Francesca Pierantozzi per “il Messaggero” - Estratti
Dal cappello di Emmanuel Macron alla fine è uscito un maestro elementare. Per uscire dall'impasse politica in cui si trova il paese dopo le elezioni del 9 luglio che hanno consegnato alla Francia un parlamento spezzettato e nessuna maggioranza, ieri è cominciato a circolare il nome di Thierry Beaudet. Non un signor nessuno, ma nemmeno un politico. Né un tecnocrate. Personaggio rispettato della società civile, 62 anni, una carriera nel settore previdenziale, presidente del Cese, il Consiglio economico, sociale e ambientale , considerata la «terza Camera» della Repubblica.
L'inesperienza politica e la mancanza di truppe proprie in un'Assemblea divisa tra gruppi belligeranti potrebbero essere la forza di Beaudet, che ha diretto la Convenzione cittadina sul fine vita e aveva anche criticato in modo aperto lo scioglimento del Parlamento voluto da Macron dopo la batosta subita dal suo partito alle elezioni europee di maggio. «È un'opzione seria» ha detto ieri sera alla France Presse una fonte vicina al presidente riferendosi alla «soluzione Beaudet»: «È una risposta solida e nuova al bisogno di dialogo nella società, in particolare con le forze sociali».
Potrebbe soprattutto essere l'unica risposta possibile a una quadratura del cerchio che Macron cerca da due mesi e che ha gettato la Francia nella più lunga crisi di Governo della Quinta Repubblica. La missione è trovare un (o una) premier in grado di creare un governo sostenuto da una maggioranza composita che comprenda il centro macroniano, la destra moderata dei Républicains e la sinistra socialdemocratica e verde. La giornata di ieri ennesima giornata di consultazioni si era aperta con un altro nome: quello dell'ex ministro socialista di Hollande Bernard Cazeneuve, dato per (quasi) sicuro nuovo premier.
È stato proprio Cazeneuve, ieri mattina, ad aprire l'andirivieni di politici all'Eliseo.
Seguito dal gollista Xavier Bertrand, altro primonistrabile, proveniente dalla destra moderata, e poi dai due ex presidenti Hollande e Sarkozy, quindi dal premier dimissionario Attal.
Macron deve aver preso atto della persistenza dei veti incrociati da destra e da sinistra a tutte le soluzioni e i nomi proposte: Cazeneuve non in grado di convincere a sinistra nonostante i trascorsi nel partito socialista, Bertrand troppo lontano dal poter creare una maggioranza, fosse pure variabile e di intese larghissime.
Beaudet, un background di sinistra moderata con qualità di mediatore universalmente riconosciute, era considerato ieri sera una «buona sorpresa» tanto sul versante sindacale che su quello patronale. E in Italia Renato Brunetta, Cnel, commenta: «Incarna la società civile, corpi intermedi di nuovo protagonisti».
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