Monica Guerzoni per corriere.it
A una settimana dall’ultimo Consiglio dei ministri, che si era chiuso con uno scontro e un rinvio, Mario Draghi dovrà oggi superare i veti dei partiti e chiudere il nuovo decreto per contenere il Covid e frenare Omicron. La maggioranza è spaccata su scuola, green pass, smart working. Ma i numeri dei contagiati e dei morti impongono una decisione immediata e forte e poiché l’obbligo vaccinale invocato dalle Regioni incontra troppe resistenze, l’orientamento di palazzo Chigi resta l’estensione del green pass rafforzato.
La misura, che Draghi sembrava pronto ad applicare a tutto il mondo del lavoro, piace alle grandi aziende, ma incontra l’opposizione delle piccole. Pesano i veti di Lega e M5S, gli ostacoli giuridici sono diversi e il premier ora valuta una mediazione che scongiuri strappi e plachi le tensioni. Nel pacchetto di misure allo studio potrebbe dunque entrare l’obbligo di certificato verde rafforzato (che esclude il tampone) solo per alcune categorie di persone, cominciando dagli over 60. È la fascia anagrafica che più rischia di sviluppare malattia grave e il primo obiettivo del capo del governo è mettere in sicurezza gli ospedali.
La Lega è contraria all’obbligo vaccinale e al green pass rafforzato per tutti i lavoratori. Ma Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo e capo delegazione del Carroccio, concorda con la necessità di tutelare le persone più fragili e sarebbe pronto a votare un provvedimento «supportato da dati oggettivi», quale potrebbe essere il pass imposto agli over 60. Anche il M5S, con Stefano Patuanelli, potrebbe dare il via libera a una misura meno generalizzata.
Nulla però è scontato in una maggioranza che, in vista del voto sul Quirinale, litiga anche sul contrasto al Covid. Il Pd chiede misure più rigorose e il ministro della Salute Roberto Speranza, favorevole all’obbligo, si batterà per estendere il pass rafforzato a tutto il mondo del lavoro. Oltre ai ministri dem Franceschini e Orlando, anche Brunetta spinge per allargare l’obbligo a tutti i lavoratori e non fermarsi agli over 60. Questa soluzione, che al ministero della Salute ritengono riduttiva, sarà valutata oggi con il Cts.
Gli scienziati prevedono il picco di questa quarta ondata per metà gennaio e poiché il green pass rafforzato entrerebbe in vigore a febbraio, così da dare il tempo alle persone di vaccinarsi, la misura rischia di rivelarsi vana per l’emergenza. Il tema allora è studiare una strategia complessiva, un pacchetto di misure che riesca a raffreddare la curva.
L’altro fronte di tensione è lo smart working, che fa litigare Forza Italia con il Pd e con i 5 Stelle. Il ministro Renato Brunetta è salito a Palazzo Chigi per un confronto con il premier. Finito il faccia a faccia, in Parlamento si sparge la voce che fra Draghi e il ministro della Pubblica amministrazione siano volati gli stracci. Brunetta, contrario a un intervento normativo straordinario che suoni come un «tutti a casa», smentisce contrasti: «Balle, incontro assolutamente positivo». Draghi ha strappato un sì al ministro e lui, Brunetta, ha ottenuto che il ritorno al lavoro a distanza non sarà nel decreto. Basterà una circolare per ribadire che, a legislazione invariata, gli uffici pubblici possono lavorare a distanza «fino al 49%». Quanto al settore privato sarà il ministro Andrea Orlando a porre con forza la necessità e l’urgenza di estendere lo smart working alle aziende.
GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI
Anche sulla scuola è guerra. Draghi deve vedersela non solo con i partiti, ma con il fronte trasversale dei governatori che, da Zaia a Fontana, da Zingaretti a De Luca, chiedono di rinviare il ritorno in classe. Il premier e il ministro Bianchi resistono: le scuole riapriranno il 10 gennaio.