M.Ga. per il “Corriere della Sera”
STEPHEN SCHWARZMAN DONALD TRUMP
Nella sua terza sfida per la conquista della Casa Bianca Donald Trump potrà contare su un esercito di fedelissimi pronti a seguirlo ovunque, ma ha già perso il sostegno di molti esponenti del suo partito che guardano ormai altrove, e sta vedendo svanire anche l'appoggio di grandi finanziatori conservatori che erano da anni al suo fianco.
L'emorragia dei miliardari è cominciata con Ken Griffin, amministratore del fondo Citadel e secondo maggior finanziatore dei candidati repubblicani alle elezioni di midterm (ha donato 60 milioni di dollari) che ancora prima del voto dell'8 novembre ha dichiarato di essere pronto a sostenere Ron DeSantis per le presidenziali 2024.
Il governatore della Florida sta diventando un catalizzatore per tanti ricchi conservatori stanchi dell'imprevedibilità, della brutalità e dello scarso rispetto per le regole democratiche di Trump ma non delle sue politiche.
La prospettiva di un «trumpismo senza Trump» è quella che ha spinto anche Stephen Schwarzman, gran capo del fondo Blackstone e storico alleato dell'ex presidente, a voltargli le spalle alla vigilia del suo annuncio della ricandidatura: «È ora di dare strada a una nuova generazione di repubblicani».
Il fondatore di Interactive group Thomas Peterffy e il finanziere Andy Sabin hanno seguito a ruota Schwarzman mentre Ronald Lauder, proprietario della metà di Estée Lauder, ha fatto sapere che non finanzierà più Trump, come ha fatto in passato.
Stephen Ross, uno che in passato ha donato e organizzato raccolte di fondi per Trump e che in Florida conta molto - è il re degli immobiliaristi e il proprietario della squadra di football dei Miami Dolphins - non si è ancora espresso pubblicamente, ma ha fatto sapere che è pronto a sostenere DeSantis. Secondo alcuni anche Larry Ellison di Oracle, altro storico amico di Trump, starebbe meditando un «cambio di cavallo».
comizio di donald trump in ohio 2
Siamo ancora lontani dalla campagna presidenziale 2024 e DeSantis non parla ancora di una sua candidatura, ma ci sono già tutte le condizioni perché l'emorragia dei finanziatori di Trump diventi valanga: a parte il miliardario editore Rupert Murdoch il quale, anziché col portafoglio, vota coi suoi giornali, ostili alla ricandidatura di Trump mentre anche la rete tv Fox News diventa sempre meno trumpiana, è da seguire il rapporto sempre più conflittuale fra l'ex presidente e il Club of Growth: questo organismo che promuove politiche economiche di destra, espressione di diversi tycoon repubblicani e soprattutto degli ultraconservatori Jeffrey Yass (finanziere miliardario e investitore in TikTok) e Richard Uihlein (birra Schlitz e forniture industriali), durante la campagna midterm ha sostenuto candidati alternativi a quelli estremi di Trump e ha respinto le sue brusche richieste di cambiare rotta.
Trump è ricco e potrebbe fare da solo, ma non vuole investire soldi suoi nella campagna. E, poi, perde compagni di strada di una vita.
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