A Roma gli ultimi due baluardi del M5S erano il VI Municipio (le Torri) e il X (Ostia), dove ancora alle europee 2019 aveva il 24,9 e il 23,5. Ora sono rispettivamente ultimo e terzultimo municipio per affluenza. Diciamo che per Raggi somiglia a una sentenza di terzo grado
— Stefano Cappellini (@il_cappellini) October 4, 2021
Fausto Carioti per “Libero quotidiano”
Nessuna corsa per andare a votare. Le elezioni che fanno tremare i partiti e potrebbero scuotere alleanze e governo lasciano freddi gli italiani. Alle 19 di ieri l'affluenza media alle Comunali è stata di poco superiore al 33%. Nel turno del giugno 2016 alla stessa ora, la partecipazione aveva sfiorato il 46%: una differenza che le schede di oggi (cinque anni fa si votò solo la domenica) potrebbero non colmare.
Se il calo sarà confermato alle ore 15, quando i seggi chiuderanno, vorrà dire che i partiti avranno fallito il primo obiettivo: presentare candidati e argomenti in grado di appassionare i cittadini. Vale per le Comunali, ma non solo. Colpisce il dato delle suppletive in Toscana, nel collegio comprendente Siena e i cinque comuni aretini dove il segretario del Pd, Enrico Letta, si candida con i favori del pronostico per il seggio alla Camera che fu di Pier Carlo Padoan. Comunque gli vada, non potrà dire di avere scaldato i cuori degli elettori.
NIENTE FOLLA
virginia raggi incerta su chi votare
Ieri l'affluenza nel suo collegio è stata una delle più basse registrate: alle 19 aveva votato appena il 20,3% degli aventi diritto, il che fa credere che la maggior parte di loro finirà per non presentarsi ai seggi. Segno che Letta non "sfonda" nemmeno quando gioca in casa, e che la "sinistra larga" nata dal matrimonio dei democratici con i Cinque Stelle non smuove le folle.
Stesso discorso a Bologna, altro feudo rosso dove il M5S si è aggrappato al Pd: alle 19 di ieri aveva votato appena il 29,3% degli elettori, 17 punti in meno in confronto al 2016. L'affluenza è bassa pure in Calabria, dove due milioni sono chiamati a scegliere il nuovo governatore: alle ore 19 aveva votato meno del 23% degli aventi diritto, segnando un netto calo rispetto alle precedenti regionali (35,6% alla stessa ora, si votava un solo giorno).
Nelle metropoli, partecipazione fiacca a Torino, con appena il 29,3% degli elettori presentatisi ai seggi: 12 punti in meno rispetto al 2016. Numeri simili a quelli di Milano: affluenza al 31% alle 19 di ieri, da raffrontare col 42,4% dell'elezione precedente. Peggio ancora a Napoli: 25,4% ieri alle 19 e 38% cinque anni fa. Più di ogni altra cosa, però, nella geografia politica delle grandi città contano le zone. Il caso emblematico è Roma, dove alle 19 l'affluenza si è fermata al 29,5%, contro il 39,4% di cinque anni fa. Il calo, però, appare tutt' altro che uniforme.
IL CASO ROMA
Come ricordano i ricercatori dell'istituto Youtrend, allora Virginia Raggi vinse soprattutto grazie alla mobilitazione delle periferie: fenomeno che stavolta non si registra. I dati di ieri nella capitale, avvertono gli analisti, dicono che, rispetto al 2016, «l'affluenza cala di più nelle zone favorevoli a Raggi», ossia, appunto, in quei quartieri periferici che allora risposero all'appello grillino.
Tiene invece bene nel primo e secondo municipio, i più centrali e "ricchi", dove la tradizione premia il centrosinistra e sui quali puntano molto Roberto Gualtieri e Carlo Calenda. Sempre a Roma, nelle suppletive per il seggio alla Camera che si svolgono nel collegio di Primavalle, alle 19 l'affluenza è stata del 26,8%. Indizi che non fanno ben sperare per la Raggi e alimentano il sogno di Calenda di arrivare quantomeno terzo dietro a Enrico Michetti e Gualtieri. Con tutto quello che ne conseguirebbe per l'appeal del M5S di Giuseppe Conte nei confronti di Letta, suo promesso alleato, e per le sorti dello stesso capo politico dei Cinque Stelle, la cui avventura inizierebbe nel peggiore dei modi.
CINGHIALE AL POSTO DELLA LUPA CAPITOLINA