Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
Mario Draghi non ha ancora avviato le consultazioni e il centrodestra si ritrova in frantumi. Forza Italia sull' orlo della scissione spinge Silvio Berlusconi a promettere agli "eretici draghiani" il suo sostegno al nuovo governo.
Ma lo scontro tutto interno alla coalizione si consuma nel primo pomeriggio nel vertice tra i leader dei tre partiti. Giorgia Meloni propone ai colleghi di presentarsi tutti insieme al premier incaricato e di annunciare l' astensione: «Mai un sì al banchiere». A sorpresa Matteo Salvini si sfila: «Se l' incaricato è una figura come Mario Draghi non possiamo presentarci con la soluzione già in tasca senza nemmeno sentirlo. Andiamo, poi decidiamo».
meme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni
Fi tra scissione e sostegno
In serata è la capogruppo Mariastella Gelmini a chiamare personalmente l' ex presidente Bce al lavoro per la formazione dell' esecutivo. «Forza Italia c' è, nell' interesse del Paese», gli preannuncia. Nelle ore precedenti, lo studio della vicepresidente della Camera Mara Carfagna, primo piano di Montecitorio, è diventato l' epicentro del terremoto forzista.
Entrano Giovanni Toti, poi Emilio Carelli, fresco di addio al Movimento, quindi alla spicciolata Gaetano Quagliariello, altri senatori di Cambiamo e ancora quelli dell' Udc, decine di deputati e senatori di Fi. A fine giornata se ne conteranno quasi cinquanta. Una trentina di deputati e una ventina di senatori. A tenerli insieme, il sì convinto al governo di Mario Draghi.
GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI
Chiamano Silvio Berlusconi e gli chiedono di prendere posizione pubblicamente con una nota a favore dell'"incaricato". La minaccia dei dissidenti è di far partire una raccolta firme dentro i gruppi e intanto invocano un' assemblea per stamattina. I falchi "salviniani" del partito, tra i quali Ghedini, convincono il capo a soprassedere sulla nota e perfino sull' assemblea.
Il Cavaliere, per evitare che salti per aria il partito e per partecipare alle consultazioni, potrebbe arrivare in queste ore a Roma. Intanto assicura al telefono i "rivoltosi" che non c' è alcun veto su Draghi: si dice pronto ad ascoltare l' ex governatore che proprio lui ha voluto alla Bce e a Bankitalia. Vuole giusto verificare che il governo sarà «davvero dei migliori» e dare un' occhiata al programma. Ci sono pur sempre gli interessi della "casa" da difendere. I dissidenti a tarda sera danno quasi per scontato a questo punto il sì dell' intero partito. E pazienza se costerà la rottura con Lega e Fdi.
BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA
Centrodestra diviso alla meta
Alla fine del vertice, nessuna nota congiunta. Non c' è intesa tra Lega, Fdi, Fi e cespugli centristi. Torneranno a riunirsi oggi. E non è affatto certo che nelle prossime ore al cospetto di Draghi si presenti una delegazione unitaria. C' è parecchio nervosismo.
«Almeno asteniamoci tutti insieme, io oltre non sono disposta a concedere», avverte Meloni. Ma Salvini, alla vigilia del confronto con "Super Mario" che per loro dovrebbe essere oggi, alza un muro: «Prima andiamo e ascoltiamo ».
Non vuol dire che il leghista sia schierato con l' ex governatore. «Mai, se si pensa di votare nel 2023». E mette in guardia Berlusconi collegato in video dalla Provenza: «Se decolla il governo Draghi, è chiaro che poi andrà anche al Quirinale, quella porta per te si chiude».
Ma alla favola del Colle anche il Cavaliere credeva ormai poco. Scintille tra il leghista e Giovanni Toti, convinto "draghiano". Prima del vertice, il segretario leghista ha un lungo incontro con Giancarlo Giorgetti, tessitore e interlocutore unico (nel partito) del premier incaricato. «Con Salvini piena sintonia di vedute e di progetti», fa sapere subito dopo il numero due del partito, soddisfatto per la parziale apertura.
Il nuovo contenitore
L' accelerazione per la nascita della nuova sigla dei moderati di centrodestra dipenderà solo dalla decisione che adotterà Berlusconi, fa sapere chi sta lavorando al progetto con Carfagna e Toti. Coinvolti tutti coloro che ormai non si riconoscono nella destra sovranista e che non si sentono garantiti dall' ombrello berlusconiano.
Oltre alla corrente Voce libera della ex ministra, anche Cambiamo del governatore ligure, coi suoi tre senatori, ma trattative sono in corso pure con gli Udc (tre senatori anche loro). Si rincorrono voci sul dialogo che sarebbe stato aperto con Matteo Renzi. Se il Cavaliere dirà sì a Draghi, l' operazione per ora rallenterà. Diversamente, lo strappo si consumerebbe già in questi giorni con una trentina di parlamentari.
mario draghi 1 BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE mario draghi 2 mario draghi dg banca d italia 2001 tommaso padoa schioppa mario draghi