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Un colloquio di Enrico Letta con Lorenzo Guerini, leader della corrente ex renziana Base Riformista, ha sbloccato il suo decollo verso la segreteria del PD. Un accordo fra due che si conoscono bene essendo stati due democristiani di sinistra, in modalità De Mita-Andreatta (Guerini aveva come nomignolo “Arnaldo”, come Forlani).
Dunque, gli ex renziani voteranno il “Draghi del PD” che, intannto, scioglierà la riserva e si candiderà a Siena per il seggio lasciato vacante da Padoan al Senato; poi fra un anno, un anno e mezzo, si farà il congresso dove Letta si ripresenterà.
Sulle future liste elettorali Enrichetto ha dato la sua parola che non sarà vendicativo nei confronti degli ex aficionados di Renzi, ma soprattutto sulla linea politica verso i 5Stelle ha precisato che ci sarà discontinuità.
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A differenza della linea Bettini-Zinga (che negli ultimi giorni hanno avuto qualcosa da ridire), con il futuro partito di Conte ci sarà un’alleanza tattica, non strategica. Quindi, va bene una convergenza su interessi comuni ai due partiti, a differenza di ciò che argomentava Bettini: una coalizione per battere il centrodestra.
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Non solo: se l’ectoplasma di Zinga aveva bisogno delle elucubrazioni politiche di Bettini, Enrichetto farà di testa sua. Di più: Letta si propone aperto alle altre forze politiche.
E così dicendo, da ex democristo, nipotino fedele di Gianni Letta, strizza l’occhiolino a quello che resta di Forza Italia: una serie di potentati che si fronteggiano su chi prenderà lo scettro del Banana con al centro, deus ex machina, Marina Berlusconi che ha in Giorgio Mulè il suo uomo.
L’odio di Letta verso Berlusconi, col tempo, si è attenuato per trasferirsi sul sovranismo di Salvini. Perché Enrichetto era e resta il più europeista dei nostri politici. Infatti ha ottimi rapporti telefonici con Sergio Mattarella, Giuliano Amato e Mario Draghi, gode di una ottima rete di collegamenti internazionali, Europa compresa (Merkel e Macron), grazie al fatto che è uno dei rarissimi politici italiani in grado di parlare benissimo inglese e francese.
“Al Quirinale, aggiunge Il Foglio, c’è Simone Guerrini, direttore dell’ufficio segreteria. Sono pisani entrambi e cresciuti insieme: da giovani, Letta fu suo coinquilino a Roma”.
Ottimi i rapporti, poi, con i due dioscuri di Draghi, Gabrielli e Garofoli. “Da studente di giurisprudenza a Pisa Franco Gabrielli era segretario dei giovani Dc della sua città (Massa) e divenne capo dello staff di Renzo Lusetti, allora segretario nazionale, area Zaccagnini-De Mita. Lusetti, reggiano come Prodi e il cardinal Ruini e futuro assessore a Roma con Rutelli, era affiancato da giovani promesse chiamate Enrico Letta, Dario Franceschini, Angelino Alfano e Simone Guerrini, oggi capo della segreteria di Sergio Mattarella al Quirinale” (Stefano Filippi su “Il Giornale”).
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Con il governo Prodi del 2006, fu il suo sottosegretario Enrico Letta a suggerire la nomina di Gabrielli a capo del Sisde, poi trasformato in Aisi, dove lo “sbirro” si distinse con la cosiddetta operazione Parentopoli che liquidò oltre un centinaio di amici e congiunti attovagliati nell’Intelligence de’ noantri. Due anni da epurator e con l’arrivo del governo Berlusconi, il nuovo ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel 2008 cacciò il tosto Gabrielli.
paola severino enrico letta foto di bacco
Con Roberto Garofoli, poi, Letta è amico intimo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio al governo Draghi fu promosso dall’allora premier Letta a segretario di palazzo Chigi, e secondo le malelingue è stato Letta a suggerire il nome di Garofoli a Supermario.
Sulla rete di Enrichetto è illuminante l’articolo di Carmelo Caruso su “il Foglio” di oggi: “Tra gli industriali, il fratello maggiore, è Francesco Merloni che è presidente di Arel, il pensatoio di Beniamino Andreatta che è stato il “legno” di Letta. I dossier della scuola politica di Letta portano la firma di Alberto Biancardi, Giulio Napolitano, Alessandro Aresu, Serena Sileoni (nominati nello staff di Draghi). Un consigliere economico molto ascoltato è Andrea Garnero, trentenne, che lavora all’Ocse”.
MARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTO ROBERTO GAROFOLI ENRICO LETTA
Continua Caruso: “Altri economisti seguiti con attenzione sono Antonio Nicita, Fabio Pammolli, Paolo Guerrieri. Uomini macchina, nei territori, non possono che tornare a essere Pier Paolo Tognocchi, che è stato suo segretario particolare, così come Andrea Pieroni che Letta ha sostenuto nell’ultima campagna elettorale.
Tra gli opinionisti che ascolta c’è Ferruccio de Bortoli. In Rai, l’uomo a lui vicino è Alberto Matassino, direttore generale, che aveva preso parte ad altre associazioni create da Letta: Vedrò e Trecentosessanta. Eleonora Andreatta è a Netflix ma è un nome ricorrente per la guida della televisione di stato”.
Enrico Letta a colloquio con obama article
Il fatto, infine, che Letta nel PD di oggi non abbia più una corrente come una volta (i vari Boccia, De Micheli, Ascani, Madia) è un vantaggio: può partire da zero e, da perfetto Draghi del Pd, non guardare in faccia nessuno.
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