Paolo Colonnello per La Stampa
Quando la mattina del 24 dicembre, vigilia di Natale, i giudici della nona sezione civile del tribunale di Milano, in gran segreto, hanno depositato in cancelleria la minuta della sentenza sulla causa di separazione tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario, per i legali del Cavaliere non si è trattato precisamente del regalo natalizio che si sarebbero aspettati.
Marina Veronica Barbara SIlvio Berlusconi e Veronica LarioDecidendo di obbligare Berlusconi a versare un assegno (lordo) di tre milioni di euro al mese (100 mila euro al giorno, 36 milioni all'anno), i giudici hanno infatti chiuso 25 anni di matrimonio consegnando la palma della vittoria alla ex moglie Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario e alla sua legale, Maria Cristina Morelli. I giudici hanno accolto in pratica buona parte delle loro richieste.
È vero, il contentino per Berlusconi sarà continuare a rimanere proprietario di Villa Belvedere a Macherio - valore stimato 78 milioni - e di non vedere intaccato il proprio impero societario a favore dei figli di Veronica, come invece avrebbe voluto la sua ex moglie. Inoltre, rispetto alle richieste iniziali di 43 milioni di euro all'anno più le spese per Macherio, lo sconto è pur sempre di 7 milioni.
Ma si tratta di ben magre consolazioni, visto che all'ex premier rimane la prospettiva di dover staccare per anni un assegno mensile di tutto rispetto, tenendosi a carico anche il costo di mantenimento della piccola Versailles brianzola, per anni «buen ritiro» di Veronica, alla modica cifra di un milione e 800 mila euro all'anno. E poi, com'è noto, l'ex premier ha sempre preferito Arcore per gli scenari della sua carriera: imprenditoriale, politica e «sentimentale».
Squittiscono infatti le «Olgettine» - vedi Marystelle Polanco, tra le prime a (male)interpretare la sentenza come un gesto di generosità del Cavaliere - che rivendicano la morigeratezza del loro attuale stipendio di circa 2.500 euro al mese, poco più di mezz'ora della nuova vita della signora Lario. La vera questione è proprio questa: che si tratta comunque di una separazione non consensuale, e cioè che tra le parti, rimaste in trattativa per mesi, non è stato trovato un accordo se non quello della rinuncia a chiedere «l'addebito per colpa» dell'uno nei confronti dell'altro.
Un punto a favore del Cavaliere dal sapore «politico» visto che in questo modo guadagna una sorta di «condono tombale» sui suoi comportamenti extraconiugali, utile come lasciapassare preelettorale a fianco della sua «nuova» fidanzata, Francesca Pascale. Ma non sufficiente per chiudere la partita nel migliore dei modi. Da qui, il necessario intervento dell'autorità giudiziaria, cosa che Berlusconi avrebbe preferito evitare, visto che la sentenza, di circa 20 pagine, lo penalizza costringendolo a pagare ben più dei 300 mila euro al mese oltre a 7 milioni lordi all'anno proposti l'anno scorso nell'ultima offerta conosciuta.
Perciò, come in tutte le cause di separazione, se una delle parti gode, l'altra rosica. Tacciono quindi gli avvocati di Berlusconi, i fratelli Niccolò e Ippolita Ghedini insieme a Cristina Rossello. Tanto che ieri hanno negato qualsiasi commento: segno che forse non è finita qua e la sentenza, arrivata al termine di un contenzioso durato tre anni, essendo pur sempre di primo grado, potrebbe essere impugnata in Appello. I tempi potrebbero essere larghi e consentire lo svolgimento delle elezioni prima di arrivare a un'iniziativa che inevitabilmente creerebbe scalpore. Se una delle due parti notificherà la sentenza all'altro, l'appello andrebbe fatto entro 30 giorni. Se invece verranno attesi i depositi della cancelleria, i mesi diventerebbero 6.