1. TRUMP SPARITO, SU TWITTER POSTA VIDEO FOXNEWS SU FRODI
sostenitori di trump a phoenix arizona
(ANSA) - Sparito da quando è stata ufficializzata l'elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti, Donald Trump sta postando su Twitter brevi video di Foxnews nei quali giornalisti della rete o rappresentanti repubblicani contestano l'esito del voto. Sotto a tutte le sei clip postate nell'ultima ora Twitter ha inserito l'avviso: "Questa dichiarazione su una frode elettorale è contestata", che negli ultimi giorni è comparsa quasi sotto ogni post dell'ex presidente.
TRUMP PENSA A NUOVI COMIZI PER RILANCIARE ACCUSE DI BROGLI
(ANSA) - Donald Trump sta pianificando una serie di nuovi comizi in stile campagna elettorale per rilanciare le accuse di brogli e rivelare alcune delle prove che ha intenzione di usare nella battaglia legale. Tra queste, i necrologi di americani deceduti e che risultano aver votato. Non sono ancora state annunciati luoghi e date degli eventuali comizi, ma secondo il New York Post gli sforzi si starebbero concentrando sugli Stati in bilico, fondamentali per un eventuale ribaltamento del risultato: Georgia, Arizona e Pennsylvania.
La Cnn sostiene che dietro l'offensiva in stile campagna elettorale ci sarebbero il genero di Trump, Jared Kushner, l'avvocato personale Rudy Giuliani e il consigliere Jason Miller. Nessuno dei tre per ora ha confermato. L'emittente di Atlanta tra l'altro ieri sosteneva che Kushner era tra coloro che stavano spingendo il presidente a concedere la vittoria a Biden.
2. USA, FALSIFICAZIONI E MORTI CHE VOTANO: ECCO PERCHÈ TRUMP È ANCORA IN GIOCO
Monica Camozzi per www.affaritaliani.it
L’ex campione dei pesi massimi Joe Frazier ha votato alle elezioni del 2018. Ma è morto l’11/7/2011. Il nonno di Will Smith ha votato nel 2018, peccato che sia morto nel 2016. Come loro, i 14.000 votanti defunti trovati nella contea di Whayne in Michigan? Quello che si apre ora, in America, è un vero e proprio Election gate. Che tutto finisca in mano alla Corte Suprema, ormai è certezza.
In questo momento sono più di 19.000, dalla GOP room, i ricorsi per i cosiddetti brogli elettorali nella disfida fra Donald Trump e Joseph Biden. “Le elezioni americane sono ben lungi dell’essere finite” ha dichiarato l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, uno dei super legali che Donald Trump ha schierato insieme a Jay Sekulow, o l’ex procuratore generale della Florida Pam Bondi, Sidney Powell, avvocato dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael T.Flynn.
Ma al centro dell’inchiesta per il cosiddetto Election Gate non c’è solo Joseph Biden. Ci sono i media americani mainstream e l’indagine parte da Capitol Hill. Per le strade si sono viste file di americani in macchina, come quelli che hanno creato una coda di 60 km in Nevada, per andare a manifestare a Phoenix. In ballo, da qualsiasi parte si “penda”, c’è il senso della parola democrazia. E quando c’è in ballo la democrazia l’America si compatta. Questa volta lo ha fatto in cinque giorni.
“La modalità fraudolenta di alterare i voti è stata sistemica, ovvero è avvenuta in dieci stati -ha dichiarato Giuliani ai microfoni di Maria Bartiromo di Fox News, dicendo che “le elezioni sono ben lungi dall’essere finite”. Ma quel che avvince, è la mobilitazione popolare per l’adesione compatta dei media alla causa Dem e per la modalità con cui le notizie sono state date. Abbiamo chiesto un commento a Flavio Robert Paltrinieri, membro del partito Repubblicano della Florida e leader di Noi di Centro.
lo scrutinio negli stati chiave
Lo strano caso dei morti che votano e del fatal error dei software.
Alcune notizie, come quella dei 14.000 defunti che avrebbero votato in Michigan, nella Contea di Whayne, hanno fatto il giro del pianeta. “Ma ci sono anche i “fatal error” dei software che ogni 1.000 voti attribuiti a Trump, ne levavano 300, beccato da un acuto observer (il funzionario che ai seggi controlla le regolarità delle procedure). O i 10.000 voti duplicati in Oklahoma”.
Pare che agli osservatori dei seggi repubblicani sia stato impedito di ispezionare i voti per posta. “La Virginia è stata assegnata a Biden con lo spoglio al 20% e durante l’apertura dei seggi, questo ha ovviamente condizionato gli elettori che ancora non si erano espressi. Hanno usato la Fox come agente provocatore ma l’America non è l’Italia, la gente te la trovi all’uscio. È stata aperta un’inchiesta contro il cartello di tv e giornali che vede protagonisti Cnn, Abc, perché si capiva che la strategia per vincere partiva da una compagine di media che per un anno ha montato l’Onda blu”.
