1. ATLANTIA ATTACCA IL GOVERNO E SI APPELLA ALL'EUROPA: «VIOLATO IL LIBERO MERCATO»
Roberta Amoruso per “il Messaggero”
stefano buffagni giuseppe conte
Atlantia gioca l'ennesima carta, questa volta quella dell'Europa, per cancellare l'articolo 35 del decreto Milleproroghe che ha quasi azzerato 23,5 miliardi di indennizzo in caso di revoca della concessione di Aspi. Una norma «con finalità politiche» per Atlantia, che «viola le regole Ue» sul rispetto dei contratti e delle economie di libero mercato e che mina la «sopravvivenza di Autostrade per l'Italia».
Dopo 22 mesi dal crollo del ponte Morandi, minacce cicliche di revoca della concessione, complesse indagini giudiziarie ancora in corso, una modifica unilaterale della convenzione autostradale da parte del governo e una trattativa sottotraccia con pochi risultati, il 9 giugno scorso la holding dei Benetton che controlla Aspi ha preso carta e penna per far arrivare direttamente sul tavolo di Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione Ue con delega sull'economia, un grido d'allarme durissimo contro il governo di Giuseppe Conte.
Un esecutivo che ha «danneggiato la continuità aziendale di Aspi, privata di ogni possibilità di accesso al mercato e penalizzata nel valore di mercato», scrive Atlantia con riferimento alle bocciature delle agenzie di rating seguite al decreto Milleproroghe. Ma ha anche «violato politicamente le norme europee sul libero mercato forzando» la stessa Atlantia «a cedere la sua quota di controllo di Aspi a Cdp a prezzi di saldo», con tanto di danno a «migliaia di investitori italiani ed esteri».
crolla ponte ad albiano aulla, provincia di massa carrara 5
E ancora: il governo è arrivato perfino a mettere in atto una «palese discriminazione» nei confronti di Aspi quando «il viceministro dello Sviluppo economico (Stefano Buffagni, ndr) ha pubblicamente dichiarato che Aspi non può accedere ai prestiti garantiti dallo Stato» a conferma «del desiderio delle autorità italiane di compromettere la redditività di Aspi, indebolire la società e ridurne il valore a fini politici». Ma è altrettanto «discriminatorio» aver riservato ad Aspi-Atlantia un trattamento ben diverso da quello avuto con l'Anas, risparmiata da qualsiasi accusa o minaccia di revoca della concessione nonostante il grave crollo del ponte ad Aulla in Toscana, spiega ancora la lettera, un incidente «che ha risparmiato vittime soltanto perché avvenuto in periodo di lockdown» su un tratto altrimenti molto trafficato.
IL TEMPO STRINGE
Dunque, il presidente di Atlantia Fabio Cerchiai e l'ad Carlo Bertazzo chiedono a Bruxelles di prendere «iniziative rapide e decise» nei confronti del governo», per affrontare «le violazioni delle regole Ue», ma anche per contribuire ad attribuire «una certezza legale alla questione».
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È la terza volta che Atlantia scrive a Bruxelles. Lo ha già fatto il 10 gennaio e il 13 marzo scorso. Poi il 29 maggio un nuovo aggiornamento è stato condiviso con la Direzione Stabilità finanziaria e dei mercati dei capitali della stessa Commissione, come ricordato dalla stessa lettera. Ma i toni e la durezza dell'ultima missiva danno più che mai il senso dell'urgenza. Non solo. La scelta di sollecitare l'intervento del vicepresidente Dombrovskis suggerisce che ormai lo scontro governo-Atlantia ha lasciato alle spalle gli aspetti tecnici della questione per diventare un affare tutto politico.
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Già nel 2007 la Commissione era scesa in campo con una procedura di infrazione contro l'Italia, che per mano dell'allora ministro Antonio Di Pietro aveva modificato unilateralmente le concessioni autostradali in violazione delle regole Ue: l'Italia fu costretta alla retromarcia. Il binario imboccato è lo stesso di allora, per questo si pensa che il pressing Ue potrebbe costringere il governo a cancellar, o quantomeno a modificare il Milleproroghe.
