Estratto dell’articolo di Francesca Caferri per “la Repubblica”
Integrale: https://www.repubblica.it/esteri/2024/10/01/news/israele_benjamin_netanyahu_likud_governo-423527981/
BENJAMIN NETANYAHU CON I CARTELLI ALL ONU
Benjamin Netanyahu è tornato. Anzi, per usare le parole dell’editoriale di David Horowitz sul Times of Israel di ieri: «Non se ne era mai davvero andato: ma questa volta è tornato davvero».
In una mossa che entrerà nella storia dei suoi – tanti, tantissimi – colpi di scena, il primo ministro due sere fa ha annunciato l’ingresso nel governo dell’ex rivale di partito Gideon Saar, passato all’opposizione dopo un braccio di ferro con Netanyahu, rientrato nell’esecutivo a ottobre insieme all’alleato Benny Gantz per far fronte all’emergenza dell’attacco di Hamas e uscito di nuovo a marzo […].
BENJAMIN NETANYAHU GIDEON SAAR
Saar porta con sé una dote preziosa: i voti di tre deputati alla Knesset che, sommati al suo, portano il governo a una maggioranza di 68 seggi su 120 e lo rendono indipendente dal supporto dell’estrema destra, che fino a due giorni fa era in grado di far cadere l’esecutivo in ogni momento.
Come i due ministri che la rappresentano, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, avevano minacciato di fare ogni volta che Netanyahu si era mostrato propenso all’ipotesi di compromesso per un cessate il fuoco a Gaza. La loro arma oggi è spuntata.
itamar ben gvir e bezalel smotrich 2
«Tutti sanno che abbiamo avuto divergenze in passato, ma ora sono alle nostre spalle», ha detto Netanyahu nella conferenza stampa di domenica sera. Mentre Saar ha spiegato di aver sentito la necessità di fare «una cosa patriottica ». L’accordo […] prevederebbe che il premier offrisse al nuovo arrivato la poltrona di ministro della Difesa non appena la tensione con Hezbollah sarà scesa. Netanyahu in questa maniera si sbarazzerebbe anche di Yoav Gallant, il titolare del ministero che già un anno e mezzo fa aveva tentato di licenziare.
[…] la vera vittoria il primo ministro più longevo della Storia di Israele l’ha già incassata, assicurandosi una stabilità che, salvo colpi di scena, dovrebbe garantirgli di restare al potere fino all’autunno del 2026, quando la legislatura scadrà: un colpo da maestro per un leader che da un anno è sottoposto a continue richieste di dimissioni e di elezioni anticipate.
E che ha rovesciato l’equazione rispetto all’anno scorso: il 7 ottobre definirà per sempre la sua eredità politica, dicevano un anno fa tutti gli analisti. Errore: a definire la eredità politica di Netanyahu saranno le mosse di queste settimane, ovvero il modo in cui sta usando la crisi per ridisegnare la regione.
[…] Ma i sondaggi non lasciano spazio a dubbi: quando dice che Netanyahu è tornato davvero, Horowitz ha ragione. Se si andasse a votare oggi, il Likud del primo ministro otterrebbe 25 seggi contro i 21 del rivale più vicino, il Partito di unità nazionale di Benny Gantz.
E nella corsa alla premiership a batterlo sarebbe un unico candidato: quel Naftali Bennett che ha guidato un breve governo costruito in chiave anti-Netanyahu e che oggi si scalda in panchina in attesa di fare ritorno alle prossime elezioni. Il 38 per cento del campione sceglierebbe lui come primo ministro contro il 35 per cento di Netanyahu. Ma se la scelta fosse fra quest’ultimo e Gantz, il risultato sarebbe inverso: 38 per il premier, 29 per il rivale. […]
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