3. PERCHÉ IL RICORSO ALLA CORTE SUPREMA È PER TRUMP UNA STRADA IN SALITA
AGI - Nella sua battaglia per rimanere alla Casa Bianca, il presidente Usa, Donald Trump, non ha la facoltà di ricorrere direttamente alla Corte Suprema federale, dove al momento siedono 6 giudici conservatori e tre progressisti; e tantomeno la Corte Suprema federale ha interesse a politicizzare e avocare a sè la decisione finale nel duello finale per l'elezione del 46esimo presidente Usa.
sostenitori di biden con mascherine sotto il naso
Nell'analisi di Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato all'Università di Perugia, è questa la 'fotografia' delle carte che Trump può ancora giocarsi per rimanere alla Casa Bianca. "L'argomento delle frodi e dei brogli può trovare fondamento solo se ci sono prove, che un giudice ritiene tali. E tali prove, eventualmente, vanno presentate innanzitutto di fronte ai tribunali degli Stati, i soli che possono consentire a Trump e ai suoi legali di ricorrere fino alle rispettive Corti supreme: così, se quelle Corti supreme gli sbarrano la strada non ci sono alternative, a meno che Trump e i suoi legali non si appellino - a quel punto, e solo a quel punto, cioè dopo aver esperito tutti i passi dell'iter legale all'interno dei sistemi giudiziari degli Stati - alla Corte Suprema federale. Quest'ultima, tuttavia, può decidere di non accettare il conflitto, rigettando la richiesta, ritenendola non fondata. Oppure, al contrario, avocare la questione a sè, accettando il conflitto. Al momento, tuttavia, stante il quadro che si va formando, ritengo questa ipotesi poco probabile".
Clementi spiega così i prossimi passi della campagna Trump: "Gli avvocati del presidente dovranno quindi esperire innanzitutto tutti gli insidiosi passaggi giuridici all'interno di uno Stato se vogliono poi arrivare - come sostiene il Presidente Trump - fino alla Corte Suprema". In questo senso, "appare improbabile - continua il docente - riscontrare uno scenario simile a quello che si ebbe nel 2000 in Florida, quando fu la Corte Suprema ad assegnare la vittoria finale al repubblicano George W. Bush contro Al Gore" proprio perché - sottolinea Clementi - "non credo che la Corte Suprema federale abbia interesse ad avocare a sè la scelta, gettandosi nell'agone politico fino a questo punto. Un esito simile, infatti, getterebbe anche la Corte, e l'intero potere giudiziario, nel pieno del fortissimo conflitto politico che attualmente vediamo negli Stati Uniti".
folle di sostenitori di biden senza distanziamento
Se non trascinati per i capelli, dunque, i giudici della Corte Suprema si terranno fuori dall'attuale contesa. "E a maggior ragione - osserva Clementi - perché ci sono sei giudici conservatori e tre democratici. Il dilemma del prigioniero è già scritto: se assegnano la vittoria a Trump sarebbero accusati di essere di parte; se non lo fanno, si attirerebbero il disdoro dei repubblicani, che da ultimo hanno rafforzato la loro presenza con la legittima nomina - ma fortemente contestata politicamente - della giudice Amy Corey Barrett. Per cui oserei dire che i giudici cercheranno di allontanare da sè questo tema caldo. Se giocassimo a baseball direi che è una palla troppo calda: così calda che è meglio schivarla, facendola passare".
Il sistema di gestione del sistema elettorale in Usa è tutto decentrato - spiega ancora Clementi - così come è decentrato il suo controllo, e la campagna di Trump ha già cominciato a far partire le cause negli Stati in bilico e contestati.
"In 43 Stati su 50 ci sono leggi che consentono il riconteggio dei voti; inoltre in 20 su 50 sono in vigore leggi che consentono il riconteggio automatico, quando la forchetta di voti tra i due candidati è molto bassa. Il puzzle della definizione del numero dei grandi elettori dipende dunque da 50 sistemi giuridici diversificati in ciascuno Stato".
Gli Stati che normalmente procedono al riconteggio, sono gli 'Swing State', osserva ancora, "ossia quelli in cui il risultato è tradizionalmente molto ravvicinato, ma sono anche quelli che hanno un'amministrazione di controllo più efficiente, numericamente più attrezzata, proprio perché storicamente sono i più abituati a procedere al riconteggio. La particolarità di queste elezioni, invece, è che oggi tra gli Stati in bilico non ci sono solo gli Stati classicamente "swinging", ma anche Stati nuovi come Arizona e Georgia: Stati cioè con una consolidata tradizione politica e dunque nei quali l'amministrazione burocratica statale, ossia quella che è chiamata a governare e a controllare il processo elettorale, è meno attrezzata, con meno mezzi, uomini e strutture proprio perché di solito il riconteggio, in quelle realtà, non serve. Ed è anche per questo quindi che, in queste ore, il conteggio va a rilento".
supporter di trump davanti ai seggi dell arizona supporter di trump davanti ai seggi dell arizona
rudy giuliani con eric trump e la moglie