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Mail di Giordano Bruno Guerri a Dagospia
Mi fa piacere che Francesco Merlo e i suoi lettori di ‘’Repubblica’’ si stiano appassionando al mio nuovo libro “Benito”. Dove ribadisco più volte che l’amore per l’”uomo forte”, per il “salvatore della patria” fa parte del carattere italiano da secoli e secoli: un’”attitudine dell’anima”, come scrive la lettrice Luciana Raffo Tatafiore; meglio, un vizio del carattere, direi io.
Merlo, invece, non è convinto della mia definizione dei “fascisti” di oggi come “fascisti immaginari”, e sbaglia.
Sbaglia perché non sanno, quasi sempre non lo si sapeva neanche durante il ventennio, quale fosse la radice profonda del fascismo, che stava nell’idealismo di Giovanni Gentile, nell’uomo che “al di fuori dello Stato non conta niente perché lo Stato è tutto”.
VI sembra che gli italiani dell’epoca potessero accettare questa idea? E che la accettino i “fascisti” di oggi?”. Popolo anarcoide, individualista, dove i “furbi” si addestrano a prevalere sui “fessi”, eravamo e siamo sempre in cerca dell’uomo - o della donna - forte che ci tolga dai guai, che tolga per tutti le castagne dal fuoco per poi porgercele amabilmente.
giordano bruno guerri benito cover
Per questo parlo di fascisti immaginari, compresi i “neofascisti”. Quanto agli antifascisti, ormai d’ordinanza, li chiamerei piuttosto “neoantifascisti”, per distinguerli dagli antifascisti dell’epoca, che rischiavano la galera, invece dell’applauso rituale che rischiano oggi. Anch’io, libertario, non ho nessuna difficoltà a proclamarmi neoantifascista. Mi chiedo, se lo chiedano tutti, se sarebbero stati capaci di esserlo allora.
Giordano Bruno Guerri
Merlo, il fascismo è disperazione
Estratto da “Posta e risposta – la Repubblica"
[…] Caro Merlo, ho letto con molto interesse la sua risposta a Luca Cardinalini.
Mi permetto di aggiungere: come ha scritto U. Eco, il fascismo è eterno e ogni epoca ha il suo. Prima di essere un movimento e, poi, un partito politico, il fascismo è un’attitudine dell’anima e un modo di porsi in rapporto con gli altri ecc. ecc.
Purtroppo, agli italiani (io compresa ) queste qualità non fanno difetto.
Luciana Raffo Tatafiore
Risposta di Francesco Merlo:
Giordano Bruno Guerri, scrivendo a Dagospia che aveva ripreso la lettera di Cardinalini sul suo libro ("Benito", Rizzoli) e la mia risposta, ribadisce la suggestiva idea dei “fascisti immaginari”.
Preferisco Giuseppe Antonio Borgese che, in esilio nel 1931 nell’università di Chicago, spiegò “la malattia italiana”, “il carattere degli italiani”, “la ragione per cui il fascismo è nato in Italia e non altrove” con una sola parola: disperazione. “Il fascismo — scrisse — è disperazione”. Meglio: “Ogni disperazione è fascista” […]
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