché oltre alla conversazione di stamattina con il Resto del Carlino per accattivarsi le simpatie dei parlamentari PierFurby sta già segretamente pensando ad un colpo ad effetto se venisse eletto.
Un grande gesto di pacificazione nazionale: nominare senatori a vita Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Sarebbe un modo per chiudere definitivamente la seconda Repubblica ed aprire finalmente la terza. Ma è anche un modo anche per convincere entrambi gli schieramenti a votarlo.
4. IL PROPORZIONALE TI ALLUNGA LA VITA
mario draghi sergio mattarella
Cosa non si farebbe per convincere Mario Draghi a restare a palazzo Chigi. I partiti politici, che non ne vogliono sapere di spostarlo al Quirinale per non rischiare di essere commissariati per i prossimi 7 anni (e c'è da capirli visto che è già da un anno che non toccano palla) gli stanno promettendo di tutto e di più per convincerlo a rinunciare al Colle.
A cominciare da una nuova legge elettorale in senso proporzionale. Questo consentirebbe di non avere né vincitori né vinti nel 2023 e quindi di consentire a Mario Draghi di continuare a fare il presidente del Consiglio. Ma Giorgia Meloni ha già fiutato il "trappolone". E super Mario con un ghigno dei suoi ha già fatto sapere che la cosa non gli interessa.
5. DRAGHI L'HA CAPITA: DOPO SALVINI, INCONTRERÀ ENRICO LETTA E TELEFONERÀ A BERLUSCONI
Draghi l'ha capita. Se non tratta con la politica al Quirinale non ci arriva. E che ti sta facendo in queste ore Mariopio? Dopo aver incontrato stamattina Matteo Salvini si appresta ad incontrare in queste ore Enrico Letta e sta per alzare persino la cornetta per fare una telefonata ad Arcore a Silvio Berlusconi.
Un modo per rompere il ghiaccio anche con il reuccio di Arcore, offeso per non essere più riuscito a parlare con super Mario da quando si è insediato a governo.
6. COSA HA CHIESTO SALVINI A DRAGHI
Draghi da 48 ore ha iniziato a trattare con la politica con l’unico contraente in grado di dare il via libera alla sua candidatura: Matteo Salvini. L’incontro di stamani però non è stato affatto risolutivo come i più vorrebbero far credere: sul tavolo è rimasta la candidatura di Nicola Molteni proposto dal leader della Lega per prendere il posto dell’odiata Ministra Lamorgese.
Un risultato che Enrico Letta non potrebbe accettare soprattutto in un anno pre elettorale come il 2022. Per un amico che non si è ancora trovato (Salvini), un altro si rischia di perdere. Il ministro Guerini è infatti molto indispettito: ‘’Se Draghi non tratta con tutti, i franchi tiratori rischiano di fare la differenza’’, è l’avvertimento del ministro della difesa al premier (ed al suo segretario di partito).
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