Del resto, nessun investitore, nemmeno la Cdp del Tesoro, può pensare di investire in un gruppo con 7.000 lavoratori a rischio e 9 miliardi di bond sul mercato europeo, incapace in queste condizioni di «implementare gli investimenti del piano industriale e anche di rifinanziare il debito sul mercato». La lettera di Atlantia è ora all'esame di diversi commissari Ue tra cui appunto Dombrovskis, ha spiegato ieri il suo portavoce. I tempi di risposta dell'Europa non sono rapidi di solito.
Ma un faro Ue potrebbe comunque indebolire governo e soprattutto l'ala più dura dei Cinquestelle, convincendoli che qualsiasi accordo con Atlantia non può prescindere da una modifica dell'articolo 35 del Milleproroghe: un viatico che in caso di successive battaglie legali potrebbe costare caro allo Stato italiano.
2. ATLANTIA CHIAMA BRUXELLES: AUTOSTRADE, FORZATI A VENDERE
Fabio Savelli per il ''Corriere della Sera''
Una lettera-denuncia sul tavolo del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis che ha la delega ai servizi finanziari e al mercato dei capitali. È datata 9 giugno, quindi poco più di una settimana fa, quando era già deflagrata la polemica sulle presunte resistenze del ministero del Tesoro alla garanzia pubblica per il prestito da 1,2 miliardi che Autostrade ha chiesto al sistema bancario per rifinanziare il circolante.
Una missiva firmata dall'amministratore delegato Carlo Bertazzo e dal presidente Fabio Cerchiai, svelata dal Financial Times, molto dura nei confronti del governo accusato di forzare la «nazionalizzazione» di Autostrade costringendo la holding Atlantia, controllata al 30% dalla famiglia Benetton, a vendere la maggioranza del capitale a Cassa Depositi «a un valore ridotto creando un danno significativo a migliaia di investitori italiani e stranieri».
La lettera piomba a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte che proprio qualche giorno fa aveva chiesto ai ministeri competenti, Trasporto e Tesoro, di chiudere la partita con una decisione definitiva su una vicenda che si protrae da quasi due anni, da quando il viadotto Morandi collassò su stesso provocando 43 vittime. Fonti governative inquadrano l'iniziativa come elemento di pressione negoziale nei giorni decisivi sul futuro della stessa società «a rischio sopravvivenza» e della concessione che porta con sé, che prevede una scadenza nel 2038.
GIOVANNI CASTELLUCCI E FABIO CERCHIAI
Giorni in cui si susseguono diversi tavoli tecnici nei due dicasteri in una lotta contro il tempo per trovare un accordo entro il 30 giugno, giugno in cui Atlantia potrebbe risolvere contrattualmente la concessione per il cambio normativo introdotto dal decreto Milleproroghe. È per questo che i vertici di Atlantia chiedono a Bruxelles di prendere «iniziative rapide e decise» con le autorità italiane «per far fronte alla violazione delle norme Ue», riferendosi all'articolo 35 che disciplina la revoca e il subentro dell'Anas riducendo «drammaticamente» la compensazione per estinzione anticipata, violando, a loro dire, «i principi della legge europea, tra cui quelli che riguardano il rispetto dei contratti e delle economie di libero mercato».
Un portavoce della Commissione Ue, Daniele Ferrie, conferma che «diversi dipartimenti hanno ricevuto la lettera» aggiungendo che la «risposta sarà inviata a tempo debito». Bruxelles potrebbe persino avviare un'istruttoria per verificare la sussistenza della violazione delle norme Ue avviando in una seconda fase, ove le controdeduzioni dei ministeri competenti non fossero adeguate, una procedura d'infrazione con il rischio di una sanzione a carico dell'Italia. Prematuro per dirlo. Quel che è certo è che tutto ruota attorno alla valutazione del 51% oggetto di possibile cessione da parte di Atlantia. Con l'articolo 35 in piedi ha un valore, senza ne ha un altro. Nel mezzo ballano diversi miliardi. Agganciati ai pedaggi al casello.